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domenica 25 maggio 2014

Hans van Breukelen: il guardiano dei Tulipani.


A difendere i pali della nazionale olandese campione d'Europa nel 1988 c'è un gigante alto poco meno di un metro e novanta per quasi 90 kg di peso.
Johannes Franciscus van Breukelen, per tutti Hans, è il prototipo del portiere degli anni ottanta. Un portiere non solo alto ma soprattutto "esplosivo" dal punto di vista muscolare: un armadio messo a guardia della porta.
Dotato di carisma e carattere da vendere van Breukelen dopo la gavetta passata nell'Utrecht nel 1982 viene chiamato dal Nottingham Forest in Inghilterra a sostituire un "monumento" come Peter Shilton.
Nelle due stagioni passate in terra d'Albione van Breukelen acquisisce quell'esperienza che, in campo internazionale, gli ritornerà comoda al rientro in patria per difendere i pali del PSV di Eindhoven nel 1984
Per quattro anni di fila campione d'Olanda dalla stagione 1985-1986 alla stagione 1988-1989 van Breukelen compie il suo capolavoro la sera del 25 maggio 1988 quando para il calcio di rigore decisivo nella finale di Coppa dei Campioni che il PSV vince per la prima volta nella sua storia contro i portoghesi del Benfica.
Esattamente un mese dopo, il 25 giugno 1988, Hans van Breukelen alzerà al cielo anche la coppa di Campione d'Europa dopo che i suoi compagni Gullit e Van Basten realizzarono due splendide reti alla nazionale sovietica nella finalissima giocata allo stadio olimpico di Monaco di Baviera.
Per il calcio olandese in generale e per Hans van Breukelen in particolare il 1988 resterà un anno impossibile da dimenticare.
Dopo la deludente esperienza a Italia '90, dove l'Olanda venne eliminata negli ottavi di finale dalla Germania Ovest (poi campione del Moldo), van Breukelen non riuscì a compiere nessun miracolo in occasione della semifinale del campionato Europeo del 1992 che si disputò in Svezia: la sera del 22 giugno 1992 a Goteborg la Danimarca sconfisse per 7 reti a 6 gli olandesi dopo la lotteria dei calci di rigore.
Proprio quella sera van Breukelen collezionò la sua settantatreesima e ultima presenza tra i pali della nazionale olandese.
Nelle immagini di quell'annata trionfale del 1988 tra la Coppa Campioni e il Campionato Europeo il portiere olandese entrò dall'ingresso principale nella storia del calcio mondiale come il "guardiano dei Tulipani".

(Euro 1988   Olanda - Eire  1 - 0 )





venerdì 23 maggio 2014

Bruce Grobbelaar e la danza degli spaghetti


Accadde la sera del 30 maggio 1984.
Ricordo che erano gli ultimi giorni di scuola della seconda media.
Come compito di italiano avevamo quello di scrivere il diario di quello che ci capitava nella giornata.
E quella sera lì io scrissi della finale della Coppa dei Campioni che si stava giocando a Roma.
A sfidarsi nella finale erano proprio la Roma del leggendario Nils Liedholm opposta agli inglesi del Liverpool.
Una sfida "stellare" tra campioni del calibro di Falcao, Cerezo, Conti, Di Bartolomei, Graziani e dall'altra parte Rush, Souness, Dalglish e Whelan.
Tra i pali della Roma c'era Franco Tancredi portiere affidabile, concreto, poco incline allo spettacolo ed estremamente efficace.
A difendere la rete dei Reds c'era invece Bruce Grobbelaar il quale,  originario dello Zimbabwe,  era famoso per i suoi atteggiamenti clowneschi e per il modo non molto convenzionale con il quale si approcciava alle partite.
La sfida si decise ai calci di rigore dopo che i tempi regolamentari si erano conclusi 1 - 1 ed i supplementari avevano confermato quel parziale.
Nella sfida dagli undici metri il Liverpool sbagliò subito ma poi proprio uno dei migliori giocatori della Roma, Bruno Conti,  calciò alto il suo rigore.  
Quando Ciccio Graziani si apprestò a raggiungere il dischetto per calciare il quarto rigore - con i Reds avanti di un gol - il portiere Bruce Grobbelaar iniziò uno strano ballo piegando le ginocchia come se fossero spaghetti inanimati che si andavano incrociando.
Quella danza fu propizia perché l'attaccante romanista sparò la palla alle stelle.
Il successivo rigore realizzato dal difensore Kennedy regalò  la coppa al Liverpool.
A distanza di decenni conservo ancora il diario nel quale quella sera trascrissi un pensiero "poco carino" rivolto portiere del Liverpool ... uno che stava solo facendo il suo lavoro: un pazzo da legare ... il clown Bruce.






giovedì 22 maggio 2014

Jean-Luc Ettori: il Principe di Monaco.


