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domenica 30 marzo 2014

Reusch ... i guanti del "mio" Pfaff


REUSCH - P -  JMP: questi erano i guanti gialli e neri che Jean-Marie Pfaff sfoggiò durante il mondiale messicano del 1986. 
Quei guanti erano i "suoi" ... personalizzati con l'iniziale del cognome ben visibile cucita sul dorso. 
La società tedesca REUSCH aveva creato questa linea appositamente per lui, così come peraltro furono create diverse altre linee per "vestire" le mani di altri grandi portieri di quegli anni lì.
Dei quattro portieri che difendevano i pali delle squadre semifinaliste a MEXICO 1986 ben tre sfoggiavano i guanti della casa tedesca.
Jean-Marie Pfaff (Belgio),  Nery Alberto Pumpido (Argentina), Harald "Toni" Schumacher (Germania) erano i tre testimonial della REUSCH. 
La caratteristica di questi guanti era proprio quella di essere unici ed inconfondibili. Così potevi riconoscere chi li indossava anche dalle foto in cui si vedevano solo i guanti.
Quelli a cavallo tra il 1986 e il 1992 furono anni d'oro per la REUSCH.
Proprio nel 1986 a levare al cielo la coppa del mondo furono le mani del portiere Pumpido che qui sotto vedete insieme a Diego Armando Maradona immortalato nel catalogo storico proprio della REUSCH.


Nel 1987 per la prima volta nella storia del calcio l'Istituto Internazionale di Storia Statistica del  Calcio Mondiale (noto come IFFHS)  nominò  miglior portiere dell'anno proprio il "mio" Jean-Marie Pfaff.

Nel campionato europeo che si disputò in Germania nel 1988 a contendersi la finale furono l'Olanda e la Russia. 
Tra i pali delle due squadre altri due giganti con i guanti della ditta tedesca.
La spuntò l'Olanda di Gullit e Van Basten anche grazie alle parate del portierone Hans Van Breukelen ... 


... mentre il sovietico Rinat Dassaev  grande protagonista della cavalcata dei russi verso la finale dovette accontentarsi in quell'occasione del secondo posto.
La sua rivincita non attese a lungo dato che, proprio l'IFFHS , lo nominò miglior portiere del mondo  per l'anno 1988


Nel mondiale 1990, che si disputò in Italia,  ancora due portieri targati REUSCH si incrociarono nella partita finale.
Sergio Goychoechea e Bodo Illgner portieri di Argentina e Germania si affrontarono allo stadio Olimpico di Roma l'8 luglio 1990. La spuntò la Germania e qui sotto un sorridente Illgner posa con la coppa del mondo tra le mani.


Nella sorprendente Danimarca che vinse il campionato di Calcio Europeo del 1992  grande protagonista fu il portiere Schmeichel. Anche lui con i guantoni REUSCH  ...


Nei miei ricordi però non solo REUSCH ... perchè i "nostri" Zoff e Zenga, tanto per citarne due,  e altri grandi come il belga Preud'Homme e il camerunense Thomas N'kono indossavano gli altrettanto famosi guantoni UHLSPORT ... anche questi ultimi di marca tedesca ... 
Ma quella lì è un'altra storia...











domenica 23 marzo 2014

Da Gianluca a Luca ... la staffetta Pagliuca - Marchegiani a USA 1994

(Foto tratta da World Soccer - July 1994)

Accadde il 23 giugno 1994 nella suggestiva cornice del Giant Stadium di New York.
Quel giorno, per la seconda partita del girone eliminatorio E della fase finale del Mondiale USA 1994,  si incontravano l'Italia di Sacchi e la Norvegia di Olsen.
Eravamo in tanti tutti davanti al maxi-schermo appositamente posizionato nella saletta delle riunioni del nostro Oratorio qui a Cabiate per gridare il "nostro" Forza Azzurri".
Sempre lì cinque giorni prima avevamo assistito, annichiliti, alla prima disastrosa partita del girone eliminatorio. L'Italia era stata sconfitta per una rete a zero  dai certo non irresistibili avversari dell 'Irlanda (Eire). 
La sfida con la Norvegia di quel 23 giugno era quindi già decisiva. Solo una vittoria avrebbe potuto mantenere in corsa la nostra squadra nazionale.
La partita iniziò per il verso giusto e la nostra nazionale impose subito il suo gioco agli avversari.
Tuttavia, quando il tabellone dell'incontro segnava il minuto  21 del primo tempo, un errore nell'applicazione della tattica difensiva del fuorigioco mise in condizione il numero 8 norvegese Leonhardsen di involarsi tutto solo verso la porta italiana.
Il nostro portiere, il sampdoriano Gianluca Pagliuca, si vide costretto ad uscirgli incontro. Nella sua efficace scivolata appena fuori dal limite della nostra area Pagliuca toccò il pallone con la mano. L'arbitro dell'incontro, il tedesco Krugg, posizionato proprio di fronte alla nostra porta non ebbe un secondo di esitazione. Come da regolamento  estrasse il cartellino rosso. Il nostro portiere venne espulso.
Furono attimi di vero sconforto.
Dalla panchina dell'Italia il c.t. Sacchi fece alzare il secondo portiere Luca Marchegiani calciatore in forza alla Lazio.
Quella che resterà nella storia come la prima espulsione di un portiere azzurro nella fase finale di un mondiale di calcio resterà anche nella storia per la faccia che in mondovisione fece l'immenso Roberto "Roby" Baggio quando Sacchi fu costretto a toglierlo dal campo per lasciare spazio a Marchegiani.
Alla fine di una partita soffertissima un gol dell'altro Baggio, Dino, consentì all'Italia di continuare a sognare ...
Quei sogni di USA 1994 si infransero poi sul più bello ... ma quella  è un'altra storia.



