Visualizzazioni totali

martedì 29 luglio 2014

Quando Jean-Marie Pfaff sconfisse "El Buitre"


Accadde il 22 giugno 1986 a Puebla.
Ed io lo vidi, trasmesso dalla televisione italiana,  con i miei occhi.
La Spagna di "El Buitre" Emilio Butragueno (che negli ottavi di finale aveva sconfitto la "rivelazione" Danimarca con un sonoro 5 a 1) affrontava il Belgio per l'ultima gara valida per i quarti di finale della Coppa del Mondo 1986.
Il Belgio del "mio" Jean-Marie Pfaff,  quel portiere che io considero  il migliore che sia mai apparso tra i legni dei pali di una porta di un campo di calcio, affrontava (da sfavorito) le "furie rosse".
Con i 4 gol rifilati ai danesi l'attaccante spagnolo Butragueno fu l'incubo con cui si dovettero confrontare i giocatori del Belgio nei giorni immediatamente precedenti la partita.
Ricordo le pagine sportive dei quotidiani italiani titolare roba del tipo: "I SOGNI E GLI  INCUBI DEL PRESUNTUOSO BELGA PFAFF SONO PIENI DI AVVOLTOI".
E lì si narrava di come il portiere belga si considerasse (e ne aveva ragione) il miglior portiere del mondo e di come avrebbe affrontato lo spauracchio dell'attaccante spagnolo soprannominato, appunto "El Buitre", "l'avvoltoio".
Poi si giocò.  
E dopo poco più di mezz'ora dal fischio d'inizio della gara il gigante Jan Ceulemans segnò la rete del vantaggio belga.
Di lì in poi partì l'assalto spagnolo alla porta di Jean-Marie Pfaff.
Ogni azione delle "furie rosse"  finiva sempre per infrangersi lì, sui guantoni del portiere belga, che in quell'assolato giorno messicano (in Italia era notte fonda) parò tutto quello che c'era da parare.
Jean-Marie era padrone assoluto della sua area di gioco.
Io non ho mai più visto un portiere uscire nella propria area di rigore con lo stile, il coraggio e la precisione con la quale Pfaff si catapultava su ogni cosa si muovesse dalle sue parti.
A cinque minuti dalla fine dei tempi regolamentari, tuttavia, un tiro da fuori aria  dello spagnolo Senor - sul quale un compagno fece velo - colse Pfaff in contro tempo e la palla finì in rete. 
La partita finì sul punteggio di 1 a 1 e, dopo che anche i tempi supplementari si conclusero con il medesimo risultato furono i rigori a decidere chi avrebbe raggiunto l'Argentina di Diego Armando Maradona in semifinale.
Dal dischetto i  "Diavoli Rossi" non sbagliarono un colpo.
Lo spagnolo Eloy, invece,  finì con l'innervosirsi quando Pfaff, prima del suo tiro, fece fermare il gioco per allacciarsi le scarpe di gioco. 
Come poi proprio Pfaff ebbe a dire, terminato l'incontro, quel momento lì fece la differenza.
Il calciatore spagnolo calciò la palla con una traiettoria  poco angolata sulla destra e Jean-Marie Pfaff in tuffo respinse il suo tiro confermandosi così l'eroe di quel mondiale a tinte rosse e  portandosi il Belgio in semifinale.
Lì  avrebbe trovato ancora Diego Armando Maradona ... ma quella storia l'abbiamo già raccontata.




