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martedì 29 aprile 2014

Rinat Dasaev ... l'erede di Yashin


Nel 1982 la "cortina di ferro" era ancora di moda e così della nazionale russa che approdava alla fase finale del mondiale in Spagna non si avevano tantissime notizie e i nomi dei calciatori russi più noti erano senza dubbio quelli del centroavanti Oleg Blochin e dei difensori Baltacha e Demianenko.
Sorteggiati in un girone dove il primo posto era già prenotato dal Brasile, la nazionale dell'URSS si giocò la qualificazione con la Scozia del "milanista" Joe Jordan. Squadra materasso del girone la Nuova Zelanda che venne sommersa  da 12 reti in tre partite (4 prese dal Brasile, 5 dalla Scozia e 3 dall'URSS).
Alla fine del primo turno, e dopo che lo scontro diretto con la Scozia finì 2 a 2,  solo la differenza reti (6 fatte e 4 subite) consentì all'URSS di passare il turno come seconda dietro i brasiliani.
Grande parte del merito per questa qualificazione l'URSS la doveva ad uno dei personaggi emergenti di questo mondiale: il portiere Rinat Dasaev.
Il portiere russo si dimostrò un'autentica saracinesca e le sue doti acrobatiche consentirono all'URSS di limitare i danni contro i campioni brasiliani.
I vari Zico, Falcao, Junior, Eder & Co. dovettero sudare le proverbiali sette camice per avere ragione dei sovietici. 
La sera del 14 giugno 1982 a Siviglia passarono in vantaggio a sorpresa proprio i sovietici con una rete di Bal al 33° del primo tempo che evidenziò, da subito, il punto debole del Brasile versione 1982, cioè il "disastroso" portiere Valdir Peres.
I funanboli brasiliani presero allora d'assalto la porta difesa dal lungo Dasaev. Col suo metro e novanta il portiere dell'URSS usciva regolarmente a bloccare tutti i palloni che spiovevano nella sua area di rigore parando tutti i tentativi dei sudamericani con disarmante facilità.
A sbloccare la situazione furono due sensazionali prodezze balistiche del "dottor" Socrates al 75° minuto di gioco e del super-cannoniere Eder con una delle sue "bombe"  a due minuti dalla fine dell'incontro.
Contro i brasiliani le cose andarono ben peggio alla Scozia sconfitta 4 a 1 e alla Nuova Zelanda piegata senza sforzi per  4-0.
Così alla resa dei conti le parate di Dasaev risultarono determinanti nel passaggio del turno dell'URSS come seconda forza del girone.
Nella prosecuzione del torneo l'URSS venne sorteggiata in un mini-girone con Belgio e Polonia. 
La Polonia di Zibì Boniek e Lato  sconfisse il Belgio (privo di Jean-Marie Pfaff e con il "vecchietto" Custers in porta) per 3 reti a zero. Quindi l'URSS piegò a sua volta i diavoli rossi ma solo per 1 rete a zero. 
Lo scontro finale tra Polonia e URSS del 4  luglio 1982 a Barcellona si chiuse con uno 0 a 0 che consegnò ai polacchi il passaggio alle semifinali in virtù di una miglior differenza reti. Decisive, per mantenere i sovietici  in partita sino alla fine, furono ancora una volta le parate di Dasaev.
La prima avventura "mondiale" di Rinat Dassaev finiva così ad un passo dalla semifinale mondiale ... ma da quel momento lì in poi, per qualcosa come altri otto anni,  andare a segnare un gol al'URSS divenne una vera e proprio impresa.
Merito di Rinat Dassaev, l'unico e vero ... erede di Lev Yashin.








