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mercoledì 29 aprile 2015

Quando "Jacky" Munaron si scontrò con Bettega



Accadde a Torino la sera del 4 novembre 1981.
Si disputava, quella sera, la gara di ritorno degli ottavi di finale della Coppa dei Campioni 1981/1982.
Di fronte la Juventus di Giovanni Trapattoni e l'Anderlecht, campione del Belgio, allenato dallo jugoslavo Tomislav Ivic.
Nella gara di andata, disputatasi in Belgio il 21 ottobre, la formazione locale aveva sconfitto i bianconeri per 3 -1.
Così, nella gara di Torino la formazione della Juventus partì subito all'attacco.
Tra i pali dell'Anderlecht vi era  Jacques Munaron detto "Jacky".
Munaron, portiere valido, proprio nella formazione bianco-malva di Bruxelles, si tolse le più grandi soddisfazioni della sua carriera andando a vincere in patria diversi scudetti ed in Europa una coppa Uefa (82/83) e 2 edizioni della Coppa delle Coppe (75/76 e 77/78).
Chiuso in nazionale dal leggendario "Eroe" Jean-Marie Pfaff  "Jacky" Munaron prese parte ai Mondiali 1982 e 1986 e all'Euro 1984 in qualità di portiere di riserva.
Quella notte, a Torino,  entrò nella memoria storica del calcio italiano a causa di un violento scontro con il centro-avanti juventino Roberto Bettega, il famoso "Bobby-Gol".
Accadde al ventisettesimo minuto del primo tempo.
L'attaccante italiano e il portiere belga si scontrarono mentre entrambi cercavano di raggiungere un pallone nell'area di rigore belga.
L'impatto fu molto violento e subito si intuirono le gravi condizioni dell'attaccante italiano.
(Lo scontro tra Munaron e Bettega)

La diagnosi per Bettega fu impietosa: lesione dei legamenti del ginocchio sinistro.
La stagione 1981/1982 del bomber juventino finiva quella sera, e con essa svaniva per Bettega anche la possibilità di disputare il mondiale di Calcio di Spagna  1982.
La partita finì 1 -1 e la "Vecchia Signora" si ritrovò così eliminata dalla coppa e privata della sua punta di maggior talento per il resto della stagione.
Da quella sera lì, ogni volta che la tv mandava le immagini del portiere belga "Jacky" Munaron, era impossibile non ritornare con la mente all'incidente della notte di Torino nonostante si fosse trattato di un incidente determinato da traiettorie dettate dal caso. Dalla malasorte.










lunedì 27 aprile 2015

Da Enrico Albertosi 1961 a Luca Marchegiani 1999: storia dei portieri italiani nella Coppa delle Coppe - Parte II




EDIZIONE 1970/1971
A rappresentare l'Italia nell'edizione 1970/1971 della Coppa delle Coppe fu il Bologna.
L'avversario di turno fu la formazione della Germania Est  del  Vorwarts Berlino.
Tra i pali del Bologna giocò, sia nella gara di andata che in quella di ritorno, Giuseppe Vavassori.
Dopo lo 0-0  ottenuto in trasferta il 16 settembre 1970 nella gara di ritorno, che si disputò a Bologna il 30 settembre 1970, i tedeschi ottennero la qualificazione grazie al pareggio per 1 -1 maturato durante i tempi supplementari che li qualificò al secondo turno.

EDIZIONE 1971/1972
Il Torino allenato da Gustavo Giagnoni partecipò all'edizione 1971/1972 della Coppe delle Coppe affrontando al primo turno gli irlandesi del FC Limerick. Nella prima gara che si disputò in Irlanda il 15 settembre 1971 il Toro vinse per 1-0. Tra i pali granata c'era un "Giaguaro": Luciano Castellini, soprannominato, appunto, "Il Giaguaro" dai tifosi granata.
Nella gara di ritorno il 29 settembre il Toro piegò per 4 -0 gli irlandesi e si qualificò così per il secondo turno. 
Contro gli austriaci dell'Austria Vienna il Torino vinse 1-0 in casa la gara di andata disputata il 3 novembre mentre in Austria conseguì la qualificazione impattando per 0-0 la gara di ritorno. Tra i pali granata giocò sempre Castellini.
Nei quarti di finale ai granata toccarono gli scozzesi del Rangers Glasgow. 
Dopo l'1-1 dell'8 marzo 1972 a Torino i granata vennero eliminati il 22 marzo quando, a Glasgow, vennero sconfitti per 1-0.  Per "Il Giaguaro" altre due presenze nel tabellino delle  Coppe Europee.