Quella del portiere francese Jean-Luc Ettori è una storia del Calcio D'Altri Tempi.
Un Calcio che aveva ancora un'anima e una poesia che oggi non si riesce a trovare nemmeno cercandole con la famosa lanterna di Diogene.
Ettori  difese la porta del squadra del principato di Monaco ininterrottamente per diciannove anni dal 1975 al 1994 collezionando una serie di 602 presenze. Quello che si dice essere una Bandiera.
Ancora oggi è tanto l'affetto che i tifosi del Monaco nutrono per questo straordinario atleta.
Jean-Luc Ettori non era certo un colosso, con il suo metro e 75 scarso di altezza, ma ciò nonostante riuscì con il tempo e con prestazioni sempre all'altezza della situazione a diventare il beniamino indiscusso dei tifosi monegaschi.
Nel corso della sua carriera vestì per nove volte la maglia di portiere  titolare della nazionale francese. 
Ettori era il portiere titolare della nazionale transalpina al mondiale di Espana 1982. In quell'occasione Jean-Luc scese in campo in sei diversi incontri. Dopo la sconfitta nella gara inaugurale con l'Inghilterra la Francia sconfisse il Kuwait e pareggiò con la Cecoslovacchia classificandosi così per la seconda fase nella quale opposta a Austria e Irlanda del Nord ottenne due vittorie rispettivamente per 1- 0 e 4 - 1.
Così la sera dell'8 luglio 1982 Ettori era tra i pali della Francia semifinalista mondiale contro la Germania Ovest.
Dopo uno spettacolare 3 - 3 maturato  nel corso dei 90 minuti regolamentari più 30 minuti supplementari la sfida si chiuse con la lotteria del calci di rigore che premiò i tedeschi.
Nella finale di consolazione per il terzo e quarto posto contro la Polonia a difendere la porta francese c'era Jean Castaneda.
Nel corso della ventennale carriera a difesa dei pali del Monaco  Ettori incrociò la strada del mio Milan nell'aprile 1994. 
La semifinale di Champions League vide i rossoneri prevalere sul Monaco per 3 reti a 0.
Alla fine di quella stagione 1994 Jean-Luc Ettori  appese i suoi guantoni al chiodo ma, per sempre, resterà una leggenda nei cuori dei tifosi del "suo" Monaco e degli amanti del Calcio del tempo che fu.

(Bilbao - 16/6/82 Inghilterra - Francia ... Jean-Luc Ettori  vs. Bryan Robson)