Quando Joel Bats parò un rigore a Zico


Accadde il 21 giugno 1986 a Guadalajara, in Messico.
Quel giorno si disputò la gara Francia - Brasile valida per i quarti di finale del Campionato Mondiale di Calcio Fifa edizione Mexico 1986.
Tra i pali della Francia il portiere Joel Bats che era campione d'Europa in carica con i suoi compagni, gente del calibro di Michel Platini, Alain Giresse, per citarne due.
Dall'altra parte il Brasile che schierava in campo personaggi leggendari del Calcio, come Leo Junior, Socrates o l'attaccante Careca.
Quel giorno lì una delle stelle brasiliane, il fenomenale Zico, era in panchina per via di una non perfetta condizione fisica.
Nonostante questa importante assenza il Brasile impose ben presto il suo gioco ai galletti francesi e passò in vantaggio con Careca al diciottesimo minuto del primo tempo.
La reazione dei francesi si concretizzò apochi minuti dalla chiusura del primo tempo con la rete del pareggio firmata dal fuoriclasse Michel Platini.
Nella seconda parte della gara il ct. brasiliano Telè Santana decise, ancora sul risultato di 1 a 1,  di inserire il fuoriclasse Zico, seppure il giocatore non fosse nella sua migliore condizione.
Entrato a poco meno di venti minuti dalla fine a Zico capitò la più grande occasione della sua carriera calcistica. 
L'arbitro rumeno Igna indicò il dischetto del rigore dopo che il portiere francese Bats fermò in maniera fallosa un tentativo d'attacco del brasiliano Branco.
Per il Brasile fu una occasione d'oro per staccare il biglietto per la semifinale.
Sul dischetto del rigore si portò proprio Zico.
Il giocatore, un funambolo prestato al calcio, era piuttosto fresco essendo entrato in campo da pochi minuti.
Dall'altra parte della barricata il portiere francese Joel Bats, che aveva causato il rigore con la sua uscita su Branco, chissà cosa pensò vedendosi di fronte Zico.
Sicuramente la vita l'aveva già duramente provato. Nel 1982, infatti, a Bats venne diagnosticato un tumore ai testicoli. Una battaglia che il portiere francese aveva vinto.
Quando Zico calciò la sfera il portiere francese si buttò sulla sua sinistra. Proprio là dove aveva calciato Zico. Per il Brasile quel rigore fu  una clamorosa occasione sprecata ...
Nei miei occhi e  nei miei ricordi resterà impresso il buffetto di consolazione che Platini rivolse a Zico subito dopo. Due immensi campioni, di un Calcio che aveva ancora la C maiuscola.
La memorabile giornata di Joel Bats fu completata dall'altro magnifico capolavoro ...
Quando la sfida si andò a risolvere ai calci di rigore, infatti, il portiere francese fermò il tiro di un'altra leggenda del Calcio: il dottor Socrates vide infatti il suo potente tiro dal dischetto deviato da Bats.
La Francia, nonostante l'errore dal dischetto di Platini e grazie al palo che fermò il tiro del brasiliano  Josimar, vinse 5 a 4 e volò in semifinale. 
Quel giorno furono determinanti le prodezze del  portiere Joel Bats, il portiere che parò un rigore al grande Zico.  



giovedì 24 luglio 2014

Chiedi chi è Jacek Kazimierski ...


Chi è Jacek Kazimierski ?
Sono certo che pochi saprebbero rispondere a questa domanda ...  
Ora mi viene in mente un amico che di sicuro mi saprebbe rispondere al volo, senza esitazioni e senza dubbi: l'amico Fabio, detto Bucci.
Fu in uno dei lunghi pomeriggi passati insieme sfogliando riviste di calcio (fumetti e non solo)  che ci imbattemmo in un servizio fotografico pubblicato su SUPERGOL, il fantastico mensile di calcio creato da Maurizio Mosca: una meraviglia editoriale degli anni ottanta.
In quel servizio fotografico c'era la sintesi per immagini di un'amichevole tra il Messico (che avrebbe ospitato il mondiale nel 1986) e la Polonia.
La maglia rossa del portiere polacco c'era in ogni foto ...
E per forza.
Il Messico asfaltò i polacchi per 5 reti a 0.
E in ogni immagine il portiere polacco c'era ... 
E chi era quel portiere ?
Ma certo, era proprio lui, Jacek Kazimierski. Un nome che ci ha accompagnato per anni ... decenni ... così, senza un determinato motivo. Semplicemente perché era un nome "curioso".
Il portiere polacco, per un decennio buono tra i pali del Legia di Varsavia, giocò quell'amichevole  contro il Messico al posto del titolare, il mitico Josef  Mlynarcyk.
Così imparammo a conoscere quel nome ... che peraltro era già stato riserva al mondiale di Spagna 1982 e ancora lo sarebbe stato in Messico nel 1986.

Ora che ho trovato su Youtube  le immagini di quella sfida del 1985 non posso, con mia grande sorpresa, che ringraziare quel grandissimo appassionato di calcio  dell'amico Shahan ...che le ha postate e che come me e Bucci avrebbe subito risposta alla domanda: "Chi è Jacek Kazimierski ?"