EDIZIONE 1972/1973
Il ritorno del Milan nella Coppa delle Coppe coincise con un nuovo successo dei  rossoneri sempre guidati dal "Paron" Nereo Rocco.
Nelle nove partite che i rossoneri giocarono in quella edizione della Coppa delle Coppe  tra i pali si alternarono Pierangelo Belli e Villiam Vecchi.
Nel primo turno il Milan affrontò i lussemburghesi del Red Boys Differdange. il 6 settembre 1972 in Lussemburgo il Milan vinse 4-1 replicando a Milano il 27 settembre con un secco 3-0. Tra i pali del Milan in queste prime due partite giocò Villiam Vecchi.
Al secondo turno i rossoneri affrontarono i polacchi del Legia Varsavia. Il 25 ottobre a Varsavia tra i pali del Milan giocò Belli e la gara terminò 1 -1. Al ritorno a Milano l'8 novembre i rossoneri la spuntarono dopo i tempi supplementari per 2-1. Titolare della maglia numero 1 fu sempre Belli.
Al terzo turno l'avversario fu lo Spartak Mosca. 
Il 7 marzo 1973 nella gara di andata in trasferta il Milan vinse per 1-0 con Belli tra i pali.
Nel ritorno, che si giocò a Milano il 21 marzo, i rossoneri con Belli tra i pali pareggiarono 1-1 qualificandosi così per la semifinale.
I cecoslovacchi dello Sparta Praga furono superati per 1-0 a Milano l'11 aprile 1973 con Belli sempre tra i pali.
Nella gara di ritorno che si disputò a Praga il 25 aprile venne promosso titolare Villiam Vecchi. Il Milan vinse per 1- 0 e si guadagnò così il pass per la finale.
A Salonicco, il 16 maggio 1973, il Milan sconfisse gli inglesi del Leeds United per 1 - 0 aggiudicandosi la Coppa delle Coppe per la seconda volta. Determinante per la vittoria finale fu il contributo di Villiam Vecchi che, con le sue parate, conservò fino alla fine il risultato favorevole ai rossoneri.

EDIZIONE 1973/1974
La terza partecipazione del Milan alla Coppa delle Coppe non fu fortunata come nelle altre precedenti occasioni.
La formazione di Rocco arrivò fino alla finale ma venne sconfitta dai tedeschi del 1 FC Magdeburgo.
Al primo turno i rossoneri piegarono la Dinamo Zagabria per 3 -1 a Milano il 19 settembre 1973 e per 0-1 a Zagabria il 3 ottobre. Tra i pali del Milan giocò Villiam Vecchi in entrambe le gare.
Al secondo turno contro gli austriaci del Rapid Vienna il Milan pareggiò 0-0 in casa per poi andare a vincere 0-2 a Vienna sempre con Vecchi tra i pali in entrambe le gare.
Avversari nel terzo turno furono i greci del Paok di Salonicco.
Dopo la netta vittoria per 3-0 in casa del 13 marzo 1974 il Milan pareggiò 2-2 a Salonicco e anche in questo doppio confronto il titolare della maglia numero 1 fu Vecchi.
In semifinale, contro i tedeschi del Borussia Monchengladbach il Milan vinse 2-0 a Milano il 10 aprile 1974. Da quella gara titolare della porta dei rossoneri diventò Pier Luigi Pizzaballa che già nel 1963 assaporò il palcoscenico della Coppa delle Coppe tra i pali dell'Atalanta.
Nel ritorno in Germania il Milan perse per 1-0 ma si qualificò, comunque, per la finalissima che disputò a Rotterdam l'8 maggio 1974 contro i tedeschi dell'est del Magdeburgo.
Sempre con Pizzaballa tra i pali  il Milan venne sconfitto per 2-0 e non riuscì così a bissare il successo dell'anno prima.

EDIZIONE 1974/1975
Nel Bologna che affrontò, senza molta fortuna,  la Coppa delle Coppe nell'edizione 1974/1975 il portiere era Sergio Buso soprannominato Buster Keaton per via della vaga somiglianza con l'attore americano. 
Avversari della formazione italiana nel primo turno del torneo furono i polacchi del Gwardia Varsavia. Dopo la sconfitta patita in Polonia il 18 settembre 1974 per 2-1 i rosso-blù allenati all'epoca da Pesaola vennero sconfitti per 3-5 ai calci di rigore nella gara di ritorno che si disputò a Bologna il 2 ottobre del 1974.
Il Bologna fu quindi subito eliminato dalla competizione.