domenica 16 marzo 2014

In memoria di Robert Enke


Il portiere tedesco Robert Enke arrivò a difendere i pali del prestigioso Benfica nella stagione 1999/2000. E sempre quell'anno lì  l'altro team storico di Lisbona, lo Sporting, acquistò dal Manchester Utd. il pluridecorato portiere danese Peter Schmeichel. 
Ricordo in modo particolare questo "dualismo" cittadino tra i pali delle due grandi squadre di Lisbona perché in quei quindici giorni di permanenza in terra lusitana il quotidiano "A BOLA" (che stampato proprio in quel di Lisbona è l'equivalente portoghese della nostra Gazzetta dello Sport.) li chiamava in causa molto spesso.
In quelle pagine Robert Enke, a ragione, veniva considerato come l'astro nascente tra i giovani portieri del continente europeo. Giovanissimo, con i suoi 23 anni,  il ragazzo era una vera promessa e il quotidiano portoghese lo metteva spesso in competizione con il veterano Schmeichel, che con i suoi 37 anni era considerato ormai avviato verso il viale del tramonto.
Con curiosità iniziai così a seguire le gesta di Enke  che nell'estate del 2002 passò al Barcellona senza tuttavia lasciare il segno e che, dopo esperienze altalenanti in turchia tra i pali del Fenerbahce e ancora in Spagna con il Tenerife nell'estate del 2004 rientrò in patria per difendere i pali dell'Hannover 96.
Sempre con il "marchio" di eterna promessa Enke scalò  le gerarchie del club a suon di ottime prestazioni che gli consentirono di diventare un beniamino tra i tifosi dell'Hannover.
Nel 2006 un destino crudele gli porta via la piccola figlia Lara di soli tre anni. Quel dolore che è nella natura stessa del fato che vede un padre sopravvivere alla propria figlia si insinua nella vita di Robert Enke.
Ed il portiere tedesco, che arriverà nel 2008 ad essere anche tra i convocati nella spedizione della nazionale tedesca agli europei di Austria & Svizzera, inizierà una partita senza fine contro la peggiore delle malattie che possano colpire una persona: la depressione.
La sera del 10 novembre 2009 Robert Enke si lascia travolgere da un treno e muore a soli 32 anni.
Per me resterà sempre uno dei "miei  numeri uno", sempre in campo a giocare in quella partita dei ricordi che non avrà mai fine. 
Lo rivedo nella "mia" Lisbona con la maglia con l'aquila sul petto a volare a fermar palloni all'Estadio Da Luz.


domenica 9 marzo 2014

L'importanza di sapere con chi giocava il Milan il 29/9/1991

(A.C. Milan - stagione 1991-1992)


Mentre mi mettevano i punti per suturare le due o tre ferite superficiali che mi ero procurato mi chiesero se ricordavo chi fossi, dove fossi nato... e cosa ricordassi dell'incidente... Era la notte tra il 27 e il  28/9/1991 ed io, guardando il medico che mi stava curando dissi, dandogli del tu (era giovane), "Guarda, sono tutto in me... sono tutto io,... domani è domenica e il Milan giocherà in casa contro il Genoa."
Ci eravamo appena ribaltati in auto di ritorno dal ventesimo con i coscritti. Eravamo arrivati al pronto soccorso di Mariano grazie ad un gruppo di ragazzi che ci raccolsero sul luogo dell'incidente.
Quel "...il Milan giocherà in casa con il Genoa..." voleva essere la testimonianza che c'ero... in ogni senso...
Nonostante le ferite e i vetri del parabrezza della Bond-Mobile sparsi nella folta capigliatura  sicuramente l'ultima cosa che volevo era restare una notte in osservazione all'Ospedale di Mariano ... e quindi il pensiero era: ci sono ... e il Milan domenica giocherà in casa contro il Genoa. Tanto poteva bastare. E bastò.
La mia memoria è quasi esclusivamente calcistica... Non chiedetemi: “Dov'eri questo, o quel giorno??”, chiedetemi:  “Che partita c'era questo o quel giorno??”, così che io vi possa dire dov'ero.
Per questo, vi posso dire che molto della mia memoria è il calcio.
Di calcio ho parlato, non conoscendo il portoghese, ma intendendomi ugualmente, a 10000 metri di altezza, con un simpatico ragazzo di Lisbona mentre io e Betty  raggiungevamo la terra portoghese per il nostro memorabile viaggio di nozze.
Di calcio ho tanto vissuto... da piccolo a giocare con mio fratello nel corridoio di casa... un po' più  grandicello a giocare per strada... e poi all'oratorio... a scuola... quanto giocare... quanto correre... quanti eroi da far scendere in campo, quante partite da giocare....
Di calcio ho parlato con un prete italiano (parente della mamma di Elisabetta) in missione vicino a Montevideo in Uruguay ... uno che quando nominavi i grandi del tempo che fu sapeva bene di cosa si stava parlando ...
Di calcio ho parlato almeno una volta con tutti quelli che mi conoscono.