Storie del Calcio degli anni ottanta ... storie di nostalgia.




Ricordo di Andrea Pazzagli portiere "cantautore" del Milan "Mondiale"


La notte tra l'8 e il 9 dicembre 1990 qui a Cabiate nevicò.
Nelle stesse ore, a Tokyo, il Milan giocò (e vinse) per il secondo anno consecutivo la finale della Coppa Intercontinentale: la gara metteva di fronte i Campioni d'Europa e i Campioni del Sudamerica.
Quella notte si affrontarono il "mio" Milan contro i paraguayani dell' Olimpia Asuncion.
A difendere i pali del Milan, quella sera, c'era Andrea Pazzagli. 
Arrigo Sacchi  allenatore del Milan "Mondiale"  aveva a disposizione, per far fronte a tutte le competizioni nel miglior modo possibile, due squadre. 
Una formazione impegnata per il Campionato di Calcio di Serie A e una formazione per affrontare gli impegni della Coppa dei Campioni. 
Così il Milan nella stagione 1989-1990 aveva due portieri: Giovanni Galli era il "portiere della notte" perché a lui toccavano le sfide nelle competizioni europee  mentre ad Andrea Pazzagli era toccato in sorte d'essere il "portiere del giorno" che veniva impegnato nelle sfide di campionato della domenica pomeriggio.
Pazzagli, che arrivava da buonissime prestazioni con la maglia dell'Ascoli, confermò in rossonero tutto quanto di buono aveva sin lì fatto nella sua carriera.
L'amore per il calcio era unito all'amore per la musica ... tanto che, a carriera finita, Pazzagli incise dischi con le sue canzoni che avevano dentro la poesia mandata a memoria tra i legni della porta.
La notte della finale Intercontinentale del 1990 fu la "sua" notte magica: Giovanni Galli al termine della stagione 1989-1990 si era trasferito al Napoli e così Pazzagli gli subentrò come titolare nelle gare internazionali.
Quella notte Pazzagli alzò al cielo la Coppa Intercontinentale e, mentre qui a Cabiate la neve imbiancava tutto, il portiere toscano entrava per sempre nella "Leggenda Rossonera".
Nel luglio del 2011 un infarto se l'è portato via a soli 51 anni d'età. 
Ma come tutte le Leggende ... Andrea Pazzagli vivrà  per sempre. 
Suo figlio Edoardo (che la sera del 9 dicembre 1990 aveva poco più di un anno) è un giovane portiere di talento che, sono certo, saprà ripercorrere le orme di suo padre.





martedì 22 luglio 2014

In memoria di Giuliano Giuliani


Uno dei portieri che mi stavano più simpatici quando, nei primi anni ottanta, iniziai a riempire di figurine gli album dei Calciatori Panini era senza dubbio il portiere del  Como  Giuliano Giuliani.
Sicuramente la simpatia era determinata dal fatto che, come me, il portiere degli azzurri era un bel capellone castano ...
Mi ricordo bene che la sua figurina, come peraltro quella di Ottorino Piotti, la tenevo sempre in più copie. E dopo averle collocate nell'album, come prescritto dalla fede calcistica,  le altre copie le appiccicavo sul diario di scuola e altre ancora le portavo sempre appresso.
Nel 1985 Giuliani passò al Verona per sostituire  uno degli eroi dello storico scudetto  scaligero, cioè Claudio Garella.
Nel 1988 i due portieri si incrociarono ancora quando Giuliano Giuliano sostituì Garella tra i pali del Napoli guidato in campo dal grande fuoriclasse Diego Armando Maradona.
Proprio con il Napoli  Giuliani ottenne due importanti traguardi sportivi: la Coppa Uefa nella stagione 1988-1989 e poi lo Scudetto nella stagione seguente.
Per un caso del destino fu ancora in sostituzione di Garella che Giuliani, nel 1990, venne acquistato dall'Udinese.
A Udine concluse la sua carriera agonistica nella stagione 1992-1993.
Giuliano Giuliani morì a soli 38 anni nel 1996.
Come tutti gli eroi con i guantoni  che hanno riempito lo Stadio dei Sogni della mia infanzia anche lui non sarà mai dimenticato.