mercoledì 21 maggio 2014

Ode a Ricky Albertosi


Uno dei primi numeri del Guerin Sportivo che mi ritrovai tra le mani fu quello della primavera 1979 che mio fratello comprò dopo la vittoria del Milan nel campionato 1978/1979: era il decimo scudetto, quello della Stella.
Tra tutti i protagonisti della "storica" impresa, che includeva personaggi come  il golden boy Gianni Rivera, Albertino Bigon e Aldo Maldera - per citarne qualcuno -   quello che mi affascinava di più era l'estroverso portiere Enrico "Ricky" Albertosi.
La sua maglia gialla campeggiava più volte nelle sequenze fotografiche che raccontavano la cavalcata dell'armata rossonera in quel campionato.
Portiere affidabile e uomo di grande esperienza, Albertosi  mi sembrava una via di mezzo tra il comandante Custer e Buffalo Bill. 
In quel Milan del decimo scudetto se Gianni Rivera poteva essere considerato in campo come  il faro della squadra Ricky Albertosi con la sua eccentrica e carismatica personalità  era certamente l'indiscusso  leader dello spogliatoio.  
Nella sua carriera, oltre al decimo scudetto con il Milan, Albertosi vinse un 'altro scudetto "leggendario". 
Con Ricky tra  i pali nella stagione 1969-1970 il Cagliari vinse il primo (e unico) scudetto.
Con la maglia della nazionale azzurra Enrico Albertosi disputò più di trenta partite alcune delle quali passarono alla storia e, tutt'ora, vengono ricordate - nel bene e nel male - come partite "leggendarie.
Albertosi era il portiere dell'Italia nella famosa disfatta del 1966 contro la Corea e poi ancora,  nella partita che tutti gli appassionati di calcio italiani portano nel cuore: la leggendaria sfida Italia - Germania 4 - 3 nel mondiale di Mexico 1970.
Proprio in occasione di quella partita una "leggenda nella leggenda"  vuole che Gianni Rivera si ritrovò nell'area di rigore tedesca a segnare lo storico gol del 4 - 3  proprio per scappare all'ira di Albertosi che lo voleva scannare dopo che il golden boy poco prima non era riuscito a ribattere sulla riga di porta la palla di Muller che sancì la rete del 3 - 3.
Albertosi chiuse la carriera nella serie A italiana dopo la nota vicenda del calcio-scommesse che, nel 1980, coinvolse diversi calciatori italiani e portò alla prima altrettanto "storica" retrocessione del Milan in Serie B.
La sua leggendaria figura è tuttora riportata in ogni guida specifica che narri e racconti le storie dei portieri del calcio mondiale.
Per i più "attempati" Ricky Albertosi resterà il portiere con la maglia grigia della nazionale italiana in una notte del 1970 ... per altri, magari un po' più giovani come me, resterà il portiere con la maglia gialla che contribuì con le sue parate alla conquista del decimo scudetto del Milan.
Tra il grigio e il giallo tutte le sfumature di Ricky Albertosi un portiere leggendario che relegò in panchina per anni un'altro immenso interprete del ruolo come Dino Zoff. 











lunedì 19 maggio 2014

Borislav Mihajlov un monumento tra i pali della Bulgaria


Accadde la sera di sabato 31 maggio 1986.
L'Italia, campione del mondo in carica,  apriva il mondiale di calcio affrontando allo stadio Azteca di Città del Messico la Bulgaria.
La squadra azzurra andò al tiro più volte a ripetizione ma sulla sua strada trovò un giovane portiere, Borislav Mihajlov,  che più volte respinse i tiri dei nostri giocatori.
Sbloccò il risultato Alessandro Altobelli con una splendida giocata portando avanti gli azzurri a pochi minuti dalla fine del primo tempo.
Nella ripresa ancora una volta determinanti furono le parate di Mihajlov che di fatto inchiodarono il risultato fino al momento in cui, correva l'85° minuto, un traversone teso in area di rigore azzurra venne trasformato dal bulgaro Sirakov nella rete del pareggio.
Il debutto mondiale dell'Italia si concluse con un pareggio e tanti rimpianti.
Dall'altra parte la Bulgaria dovette ringraziare il suo estremo difensore che iniziò quella sera lì in Messico una brillante carriera "Mondiale" destinata a durare a lungo.
Borislav Mihajlov incrociò ancora una volta l'Italia in un mondiale. 
Accadde il  13 luglio 1994 ... ed allora si trattava di una semifinale mondiale.
Diversamente da quanto accaduto a Mexico 1986  questa volta gli azzurri ebbero la meglio grazie al determinante contributo di Roberto Baggio autore dei due gol azzurri.
Anche nel mondiale 1994 la Bulgaria dovette ringraziare il suo portiere per il determinante contributo alla causa.
Borislav Mihajlov è da considerare un monumento ... il miglior portiere della storia del calcio bulgaro.

(Borislav Mihajlov - Mondiale USA 1994 - foto tratta da World Soccer - July 1994)