lunedì 28 aprile 2014

Fabrizio Lorieri e la copertina dell'album Panini 1992-93


A Fabrizio Lorieri, classe 1964, è toccato in sorte un destino che l'ha portato ad essere l'unico portiere  nella storia del calcio italiano ad essere immortalato "in solitaria"  in una copertina della celebre raccolta di figurine Calciatori Panini. 
Nel 1975-76  Dino  Zoff con la maglia della nazionale era infatti ripreso "in compagnia" ...  mentre in presa alta contendeva la palla ad un avversario protetto da  un suo difensore.
Fabrizio Lorieri, invece, venne proposto ai tempi della sua militanza tra le file dell'Ascoli in una spettacolare uscita volante.
Accadde nell'edizione 1992-93 della storica raccolta di figurine.
L'album delle figurine Calciatori Panini ha unito insieme, col passare dei decenni, più generazioni che hanno visto passarsi tra le mani centinaia di migliaia di figurine degli eroi calcistici dello stivale italico.
Pochi portieri hanno saputo unire lo straordinario dono dell'efficacia negli interventi con il senso di spettacolarità che era proprio il punto forte di Lorieri.
Io ne ho visti veramente pochi di portieri che elevavano il tasso di spettacolarità delle parate come sapeva fare lui.
Cresciuto nell'Inter, all'ombra di quel  mostro sacro che era  Walter Zenga, Fabrizio  Lorieri dovette andare a cercare altrove le sue fortune calcistiche. 
Lo ricordo tra le fila di Torino, Ascoli, Roma e Lecce prodursi in parate spettacolari.
A difendere i pali di squadre che subivano sempre miriadi di tiri in porta ad ogni partita le doti straordinarie di questo portiere si esaltavano e lo si vedeva svolazzare a destra e a manca a bloccare palloni.
L'uscita volante che finì sulla copertina Panini è rappresentativa delle straordinarie acrobazie atletico-spettacolari di Lorieri.
E se,  alla fine della carriera, il suo palmares non sarà stato all'altezza della sua bravura di certo, e per certo, resterà sempre il fatto che chi l'ha visto almeno una volta parare l'impossibile non potrà mai dimenticare le spettacolari acrobazie di Fabrizio  Lorieri.
L'unico portiere italiano di ogni epoca che ha avuto l'onore di vedere una propria splendida parata finire sulla copertina dell'album di figurine più famoso del mondo.








Pat Jennings e la fonte dell'eterna giovinezza.



Accadde il 12 giugno 1986 a Guadalajara, in Messico.
Di fronte, per un incontro valido per il gruppo D della fase finale del mondiale messicano, c'erano il Brasile di Zico, Junior, Socrates & Co. e l'Irlanda del Nord di Norman Whiteside e del leggendario portiere Pat Jennings.
Nato il 12 giugno del 1945 il portiere Irlandese festeggiò il suo quarantunesimo compleanno disputando quella che poi sarebbe andata negli almanacchi del calcio come la sua  centodiciannovesima  - e ultima - presenza a difesa dei pali della nazionale.
Quel giorno il Brasile si impose con un secco 3 - 0  così che il compleanno di Pat non fu certo di quelli con la "ciliegina sulla torta". 
Tuttavia essere rimasto a guardia della porta irlandese per qualcosa come 22 anni è un record che, nel tempo, sarà difficile infrangere.
Nei fascicoli che presentavano le 24 nazionali arrivate alla fase finale del mondiale messicano del 1986 la foto di Pat Jennings era quella sempre presente. Il portiere Irlandese era l'emblema della sua terra, della sua nazione. 

Un carriera spesa in Inghilterra,  per la maggior parte tra Tottenham e Arsenal,  con un totale di oltre mille incontri disputati vide la sua gloriosa conclusione quel  12 giungo 1986. 
Al termine di quell'incontro perso contro il Brasile Pat Jennings appese i suoi guantoni al chiodo ... e io  c'ero a vedere gli onori che gli tributarono compagni ed avversari ... 
Ho visto la fine della carriera di questo uomo ... ma le sue leggendarie gesta non finiranno mai di sfiorarmi nei ricordi.