domenica 20 luglio 2014

"El Gato" Diaz e la storia del rigore più lungo del mondo


La vicenda de "El Gato" Diaz, portiere della Estrella Polar, e di quel rigore del 1958  è tra le storie di calcio più belle che siano mai state scritte.
La novella era contenuta nella raccolta "Cuentos de lo anos  felices"  del giornalista e scrittore argentino Osvaldo Soriano. 
In Italia la prima edizione di questi racconti fu stampata dall'Einaudi nell'anno 1995 con il titolo di "Pensare con i piedi".
"Il rigore più lungo della storia del calcio" narra della partita decisiva per l'assegnazione della coppa della Valle de Rio Negro. A contendersi il trofeo nell'ultima e decisiva sfida erano la squadra campione in carica del Deportivo Belgrano contro la compagine rivelazione dell'anno: l'Estrella Polar.
Tra i pali dell'Estrella Polar Osvaldo Soriano racconta che c'era il quarantenne Dìaz, soprannominato "El Gato" che con i lunghi capelli grigi che gli ricadevano sulle spalle pareva tale e quale un indio araucano.
La domenica del 1958 in cui si giocò la sfida decisiva lo stadio del Deportivo era stracolmo di tifosi  ed i presagi per la squadra locale erano buoni. Spettatori erano stipati sin sul tetto delle case tanta era la voglia di partecipare alla cavalcata trionfale del Belgrano a cui quel pomeriggio sarebbe bastato un pareggio per alzare al cielo la Coppa.
Tuttavia la sfida prese una brutta piega per la squadra di casa e quando mancavano una manciata di secondi alla fine dell'incontro l'Estrella del Gato Dìaz era inaspettatamente avanti per 2 reti a 1.
L'arbitro dell'incontro Herminio Silva, vergognosamente di parte, attese che il primo difensore dell'Estrella si avvicinasse ad un attaccante del Deportivo e, senza che il primo nemmeno entrasse in contatto con il secondo, fischiò un rigore inesistente a favore della squadra di casa che, col pareggio, si sarebbe infine laureata campione.
Ovviamente Silva non aspettava, per la tutela della sua buona salute,  che veder finire l'incontro in parità ...
All'udire il fischio dell'arbitro  l'ala destra dell'Estrella, "Il Cholo"  (il Meticcio) Rivero,  non aspettò nemmeno che il direttore di gara raccogliesse il pallone per sistemarlo sul dischetto del rigore e gli mollò un pugno in faccia.
L'arbitro cadde a terra svenuto e allo stadio scoppiò una rissa di proporzioni colossali.
Giunse l'oscurità della sera che i giocatori ancora si menavano alla grande e Herminio Silva ancora giaceva svenuto.
Il Commissario della Lega, in campo con una lanterna, decretò la fine dell'incontro quando era ormai notte fonda e solo il giorno successivo venne decretato che gli ultimi secondi di gioco della gara si sarebbero disputati la domenica seguente nel medesimo campo ma a porte chiuse, senza cioè la presenza di alcun tifoso.
Così il duello a distanza tra il centro avanti del Deportivo, Costante Guana e il portiere dell'Estrella, "El Gato" Dìaz passò alla storia come il rigore più lungo della storia del calcio.
La domenica del calcio di rigore per prima cosa l'arbitro, sempre lui, Herminio Silva  espulse il "Cholo" reo dei averlo colpito a gioco fermo e quindi sistemò la palla sul dischetto del rigore.
"El Gato" si era impomatato ben bene per l'occasione e la sua capigliatura bianca trattata con la brillantina era luccicante come una pentola di alluminio.
Mentre Costante Guana scrutava negli occhi "El Gato" Dìaz l'arbitro Herminio Silva fischiò l'esecuzione e, subito dopo, colto da un attacco di epilessia determinato dal caldo e dalla tensione  finì a terra con la schiuma alla bocca. 
Nel medesimo istante il tiro di Guana, centrale, si infranse sulle gambe de "El Gato" che si era buttato leggermente alla sua destra ma era riuscito lo stesso ad intercettare il tiro con le gambe.
Mentre tutti i giocatori dell'Estrella già festeggiavano l'impresa del loro portiere il guardalinee corse a vedere come stava Silva  urlando "Non Vale, non Vale".
Ripresosi alla bene e meglio Herminio Silva volle sapere l'esito del rigore salvo ribadire, quando seppe che il rigore era stato fallito dal centroavanti del Deportivo Belgrano, che certamente il rigore andava ripetuto in quanto lui, nel momento della respinta "non era presente".
A stento fu riportato l'ordine tra i giocatori in campo e la situazione questa volta non sfuggì di mano solo perché non vi erano tifosi nello stadio.
Mentre il guardalinee sorreggeva l'arbitro Silva andò in scena il remake del rigore più lungo del mondo.
Ancora Guana contro Dìaz. 
Fischiò ancora Silva. Guana tirò a sinistra e, nello stesso istante,   "El Gato" Dìaz spicco un volo che non si era mai visto prima proprio sulla sinistra e parò il rigore una seconda volta ... stringendo il pallone nelle sue mani esattamente come quello che estrae la pallina vincente della lotteria.
Le lacrime di Guana e la goia di Dìaz furono la conclusione del rigore più lungo del mondo.
Due anni dopo, racconta lo stesso Soriano, quando "El Gato" Dìaz  era ormai un rudere e l'autore un giovanotto di buone speranze i due si confrontarono dagli undici metri.
Soriano tirò rasoterra, basso all'angolo, ben sapendo che il vecchio Dìaz non ci sarebbe mai arrivato con la rigidità degli anni e il peso della gloria come un macigno sulle sue spalle.
Quando l'autore andò a raccogliere il pallone in fondo alla rete il vecchio portiere gli disse: "Bene ragazzo. Un giorno andrai in giro da queste parti a raccontare che hai segnato un gol al Gato Dìaz. Ma nessuno ti crederà."