EDIZIONE 1975/1976
Nell'edizione 1975/1976 della Coppa delle Coppe la Fiorentina rappresentò l'Italia.
Nel primo turno i viola affrontarono i turchi del Besiktas Istanbul che regolarono con un doppio 3 -0. La prima gara si disputò in Turchia il 17 settembre 1975 con ritorno a Firenze il 1 ottobre. Tra i pali della viola vi era Franco Superchi che aveva ereditato la maglia di titolare da Enrico Albertosi.
Nel secondo turno della competizione i viola si scontrarono, venendo di conseguenza eliminati, contro la formazione della Germania dell'Est del Sachsenring Zwickau ove militava il leggendario portiere Jurgen Croy: un talento (il miglior portiere della storia calcistica della D.D.R)  del quale ho narrato per sommi capi le gesta in uno dei precedenti post. Dopo la vittoria per 1-0 a Firenze del 22 ottobre la Fiorentina  venne sconfitta ai calci di rigore per 5-4 nella gara di ritorno. Di fronte a Croy (che segnò anche uno dei rigori per i suoi) si inchinò anche un talento nostrano come Superchi. 

EDIZIONE 1976/1977
Il Napoli che partecipò all'edizione 1976/1977 della Coppa delle Coppe aveva tra i pali Pietro Carmignani.
Nel primo turno contro i norvegesi del Bodo Glimt le cose si risolsero già nella gara di andata, del 15 settembre 1976 quando i partenopei vinsero in trasferta per 2- 0. Nel ritorno del 29 settembre  successivo il Napoli vinse per 1-0 e passò il turno.
I successivi avversari, i ciprioti dell'Apoel, imposero al Napoli il pareggio per 1-1 a Nicosia nella gara di andata del 20 ottobre mentre vennero superati nel ritorno quando a Napoli, il 4 novembre, gli azzurri vinsero per 2-0 passando  così il turno.
Contro i polacchi dello Slask Wroclaw il Napoli pareggio per 0-0 il 2 marzo 1977 nella gara di andata quando, tra i pali, fu schierato il portiere di riserva Nevio Favaro.
A Napoli, il 16 marzo, ritornò tra i pali Carmignani. Il Napoli regolò i polacchi per 2-0 e raggiunse così la semifinale.
Contro i belgi dell'Anderlecht non bastò la vittoria di misura (1-0) ottenuta in casa il 6 aprile.
Nel ritorno del 20 aprile, a Bruxelles, l'Anderlecht segnò due reti a Carmignani e il Napoli venne eliminato.

EDIZIONE 1977/1978
Il Milan che prese parte , con poca fortuna, all'edizione 1977/1978 della Coppa delle Coppe aveva tra i pali un portiere che di Coppa delle Coppe se ne intendeva parecchio: Enrico Albertosi.
Purtroppo l'esperienza del numero 1 milanista non bastò ad evitare l'eliminazione già al primo turno per mano degli spagnoli del Real Betis di Siviglia.
Dopo la sconfitta per 2-0 patita a Siviglia il 14 settembre 1977 i rossoneri vinsero a Milano per 2 -1 il 28 settembre ma, per la differenza reti, vennero subito eliminati dal torneo.

EDIZIONE 1978/1979
La prima partecipazione dell'Inter alla Coppa delle Coppe coincise con un incrocio molto interessante con un ragazzotto belga che sarebbe diventato una star. Ma quella lì è un'altra storia.
Tra i pali della squadra nerazzurra in quella stagione  vi era Ivano Bordon che disputò da titolare tutte le sei gare di coppa della stagione.
Nel primo turno contro i maltesi del FC Floriana l'Inter vinse agevolmente la prima gara del 13 settembre 1978 a La Valletta per 3-1 su di un campo di sassi che, a memoria, mi ricordo bene. 
Quindi il 27 settembre a Milano i maltesi vennero travolti 5-0 consegnando il passaggio del turno ai nerazzurri.
Al secondo turno i norvegesi del Bodo Glimt non opposero grande resistenza e l'Inter rifilò loro 5 reti a zero nella gara d'andata a Milano il 18 ottobre. In Norvegia, il 25 ottobre i nerazzurri bissarono il successo per 2-1 ottenendo così la qualificazione ai quarti di finale.
Avversari dell'Inter furono i belgi del Beveren che, tra i pali, avevano un giovanotto riccioluto di nome Jean-Marie Pfaff.  Dopo lo 0-0 a Milano del 7 marzo 1979 i belgi vinsero in casa loro per 1-0 la gara di ritorno che si disputò il 21 marzo e si qualificarono per la semifinale eliminando Bordon & Compagnia.
Che il portiere belga sarebbe poi entrato nel mio destino da appassionato del calcio era scritto già  in quelle partite lì dove Pfaff fermò i cugini interisti. Un piccolo dispetto a favore del suo futuro fan milanista.