Di calcio ho ricordi per ogni partita che ho visto in TV, o ascoltato alla radio... credetemi, se vi dico che un libro solo non basterebbe per raccogliere ogni singolo ricordo legato ad ogni singola partita... credetemi... sulla parola.

Testo steso nell'agosto 2002

martedì 4 marzo 2014

Jean-Marie Pfaff Show


Per celebrare l'addio al Calcio dell'immenso Michel Platini la sera di lunedì 23 maggio 1988 si tenne a Nancy un'amichevole di lusso tra la nazionale della Francia e quella del Resto del Mondo.
Nella foto qui sopra lo scambio dei gagliardetti prima della partita tra il grande Platini e il portierone belga Jean-Marie Pfaff capitano del Resto del Mondo.
La partita non venne trasmessa in diretta dalla nostra televisione di stato. Fu messa in palinsesto solo la differita che iniziò verso le 23.00.
Ricordo bene anche che non mi fu possibile vedere la partita  per intero dato che il giorno seguente c'era scuola e bisognava portare a casa la "promozione" ... 
Ma più che il match d'addio di Platini a me sembrò l'apoteosi di simpatia di Jean-Marie Pfaff, grande  istrione e clown perfetto.
Durante tutto il primo tempo Jean-Marie mise in mostra le sue straordinarie doti, di portiere prima e di grande intrattenitore di folle poi ... un esemplare unico di forza e simpatia.
Tra i grandi calciatori presenti i francesi Giresse, Papin, Tiganà e tra le fila del Resto del Mondo c'erano, tanto per fare qualche nome,  Diego Armando Maradona, Igor Belanov, Hugo Sanchez. Insomma, il meglio del meglio, allora in circolazione.
Nelle istantanee che seguono una parte di quello che, personalmente, ho rinominato Jean-Marie Pfaff Show.
Nella ripresa a Pfaff subentro il più "compassato" collega russo Rinat Dasaev  (altro grandissimo portiere - che prima o dopo arriverà sul blog). Le luci dei riflettori ritornarono - giustamente - sul grande Michel Platini che mise fine quella notte ad una carriera strepitosa, per qualità calcistiche e splendide doti umane ... una festa come quella non era roba per tutti...
(Pfaff in piedi sul pallone si mette sull'attenti)

(Pronto alla parata con il capello preso in prestito da un Gendarme)
(La restituzione al "volo" del cappello al Gendarme)
(I Super-Guanti di Jean-Marie)

(Con il cappellino che applaude)
(Intervistato alla fine del primo tempo)
(Il saluto al pubblico)


Qui sotto il link per le immagini del primo tempo di FRANCIA - RESTO DEL MONDO









sabato 1 marzo 2014

Neville Southall: il gallese volante.


Quando nel 1984 l'emittente privata RETE QUATTRO iniziò a diffondere le immagini dei campionati di calcio esteri cominciarono ad entrare nelle case degli italiani personaggi unici e fantastici.
Il sabato pomeriggio nel programma CALCIO SPETTACOLO venivano proposte soprattutto partite del campionato di calcio inglese.
In un post precedente ho ricordato Gary Bailey portiere dello United degli anni ottanta. Questa volta vorrei invece ricordare il portiere gallese Neville Southall in forza alla squadra che, in quei tempi lì, andava per la maggiore, cioè l'Everton.
Portiere dall'aspetto imponente con dei baffetti alla Charlie Chaplin e i calzettoni perennemente abbassati Neville Southall contribuì con parate strepitose a portare la seconda squadra di Liverpool al titolo di campione d'Inghilterra proprio nella stagione 1984-1985 salvo poi bissare il successo nel 1986-1987. 
Southall fu grande artefice della vittoria dei "toffees"  anche nella Coppa delle Coppe 1984-1985.
Proprio nel 1985 il portiere gallese venne nominato calciatore dell'anno della FWA (Football Writers Association).
Con oltre 750 presenze complessive con la maglia dell'Everton  nel periodo 1983-1997 Southall detiene il record di presenza del Club ... record che, coi tempi che corrono, sarà difficilmente superato.
Grande protagonista anche tra i pali della Nazionale del Galles il nostro collezionò tra il 1982 e il 1997 ben 93 presenze detenendo, anche in questo caso, un record difficile da battere.
In quelle immagini che arrivavano nelle nostre case la maglia sempre rigorosamente verde del portierone dell'Everton si confondeva con lo sfondo del manto erboso sinché non lo si vedeva librare in voli plastici e lì risaltava in tutta quanta la sua magnificenza ... Neville Southall ... il gallese volante.