martedì 15 luglio 2014

Manuel Neuer il portiere che aiuta i bambini

 

Quando ho visto il portiere tedesco Manuel Neuer uscire contro l'attaccante argentino Gonzalo Higuain sul limite destro della propria aria di rigore mi è accesa una lampadina ... ed in quell'azione della finale della Coppa del Mondo di Calcio 2014 ho rivisto tale e quale la stessa foga agonistica che fu propria di uno dei più grandi portieri tedeschi di ogni tempo: Harald "Toni" Schumacher.
Sono ormai pochi i portieri del Calcio di oggi che mi "ispirano" ancora qualche sentimento e non avrei pensato possibile che uno degli odierni protagonisti tra i pali "mondiali" potesse entrare nella galleria de ALLA FINE DEL PRIMO TEMPO.
Ma  l'eccezione per Manuel Neuer è nata da quella lampadina che si è accesa e mi ha fatto scoprire un personaggio che aveva solo 6 mesi di vita quando il leggendario Schumacher sfidava l'altrettanto leggendario Diego Armando Maradona nella finale della coppa del Mondo in Messico nel 1986. 
Manuel Neuer, fresco campione del mondo, ha avuto l'onore di essere premiato come miglior portiere del Campionato del Mondo: a lui è stato infatti attribuito il "Golden Glove", il Guanto D'oro.
Da qualche parte ho sentito dire che avrebbe forse anche meritato il premio come miglior giocatore del Campionato Mondiale, assegnato poi all'argentino Messi ... ma sull'argomento ci sarebbero molte considerazioni da fare.
Ad ogni modo l'Istituto di Storia Statistica del Calcio Mondiale (noto come IFFHS) già per l'anno 2013 aveva eletto Neuer miglior portiere del mondo. 
Facile immaginare il bis per questo anno 2014: riconoscimento che sarebbe tanto più meritato considerato anche che, il portiere tedesco nel giro di due anni ha vinto tutto quello che era possibile vincere tra i pali del Bayern di Monaco (2 campionati nel 2013 e 2014 la Champions Leauge, Il Campionato del Mondo per Club e la Supercoppa Europea nel 2013). 
Nessun altro portiere ha vinto quanto lui negli ultimi due anni e questo, di fatto, lo consacra ad essere il miglior portiere al mondo.
E fino a qui il lato sportivo ... quello che sì, accende la lampadina del fan, ma non è il solo che serve a far carburare la macchina della passione.
Ed ecco quindi che nell'affrontare il personaggio Manuel Neuer mi ha molto colpito la sua attività nel sociale che svolge tramite la fondazione che porta il suo nome e il cui logo pubblico qui sotto.