EDIZIONE 1979/1980
La Juventus che partecipò alla  Coppa delle Coppe del 1979/1980 aveva tra i pali un fenomenale portiere che rispondeva al nome di Dino Zoff.
Il Dino "Mito" Nazionale giocò tutte le otto gare dei bianconeri nella manifestazione fino all'eliminazione nella semifinale per mano degli inglesi dell'Arsenal.
Al primo turno, contro gli ungheresi del Raba Eto Gyor, la Juve vince all'andata a Torino il 19 settembre 1979 salvo poi uscire sconfitta, ma egualmente qualificata, nella gara di ritorno che si giocò in Ungheria il 3 ottobre 1979 e che vinsero i magiari per 2-1.
Al secondo turno contro  i bulgari del Beroe Stara Zagora la Juventus venne sconfitta in Bulgaria il 24 ottobre per 1-0 salvo poi  spuntarla il 7 novembre a Torino per 3-0, ma solo dopo i tempi supplementari, e conquistando così la qualificazione  per i quarti di finale.
Contro gli allora jugoslavi del FK Rijeka i bianconeri pareggiarono a Fiume il 5 marzo 1980 salvo poi batterli per 2- 0 a Torino il 19 marzo conquistando così l'accesso alla semifinale di coppa.
Nel doppio confronto contro gli inglesi dell'Arsenal la Juventus , dopo aver pareggiato 1-1 a Londra il 9 aprile venne sconfitta in casa il 23 aprile per 0-1 consegnando così le chiavi di accesso alla finale agli inglesi.


(2- continua)
















domenica 26 aprile 2015

Da Enrico Albertosi 1961 a Luca Marchegiani 1999: storia dei portieri italiani nella Coppa delle Coppe - Parte I

                                        


Un bel giorno qualche signore della UEFA si renderà conto di aver commesso un clamoroso errore a mandare in pensione la Coppa delle Coppe, la competizione che metteva di fronte le squadre vincitrici delle rispettive coppe di lega nazionali. Lascio che il tempo passi  zelante e attendo di vederla ritornare.

Il primo portiere ad alzare al cielo la Coppa delle Coppe, il 27 maggio del 1961, fu l'italiano Enrico Albertosi che, in quella prima edizione 1960/1961, difendeva i pali della Fiorentina e che alzò al cielo il trofeo proprio a Firenze dopo aver sconfitto i Rangers di Glasgow.
Per ironia della sorte quando il 19 maggio 1999 a Birmingham si disputò l'ultima edizione di questo trofeo l'ultimo portiere a laurearsi campione fu ancora un italiano: Luca Marchegiani, portiere della Lazio che sconfisse in finale gli spagnoli del Maiorca.
Tra Albertosi 1961 e Marchegiani 1999 tante storie, tanti gol, tanti campioni.
Ho radunato in questo post tutti i portieri italiani che giocarono almeno una gara in quella fantastica competizione.

EDIZIONE 1960/1961
Come detto a rappresentare l'Italia in quella prima edizione c'era la Fiorentina dell'allenatore ungherese Lajos Czeizler che fu poi sostituito dal connazionale Hidegkuti.
Tra i pali della viola si alternarono il veterano Sarti ed il giovanissimo Albertosi.
Nella prima doppia sfida con gli svizzeri del Lucerna giocò  Albertosi la gara di andata con vittoria esterna della viola per 0-3. Quindi, nella gara di ritorno, il 28 dicembre 1960, a Firenze giocò Sarti e la Fiorentina vinse 6-2.
Nel successivo turno ai viola toccò la Dinamo Zagabria. Giocò Albertosi sia a Firenze il 22/3/1961 che a Zagabria il 12/04/1961. All'andata finì 3-0 per i viola che al ritorno vennero sconfitti per 2-1 passando tuttavia il turno per la differenza delle reti.
Il doppio incontro finale contro gli scozzesi del Rangers di Glasgow si risolse in due successi viola. Per 0-2 in terra scozzese il 17 maggio 1961 e per 2 -1 il 27 maggio 1961 a Firenze. In entrambe le partite giocò Albertosi che, così, fu il primo portiere italiano a sollevare al cielo la Coppa delle Coppe.