Renè Higuita e il clamoroso errore a Italia '90


Accadde il 23 giugno 1990 allo stadio San Paolo di Napoli.
Per la sfida valida per gli ottavi di finale del mondiale italiano si affrontarono la Colombia di Carlos Valderrama e del pittoresco portiere Renè Higuita e il Camerun di Roger Milla e Thomas N'kono.
Gli africani era stati sin lì la sorpresa del mondiale ma la Colombia con il suo gioco spettacolare non era certo avversario facile.
Dopo lo 0 - 0 maturato nei tempi regolamentari  la svolta arrivò al primo minuto del secondo tempo supplementare quando il centroavanti camerunense Roger Milla entrato in area di rigore colombiana calciò con potenza e precisione non lasciando scampo a Higuita.
Il colpo definitivo alle ambizioni colombiane arrivò due minuti dopo.
Com'era solito fare il portiere colombiano uscì dalla sua porta portandosi fin verso il centro del campo per impostare una nuova azione d'attacco.
Mentre Higuita controllava la palla proprio Roger Milla scattò verso di lui e gli rubò il pallone.
Con la porta praticamente spalancata Milla siglò la seconda rete per il Camerun.
A nulla servì la rete del colombiano Redin al minuto 116. 
Il Camerun proseguì il suo cammino nella coppa del mondo mentre al portiere colombiano Rene Higuita non restarono  che il rimpianto per una occasione "mondiale" persa ... e il dispiacere  per una figuraccia "mondiale"  consegnata alla storia del calcio.
Storie di portieri "matti da legare".


sabato 3 maggio 2014

In ricordo di Manuel Bento


Manuel Galrinho Bento è stato uno dei portieri che mi ha accompagnato sulla via della mia "passione" per i numeri 1 del calcio mondiale.
Avevo 13 anni nell'estate del 1984 quando in Francia si disputavano i campionati europei di calcio.
La nostra nazionale non era riuscita a qualificarsi per la fase finale ma, per me, era comunque una "festa" tutta da seguire. 
Tra i tanti beniamini che stavo imparando a conoscere (Pfaff del Belgio, Schumacher della Germania Ovest, Arkonada della Spagna per citare i più noti) c'era anche il baffuto portiere del Portogallo.
Oltre tutto Bento aveva una vaga somiglianza con il comico Diego Abatantuono che, proprio un paio d'anni prima, spopolò con il film ECCEZZIUNALE VERAMENTE ... e questo lo rendeva simpatico a priori.
A vederlo bene il portiere portoghese era proprio molto simile allo pseudo-tifoso milanista interpretato dal comico italiano nel suo film.
Sul terreno di gioco Bento era portiere valido e atleticamente dotato. In quell'edizione del campionato europeo il Portogallo arrivò fino alla semifinale dove, al termine di una dura battaglia contro la Francia padrona di casa, uscì sconfitto per 3-2  dopo i tempi supplementari: il gol della vittoria francese fu segnato da Platini al minuto 119.
Nella successiva rassegna iridata, il mondiale di Mexico 1986, il portiere portoghese disputò un solo incontro, quello vittorioso con l'Inghilterra, dopodiché un infortunio lo mise fuori gioco e Bento non fu in condizione di  difendere la rete portoghese nelle altre due partite del girone eliminatorio contro  Polonia e Marocco. Due inopinate sconfitte rispedirono la comitiva portoghese a casa.
Per quasi vent'anni dal 1972 al 1992 Bento difese la porta del Benfica vincendo scudetti e coppe nazionali in serie. 
Un infarto fulminante se lo portò via il 1 marzo del 2007.
Per gli appassionati di calcio portoghese -  e per i tifosi del Benfica in particolare - Manuel Bento resterà per sempre uno dei più forti estremi difensori di sempre.
Un campione da ricordare.