domenica 6 aprile 2014

"Toni" Schumacher e la finale di Coppa Uefa 1985-1986


Accadde la sera del 6 maggio 1986.
Una sera come tante ... per tanti ... ma non per me che quel giorno compivo 15 anni e me la ricordo bene.
Quella sera, durante la piccola festa in famiglia,  il televisore era acceso perchè in diretta dal Mungersdorfner Stadion di Colonia la RAI trasmetteva la partita di ritorno della finale di Coppa Uefa.
A contendersi il trofeo il Colonia del portiere-leggenda Harald "Toni" Schumacher e il prestigioso Real Madrid di Hugo Sanchez e  Jorge Valdano. In realtà la partita di andata al Santiago Bernabeu, in Spagna, aveva già indirizzato il trofeo sulla strada di Madrid: gli spagnoli si imposero infatti con una grande prova di forza vincendo per 5 reti ad 1.
Nella partita di quel 6 maggio solo un miracolo avrebbe consentito ai tedeschi di portare a casa il trofeo. 
Tuttavia in quegli anni lì succedeva anche  che il Madrid,  fuori dal suo Stadio,  perdesse e magari anche di brutto.
Nella partita di ritorno quindi c'era anche la teorica possibilità che il mitico "Toni" Schumacher potesse alzare al cielo la coppa Uefa. Io tifavo chiaramente per lui.
Nel pomeriggio si era giocato all'oratorio con gli amici, come sempre si usava fare a quei tempi lì.  E così la partita di quella sera l'avevamo già giocata noi qualche ora prima che andasse in onda lo spettacolo in tv.
Poi nella partita, quella vera, il   Colonia fece quello che doveva fare. Un gara tutta all'attacco con il suo bomber Klaus Allofs sugli scudi ...
Ma tutto l'impegno dei tedeschi non bastò. Alla fine di quei 90 minuti il tabellone del Mungersdorfner  Stadion recitava: Colonia 2 - Real Madrid 0.
Il Real Madrid vinse la seconda coppa Uefa della sua storia. 
Per me, ad ogni modo, una partita "memorabile" da ricordare col "mio" Toni protagonista.






martedì 1 aprile 2014

Il calcio visto da Jean-Marie: il "Grande Circo Pfaff"


Seduto su uno sgabellino pieghevole  appena "rubato" ad un fotografo che era appostato dietro la sua porta Jean-Marie Pfaff osservava divertito lo svolgimento della partita di calcio nella quale lui era lì a difendere la porta della squadra del RESTO DEL MONDO 1982.
Accadeva a Torino il 1 novembre del 1988.
Allo stadio Olimpico si celebrava la partita di addio al calcio di Franco Causio, Gaetano Scirea, Marco Tardelli e Claudio Gentile. Quattro moschettieri, quattro grandi campioni dell'Italia di Bearzot, Campione del Mondo nel mondiale di Spagna '82.


Tra le fila del resto del Mondo c'erano - tra gli altri - campioni come Platini, Boniek, Blokhin, Junior ...  insomma ... quel pomeriggio ci fu un grande spettacolo calcistico a Torino.
Ma gli spettatori che erano sugli spalti dell'Olimpico furono senza dubbio conquistati dalla grande carica di simpatia del portiere belga Jean-Marie Pfaff.
Come peraltro già successo in occasione dell'addio al calcio di "le roi"  Michel Platini, anche a Torino, il portiere belga diede spettacolo.
E mentre tutti i giocatori guadagnarono gli spogliatoi alla fine del primo tempo Jean-Marie restò sul campo di gioco a parare i tiri che i giovani raccattapalle presenti allo stadio si divertirono a calciargli contro.
Quindi andò a salutare e a scattare foto ricordo con tutti quegli sfortunati  ragazzi che sulle sedie a rotelle assistevano alla sfida da bordo campo.




Intrattenendosi con i loro accompagnatori con la sua solita simpatia: come nel fotogramma qui sotto nel quale finse di togliersi dei capelli per metterli in testa allo stempiato signore che aveva di fronte.


Appena l'anno prima, 1987, Pfaff era stato  eletto miglior portiere del mondo e il suo valore lo dimostrò in più occasioni anche durante i 90 minuti di quell'amichevole "mondiale" ... eppure a vederlo quel pomeriggio lì sembrò piuttosto un autentico "clown" prestato al mondo del calcio.
Memorabile la scena del sediolino immortalata nel fotogramma che apre questo articolo così come la sbrigativa restituzione del sediolino stesso al legittimo proprietario come testimoniato qui sotto.


E memorabile anche il "siparietto" con Michel Platini invitato platealmente a prendere il suo posto in porta ...


con il fuoriclasse francese che finì dritto dritto  tra i pali con i guantoni pronto per parare tra il divertimento generale ...


... perché questo succedeva quando in giro c'era Jean-Marie ... dove c'era lui ... c'era il circo e quanto ridere per grandi e bambini.



Quello lì era il calcio che ho imparato ad amare ... il calcio visto da dentro una porta seduto su uno sgabellino ... il calcio visto ed inteso da Pfaff Jean-Marie, metà portiere, metà clown ... il calcio romantico di cui vado discorrendo.