EDIZIONE 1961/1962
La Fiorentina difese il suo titolo partendo con lo sconfiggere gli austriaci del Rapid Vienna nel primo doppio confronto del 25 ottobre e 22 novembre 1961. A Firenze finì 3 -1 e a Vienna 2-6. Tra i pali della Fiorentina giocò in entrambe le occasioni Albertosi.
Nel turno successivo ai viola toccarono gli slovacchi della Dinamo Zilina. A Zilina il 21 febbraio 1962 i locali si imposero per 3 reti a 2. Nel ritorno, che si disputò a Firenze il 27 febbraio la Fiorentina si impose per 2-0 passando così al turno successivo. Sempre Albertosi difese nelle due gare i pali della Viola.
Nella semifinale ai viola toccarono gli ungheresi del Ujpest Dozsa Budapest. A Firenze il 21 marzo a difendere i pali della formazione italiana andò Giuliano Sarti. Il risultato finale fu un secco 2-0.
Nella gara di ritorno, a Budapest, Enrico Albertosi rientrò tra i pali della Fiorentina che si impose in trasferta per 0-1 guadagnandosi così la finale contro l'Atletico Madrid.
La prima gara che si disputò a Glasgow finì in parità 1 -1 e a difendere i pali della Fiorentina vi era Giuliano Sarti.
Nella ripetizione della gara il 5 settembre 1962 gli spagnoli si imposero con un netto 3 - 0. 
Questa volta a Enrico Albertosi in campo per la ripetizione del match non restò che la consolazione del secondo posto.

EDIZIONE 1962/1963
A rappresentare l'Italia nell'edizione 1962/1963 ci fu il Napoli.
Al primo turno ai partenopei toccarono i  gallesi del Bangor FC. Tra i pali del Napoli  nelle due gare contro i gallesi c'era Walter Pontel. Dopo la sconfitta per 2-0 in trasferta il Napoli si impose per 3 -1 in casa. Allora non c'era ancora la regola del doppio valore dei gol in trasferta così, trovandosi le due squadre sul 3-3, si dovette rigiocare una terza gara. A Londra il 10 ottobre 1962 il Napoli vinse per 2 -1 e passò il turno. Tra i pali dei partenopei ci fu l'avvicendamento tra Pontel e Pacifico Cuman.
Nel successivo turno il Napoli affrontò gli ungheresi del Ujpest Dozsa. In porta giocò Pontel sia a Busapest il 14 novembre che a Napoli il 28 novembre. In entrambe le occasioni il punteggio fu 1 -1. Si rese necessario ancora una volta il terzo incontro per decidere il passaggio del turno.
A Losanna il 4 dicembre 1962 Pontel osservò i compagni battere gli ungheresi 3 -1.
Nel turno successivo contro l'OFK Belgrado il Napoli venne eliminato. Dopo  la sconfitta per 2-0 a Belgrado quando tra i pali dei partenopei andò Pacifico Cuman nel ritorno a Napoli gli azzurri vinsero per 3 -1 e tra i pali ritornò Pontel.
Per la terza volta si andò al terzo e decisivo incontro.
A Marsiglia il 3 aprile del 1963 Pontel e i suoi vennero sconfitti per 3 -1 e  furono eliminati.

EDIZIONE 1963/1964
L'Atalanta B.C. (Bergamasca Calcio) si affacciò sul palcoscenico europeo il 4 settembre del 1963 quando a Bergamo si giocò il primo turno preliminare della Coppa delle Coppe edizione 1963/1964.
L'avversario dei bergamaschi era lo Sporting di Lisbona. Tra i pali dell'Atalanta vi era quel Pier Luigi Pizzaballa la cui figurina dell'album Panini era leggendariamente introvabile. A Bergamo finì 2-0.
A Lisbona sempre con Pizzaballa tra i pali l'Atalanta venne sconfitta per 3-1 rendendo necessaria la terza partita per decidere il passaggio del turno.
Nella ripetizione, che si giocò a Barcellona il 14 ottobre 1963, tra i pali dei bergamaschi fu schierato Zaccaria Cometti che, nelle gerarchie del Campionato Italiano, era il titolare della formazione bergamasca. Lo Sporting Lisbona vinse per 3-1 dopo i tempi supplementari e così la prima partecipazione dell'Atalanta ad una coppa europea si esaurì  al primo turno.

EDIZIONE 1964/1965
Nel Torino che affrontò l'edizione 1964/1965 della Coppa delle Coppe ci fu spazio tra i pali per un solo portiere: Lido Vieri. Cioè colui che raccolse il testimone da Valerio Bacigalupo dopo la tragedia di Superga.
Lido Vieri scese in campo in tutte le 9 partite che il Toro disputò in quell'edizione.
Nel primo turno contro gli olandesi del Fortuna Geelen il Torino vinse in casa 3-1 il 23 settembre 1964 salvo poi pareggiare in Olanda per 2-2 il 7 ottobre.
Nel secondo turno contro i finlandesi dell'Haka Valkeakoski i granata vinsero per 0-1 in trasferta l'11 novembre salvo poi passeggiare sugli avversari nel ritorno a Torino per 5-0 il 6 dicembre.
Nel terzo turno contro la Dinamo Zagabria dopo l'1-1 di Torino del 3 marzo 1965 il 17 marzo a Zagabria il Toro si impose per 1-2 guadagnandosi così l'accesso al quarto turno.
Contro i tedeschi del TST Monaco 1860 due gare non bastarono per stabilire le forze in campo: dopo la vittoria per 2-0 a Torino e la sconfitta per 3-1 a Monaco, nella ripetizione che si giocò a Zurigo il 5 maggio 1964 i tedeschi si imposero per 2-0 e passarono il turno eliminando i granata.