Bernard Lama il miglior portiere francese degli anni '90



Bernard Lama, classe 1963, originario della Guayana Francese è stato il miglior interprete francese del ruolo di portiere negli anni '90.
Titolare della maglia numero 1 del prestigioso Paris Saint Germain  tra il 1992 e il 1997 Lama contribuì con le sue parate  alla straordinaria scia di vittorie del club parigino: nel 1993 e nel 1995 vinse la Coppa di Francia, nel 1994 il campionato francese, nel 1996 la Coppa delle Coppe mancando di un soffio il bis nel 1997 quando il P.S.G. perse con il Barcellona in finale.
I capelli con le treccine raccolte in un boccolo dietro la nuca, il pizzetto assiduamente coltivato, Bernard Lama con i pantaloni della tuta neri sempre perennemente indossati sembrava una "pantera nera" tra i pali.
Portiere agile ed estremamente concreto Lama fu eletto nel 1994 miglior giocatore del campionato francese dalla leggendaria rivista francese France Football.
Prima di lui un solo portiere aveva avuto questo onore: lo straordinario Georges Carnus, leggendario portiere del Saint Etienne dei primi anni settanta, che vinse il premio nel 1970 e poi nel 1971.
Titolare della nazionale francese per diverse stagioni si vide superare dal collega Fabien Barthez proprio quando la nazionale transalpina iniziava a macinare gioco e a mietere successi.
Nel  1997 Lama si trasferì al club inglese del West-Ham ma la sua esperienza in terra inglese durò lo spazio di poche partite. Trovato positivo alla cannabis venne squalificato e di fatto chiuse l'esperienza inglese senza molta gloria.
Proprio queste vicissitudini lo porteranno ai margini anche nella nazionale francese.
Parteciperà alle vittorie del mondiale 1998  e del campionato europeo del 2000  ma solo come dodicesimo uomo. Il già citato titolare Fabien Barthez non gli era tecnicamente superiore.
Il destino mischiò le carte ma poi furono i protagonisti a giocarsi le partite. Barthez, classe 1971, portò avanti il suo compito con attenzione e sicurezza chiudendo, di fatto, ogni possibilità di ritorno tra i pali a Bernard Lama.
Lama chiuderà la sua carriera agonistica nel 2001 difendendo i pali del Rennes.
Di lui ricordo gli incroci con il "mio" Milan a metà anni '90 e le splendide copertine che France Football gli dedicò proprio in quegli anni lì.
Un grandissimo interprete del ruolo. Una pantera tra i pali.













venerdì 2 maggio 2014

Giovanni Sannino da Cabiate alla Samp di Luis Cesar Menotti


Accadde nell'estate del 1997.
Un ragazzo di Cabiate, già da anni attivo nelle giovanili dell'Inter, Giovanni Sannino dopo due stagioni passate a farsi le ossa alla Solbiatese approdava come terzo portiere alla Sampdoria.
Ricordo che quell'anno la squadra blucerchiata era in ritiro in Valle D'Aosta, se non vado errando  a Sarre. Proprio in un fine settimana dello stesso periodo mi ritrovai, per altri motivi, a Cogne. 
Da quelle parti c'era il tutto esaurito e, lungo tutto il percorso autostradale da Milano ad Aosta mi ritrovai circondato da una marea di auto tutte targate GE.
C'era un gran fermento quell'anno lì in casa Samp.
Ad allenare la squadra era infatti stato ingaggiato un allenatore "leggendario". Luis Cesar Menotti, "El Flaco", già campione del mondo nel 1978 con la sua Argentina.

Sannino si ritrovava così catapultato nel mondo dei professionisti, accanto a gente  del calibro dei compagni Mihajlovic, Klinsmann, Karembeu, Veron, Montella e via dicendo.
Portiere titolare della squadra blucerchiata era Fabrizio Ferron mentre  come secondo portiere c'era Marco Ambrosio.
Dopo otto giornate di campionato, a causa degli scarsi risultati, "El Flaco" venne esonerato ed al suo posto subentrò Vujadin Boskov che già era stato di casa a Genova nelle memorabili stagioni dal 1986 al 1992.
In quella stagione Sannino non giocò nessuna partita e l'unica apparizione sul palcoscenico della serie A fu una presenza in panchina nella sfida Inter-Sampdoria dove titolare giocò Ambrosio.
Il destino lo vide fare ingresso nella prima squadra proprio a Milano, contro la "sua" Inter. 
La carriera di Sannino proseguì, negli anni successivi, nei campionati cadetti con diverse stagioni spese tra Borgosesia e soprattutto Varese.
Resterà per lui indimenticabile quell'annata 1997/1998 spesa tra le fila della Samp targata Menotti / Boskov, due leggende del calcio mondiale.