Una fondazione che è nata e vive proprio a Gelsenkirchen città dove lo stesso Manuel Neuer è nato.
La fondazione si occupa di aiutare i bambini che vivono in situazioni disagiate in una zona della Germania, quella della Ruhr, che è tra le più densamente popolate dell'intera Europa e nella quale, fatalmente, nascono sacche di disagio economico e sociale che colpiscono le fasce più deboli.
Molti  i progetti che fanno capo alla MANUEL NEUER KINDS FOUNDATION.
Tra quelli più interessanti il sostegno alla costruzione di scuole per l'infanzia come dimostra questa foto tratta dal sito internet della fondazione.

La considerazione finale che traggo è che di bravi portieri la storia del calcio mondiale è ricca (ce ne sono sempre stati, ce ne sono un po' meno ora mi auguro che ce ne saranno in futuro) mentre non sono poi così tanti quegli uomini che,  raggiunto il successo planetario, una volta tolti quei guanti si spendono per gli altri.
Ecco allora che la vicenda umana celata dietro a quel gigante a quattro ante che è il  portiere  Campione del Mondo Manuel Neuer è una di quelle che meritano di essere raccontate: molto più delle solite "balle" giornalistiche sulle mogli  e fidanzate dei tedeschi che sono certamente bellissime e faranno vendere carta straccia a quintali  ma che nascondono un vuoto che si colma facilmente quando un guantone del portiere stringe l'altro come quello che dona e quello che riceve.
Poi ditemi se dovessi scegliere tra Manuele Neuer  2014 e Harald "Toni" Schumacher 1986 ... nove volte su dieci sceglierei il "mio" Toni ... ma è solo questione d'affetto o forse solo nostalgia.
Viva Manuel Neuer tutta la vita ... uno che spende del suo per aiutare i bambini è Campione del Mondo a prescindere. Sempre.












giovedì 10 luglio 2014

Quando Giuseppe Pellicanò salvò la vita ad un avversario


Accadde durante una partita del  campionato di calcio si serie B nella stagione 1984-1985.
Giuseppe Pellicanò detto "Pino" difendeva i pali dell'Arezzo che giocava in trasferta contro il Cagliari. 
Nel corso di una concitata azione di gioco  Pellicanò notò che un giocatore del Cagliari era a terra e aveva difficoltà a respirare.
Senza pensarci due volte il portiere dell'Arezzo abbandonò la propria porta per soccorrere l'uomo a terra incurante del fatto che gli attaccanti avversari potessero approfittare dell'occasione per realizzare un gol.
L'intervento di Pellicanò fu determinante. Infatti il  giocatore del Cagliari ingoiò la gomma da masticare e rischiò seriamente di soffocare: l'energico e tempestivo intervento del portiere gli salvò la vita. 
Portiere affidabile e dall'ottimo rendimento Giuseppe Pellicanò viene tuttora considerato dai tifosi dell'Arezzo come il miglior portiere che abbia vestito la casacca amaranto nella storia del club.
L'episodio del provvidenziale soccorso che  Pellicanò prestò al giocatore avversario ricordo di averlo letto in un lungo articolo che il prestigioso GUERIN SPORTIVO gli dedicò in un numero sul finire degli anni ottanta.
Pellicanò lasciò di sé ricordi stupendi anche ai tifosi di Bari e Fiorentina: con queste due squadre il nostro giocò diverse stagioni nel campionato di Serie A.
Nella stagione 1985-1986 debutto in Serie A con la maglia del Bari neopromosso in massima serie.
Dopo tre stagioni in Puglia nel campionato 1988-1989 si  trasferì alla Fiorentina e in quella stagione, complice un infortunio del portiere titolare Marco Landucci,  Pellicanò giocò diverse partite di campionato e risultò spesso determinante con i suoi interventi puntuali e precisi.
Giuseppe  "Pino" Pellicanò si è ritagliato un posto nella mia storia dei "portieri del sogno"  perché non esitò a fare la scelta più giusta, nel momento giusto. 
Un eroe dentro e fuori il campo.