EDIZIONE 1965/1966
La prima partecipazione della "Vecchia Signora" alla Coppa delle Coppe nell'edizione 1965/1966 non fu delle più felici.
La Juventus allenata da Heriberto Herrera affrontò gli inglesi del Liverpool. 
Nel doppio confronto che si disputò con gara di andata a Torino il 29 settembre 1965 con il risultato di 1-0 per i bianconeri  e ritorno a Liverpool il 13 ottobre che finì 2-0 a favore degli inglesi la Juventus venne subito eliminata.
A difendere i pali dei bianconeri fu, in entrambe le partite, Roberto Anzolin.

EDIZIONE 1966/1967
La Fiorentina ritornò a disputare la Coppa delle Coppe nella stagione 1966/1967.
Tra i pali della Viola ancora volava Enrico Albertosi.
Tuttavia il doppio confronto contro gli ungheresi del Vasas Gyoer fu molto amaro per i viola.
La Fiorentina venne subito eliminata nonostante la vittoria nella gara di andata del 28 settembre 1966 a Firenze.
Nel ritorno in terra ungherese i viola vennero sconfitti per 4-2 e furono pertanto subito eliminati dalla competizione.


EDIZIONE 1967/1968
La prima volta del "mio" Milan nella Coppa delle Coppe fu subito quella buona.
Guidata in panchina dal "Paron"  Nereo Rocco la formazione rossonera centrò il bersaglio al primo tentativo.
Nel primo turno contro i bulgari del Levski Sofia fu subito festa con la vittoria interna per 5 -1 del 20 settembre 1967 e pareggio 1 -1 a Sofia  dell'11 ottobre. Tra i pali del Milan giocò Fabio Cudicini detto "Il Ragno Nero" nella gara di andata e Pierangelo Belli nel ritorno.
Gli ungheresi del Vasas Gyoer vennero superati nel secondo turno con un doppio pareggio che, con l'inserimento del valore doppio del gol in trasferta premiò i rossoneri: finì 2-2 in Ungheria il 22 novembre 1967 e 1 -1 il 7 dicembre a Milan. In entrambe queste partite tra i pali andò Belli.
Al terzo turno il Milan affrontò i belgi dello Standard Liegi. Il 28 febbraio 1968 a Liegi finì 1-1 e, tra i pali del Milan, il titolare indiscusso diventò Cudicini. A Milano il 13 marzo finì ancora 1-1 e quindi si rese necessaria la ripetizione dell'incontro. Sempre a Milano il 20 marzo il Milan sconfisse lo Standard per 2-0 guadagnandosi così l'accesso alla semifinale.
L'avversario era tra i più ostici: i tedeschi del Bayern di Monaco.
A Milano il 1° maggio e a Monaco di Baviera l'8 maggio si trovarono uno di fronte all'altro due grandi, grandissimi portieri: il "Ragno Nero" Cudicini e il tedesco Joseph Sepp Maier. 
L'andata finì 2-0 mentre lo 0-0 del ritorno regalò alla compagnia di Rocco la finale della Coppa delle Coppe.
La finale che si disputò a Rotterdam il 23 maggio 1968 vide il Milan di Cudicini battere i tedeschi dell'Amburgo SV per 2-0.
A timbrare i "cartellini" dei gol rossoneri quello stesso Hamrin che, nel 1961 contribuì con i suoi gol al successo della Fiorentina.

EDIZIONE 1968/1969
Ancora il Torino rappresentò l'Italia nell'edizione 1968/1969.
L'inossidabile Lido Vieri difese i pali granata nelle prime tre gare: contro il Partizan Tirana a Tirana il 18 settembre 1968 finì 1-0 per gli albanesi. Il ritorno a Torino il 2 ottobre finì 3 -1 per i granata che si qualificarono così per il secondo turno.
Contro gli slovacchi dello Slovan Bratislava il Toro fu sconfitto in casa per 1-0 il 19 febbraio 1969.
Nella gara di ritorno, che si disputò  a Bratislava il 5 marzo, Lido  Vieri venne sostituito quasi subito, a causa di un infortunio,  da Franco Sattolo. 
I granata persero per 2-1 e vennero eliminati dal torneo.