giovedì 1 maggio 2014

Nery Pumpido e la sfortunata avventura ad Italia '90


Nella foto che apre questo post si vede a terra il portiere argentino Nery Alberto Pumpido che osserva atterrito il pallone infilarsi nella sua porta dopo che, con un goffo intervento non era riuscito a trattenerla a sé.
Pochi passi dietro il difensore Sensini grida tutto il suo disappunto.
Accadde nel tardo pomeriggio di venerdì 8 giugno 1990 allo stadio Meazza di San Siro in Milano.
L'Argentina,  campione del mondo in carica,  affrontava il Camerun nella prima partita del mondiale che si disputò in Italia.
Quella partita la ricordo perché la vidi in due posti diversi ...  in un bar insieme ai compagni di classe della quinta superiore in quel di Cascina Amata e poi il secondo tempo a casa.
Era una fine d'anno scolastico concitata, con la maturità alle porte e la visita militare in corso in quel dell'Ospedale Militare di Baggio.
Il tutto coincideva a puntino con la rassegna calcistica più importante dell'anno.
Ritornando a quella sera lì, a quella partita lì, come detto l'Argentina affrontava il Camerun forte del titolo conquistato quattro anni prima in Messico.
A difendere la porta della nazionale sud-americana, come quattro anni prima, c'era Nery Albero Pumpido: portiere esperto, attento, disciplinato ed essenziale nei suoi interventi Pumpido aveva trovato spazio nel calcio europeo dove, a livello di club, fu ingaggiato nel 1988 dal Betis di Siviglia.
Se il portiere argentino, quella sera dell'8 giugno 1990 prima del calcio d'inizio, avesse potuto veder attraverso una sfera di cristallo il nome delle squadre finaliste della coppa del mondo, probabilmente, avrebbe pensato che il "suo" mondiale italiano sarebbe stato un'altra cavalcata verso la gloria come era successo quattro anni prima in Messico quando sollevò al cielo la coppa del mondo con il suo capitano Diego Armando Maradona.


Quello che, invece,  non avrebbe mai potuto immaginare era che il suo mondiale sarebbe iniziato malissimo con una sconfitta per mano del Camerun. 
La foto dell'inizio del post rappresenta il momento topico dell'incontro.
Su un rimpallo con  una palla a campanile che si alzò nel cuore dell'area di rigore argentina, al 66° minuto,  il giocatore camerunense Francois Omam-Biyick saltò altissimo, un balzo formidabile, e schiacciò la palla verso la porta argentina.
Il colpo di testa seppur forte era centrale ma  Pumpido, evidentemente sorpreso dal fenomenale balzo di Biyick, pasticciò con la palla che finì irrimediabilmente alle sue spalle.
Un esordio amaro per l'"arquero" argentino.
Ma quel  mondiale gli avrebbe riservato l'amarezza più grande nel corso della seconda gara del girone eliminatorio.
Nella sfida con l'URSS, la sera del 13 giugno 1990,  il portiere argentino in uscita si scontrò con un suo compagno di squadra riportando la rottura di tibia e perone.
Finì quella sera lì l'avventura mondiale di Pumpido mentre il suo sostituto, Sergio Goychochea,  "spinse" avanti l'Argentina parando rigori a più non posso fino alla finale con la Germania Ovest dove proprio un rigore - dubbio - consegnò ai  tedeschi il titolo di campioni del mondo.
Pumpido resterà sempre nei cuori dei tifosi argentini insieme al  "mitico" Pato Fillol. I due portieri dell'Argentina Mondiale ... 1978 e 1986.
  









Claudio Taffarel e il ricordo di Ayrton Senna


Accadde il 17 luglio 1994 a Pasadena, Stati Uniti.
Il Brasile aveva appena battuto ai calci di rigore l'Italia nella finalissima del mondiale USA 1994.
Dopo ventiquattro anni la nazionale verde-oro tornava in cima al tetto del mondo.
Decisivi gli errori dal dischetto del capitano Baresi, di Massaro e di Roby Baggio.
D'altra parte grande merito ebbe il portiere brasiliano Claudio Andrè Taffarel  che aveva militato in Italia per anni tra le fila di Parma e Reggiana che bloccò proprio il tiro di Massaro.
Personaggio anomalo nel dorato mondo del calcio Claudio Andrè Taffarel era una persona mite e molto religiosa.
Al termine di quella partita qualcun'altro, magari più estroverso ed egocentrico si sarebbe presentato alla stampa col petto gonfio ed in cerca di "lustrati" consensi.
Il portiere brasiliano, invece, si presentò in sala stampa con l'aria felice, certo, ma allo stesso tempo malinconica.
Prese la parola e disse:
"Questa quarta coppa è per Ayrton Senna, che dal cielo ci guarda ed è felice con noi."
Parole piene di un'umanità che era insita nella sua persona e nel suo modo di essere ...  
Una frase dove non c'era retorica alcuna ma la consapevolezza che qualcosa di più grande di noi "muove" le cose del mondo.
Qualcuno,  ancora oggi,  sostiene che Senna (morto il 1 maggio del 1994) quel giorno di luglio del '94 vegliasse sopra la porta di Taffarel ...