EDIZIONE 1969/1970
Titolare della porta della Roma che affrontò la Coppa delle Coppe nell'edizione 1969/1970 fu Alberto Ginulfi che, nato e cresciuto nella capitale, era uno dei beniamini indiscussi dei tifosi giallorossi.
Ginulfi giocò tutte le partite che la Roma disputò nella competizione. 
Nel primo turno la Roma  si vide opposti gli irlandesi del FC Arda Newtownards. Dopo lo 0-0 dell'andata a Belfast il passaggio del turno venne assicurato dalla vittoria interna del 1 ottobre 1969 per 3-1.
Quindi fu la volta del doppio confronto con gli olandesi del PSV Eindhoven. Sia a Roma il 12 novembre che ad Eindhoven  il 26 novembre il punteggio fu identico: 1-0 per la formazione di casa. Si procedette quindi al sorteggio per determinare la squadra qualificata. La spuntò la Roma che, nel terzo turno affrontò i turchi dello Goztepe Izmir.
A Roma il 4 marzo 1970 finì 2-0 per i giallorossi mentre a Smirne il 18 marzo finì 0-0 così che la Roma si qualificò per la semifinale.
Avversario di turno era la squadra polacca del Gornik Zabrze. A Roma il 1 aprile 1970 finì 1-1.
In Polonia il 15 aprile finì 2-2 dopo i tempi supplementari (1-1 i tempi regolamentari).
Si dovette rigiocare il 22 aprile a Strasburgo e, dopo l'ennesimo pareggio per 1-1 il sorteggio fu, questa volta, fatale ai giallorossi che vennero così eliminati ad un passo dalla finale.

(1- continua) 

















                                 


           




Ottorino Piotti e il miracolo dell'Atalanta nella Coppa delle Coppe 1987/1988


Accadde nella stagione calcistica 1987/1988.
La formazione dell' Atalanta B.C. (Bergamasca Calcio), pur militando in serie B (seconda serie del Campionato Italiano di Calcio), approdò alle semifinali della seconda coppa europea per importanza: la Coppa delle Coppe, competizione che, all'epoca, metteva di fronte le vincitrici delle rispettive coppe di lega nazionali.
Ad oggi nessuna altra formazione in Europa, partendo dalla serie cadetta, è mai riuscita ad eguagliare tale risultato.
Il miracolo Atalanta aveva basi solide.
Nella stagione 1986/1987 la formazione di Bergamo retrocedette dalla serie A alla serie B e, nella stessa stagione, riuscì ad arrivare alla finale della Coppa Italia trovandosi di fronte il Napoli di Diego Armando Maradona.
Pur essendo stata sconfitta sul campo (nel doppio confronto di andata e ritorno contro il Napoli) la formazione dell'Atalanta approdò al tabellone principale della Coppa delle Coppe grazie al fatto che, lo stesso Napoli, vincendo lo scudetto 1986/1987 lasciò libero il posto per disputare la Coppa dei Campioni.
Così i bergamaschi, pur militando in serie B, nel settembre del 1987 partirono nella loro avventura in Coppa delle Coppe.
Tra i pali della formazione atalantina, già da quattro stagioni, vi era uno dei miei "eroi originali": Ottorino Piotti.
Un ottimo portiere, Piotti, che con voli spettacolari e plastici entrò nella schiera dei miei preferiti nel giro di poche partite con la maglia del Milan nei primi anni ottanta.
Nel primo doppio confronto contro i gallesi del FC MERTHYR TIDFILD  l'Atalanta venne sconfitta in Galles il 16/09/1987 per 2 - 1 salvo poi ribaltare il risultato a Bergamo dove, il 30 settembre, si impose per 2 - 0 guadagnandosi la qualificazione agli ottavi di finale.
Ai bergmaschi toccò in sorte la formazione greca dell'OFI CRETA.
Il 20 ottobre a Salonicco l'Atalanta venne sconfitta per 1 -0.
Nella gara di ritorno del 5 novembre a Bergamo l'Atalanta si impose per 2 - 0 eliminando la formazione greca e passando così il turno.
Il proibitivo sorteggio per i quarti di finale riservò ai bergamaschi il temibile Sporting di Lisbona.
Passata la pausa invernale, nella gara di andata che si disputò a Bergamo il 2 marzo 1988, l'Atalanta si sbarazzò dei portoghesi battendoli per 2 - 0 con reti di Nicolini e del bomber Cantarutti.
Il 16 marzo a Lisbona i nero-azzurri di Bergamo timbrarono il cartellino del passaggio  del turno pareggiando per 1 - 1.
La miracolosa cavalcata dei ragazzi allenati da mister Mondonico che,  pur essendo in seconda divisione, arrivarono come unica rappresentante del calcio italiano alle semifinali di una coppa europea nella stagione 1987/1988 si arrestò solo di fronte ad un altro miracolo "sportivo": quello rappresentato dai belgi del Malines (o Mechelen).
Nella sfida di semifinale il "mio" Ottorino Piotti si trovò di fronte ad un altro degli "originali": quel Michel Preud'Homme le cui gesta ho già raccontato in un precedente post: http://allafinedelprimotempo.blogspot.it/2013/05/la-doppia-carriera-di-michel-preudhomme.html
Nella gara di andata, che si disputò in Belgio il 6 aprile 1988, dopo un inizio al fulmicotone con le reti dell'israeliano Eli Ohana per il Malines e il pareggio dello svedese Stromberg per l'Atalanta la gara fu decisa in favore dei belgi da una rete di  den Boer all'82° minuto.
Il 20 aprile a  Bergamo dopo il vantaggio iniziale dell'Atalanta con Garlini su rigore il Malines riuscì prima a pareggiare e poi a vincere per 2 - 1 con reti di  Rutjes e Emmers.
L'Atalanta venne così eliminata dai belgi che, di lì a pochi giorni, avrebbero vinto il trofeo.
Ricordo sempre con affetto quei giorni di una "primavera miracolosa" passata a tifare per il "mio" Piotti  portiere di  sicuro valore che era finito con la piccola Atalanta a fare a sportellate con le Grandi d'Europa.
Sogno di certe notti di mezza primavera.




(Sporting Lisbona - Atalanta 1 - 1 )







(Malines - Atalanta 2 -1)







(Atalanta - Malines 1 -1)







martedì 21 aprile 2015

Rinat Dasaev e le magie dei Tulipani nella finale del Campionato Europeo 1988


Accadde sabato 25 giugno 1988 allo Stadio Olimpico di Monaco di Baviera.
Quel giorno lì si affrontarono, per la gara finale del Campionato  di Calcio Europeo, le nazionali di Olanda e Unione Sovietica.
Tra i pali delle due squadre due autentici giganti: Hans Van Breukelen a difendere i pali dei Tulipani d'Olanda e  Rinat Dasaev che della Nazionale dell'U.R.S.S. era anche il capitano nonchè uno dei punti di forza. 
Le sue straordinarie doti atletiche e le sue parate avevano contribuito a condurre la comitiva di Mr. Lobanovski  sino alla finalissima di Monaco di Baviera.
Le due formazioni si erano già affrontate nella prima fase del girone 2. 
Il 12 giugno 1988 a Colonia l'U.R.S.S. aveva piegato i  Tulipani per una rete a zero.
Quindi i russi pareggiarono con l'Irlanda per 1 -1  e sconfissero l'Inghilterra  per 3 - 1 mentre gli Orange sconfissero pure per 3 -1 gli inglesi e piegarono anche gli Irlandesi per 1 - 0.
Qualificatesi entrambe, l'U.R.S.S. come prima nel girone  e l'Olanda come seconda, le due nazionali trovarono di fronte, nelle semifinali, avversarie di tutto rispetto: ai russi toccò l'Italia e agli olandesi i padroni di casa della Germania Ovest.
L'U.R.S.S. piegò la nazionale di  Azeglio Vicini per 2-0  mentre l'Olanda  sconfisse i tedeschi per 2- 1.
Nella sfida con gli azzurri Dasaev fu miracoloso quando, sul risultato di  0-0,  respinse un colpo di testa del "nostro Principe" Giannini  da "zero metri".
Così il giorno della finale U.R.S.S. e Olanda si trovarono di nuovo di fronte.
Rispetto alla prima gara gli olandesi poterono contare sulla presenza in campo sin dal primo minuto del fenomenale attaccante Marco Van Basten mentre ai russi venne a mancare per squalifica il centrale difensivo Kuznetsov  uomo che, sulle palle alte nell'area di rigore, era una diga posta di fronte a Dasaev.
Ed infatti, archiviato uno dei soliti miracoli di Dasaev a inizio primo tempo con una straordinaria deviazione volante su calcio di punizione del "Tulipano Nero" Ruud Gullit, fu proprio grazie ad una combinazione di testa nel cuore dell'area di rigore russa che lo stesso Gullit trafisse imparabilmente Dasaev.
Poi, nella ripresa, al minuto 54 Marco Van Basten inventò uno dei gol più belli nella storia del calcio segnando una rete con una splendida battuta al volo da posizione estremamente defilata sulla destra che sorvolò Dasaev e si infilò sul palo più lontano lasciando esterrefatto il gigante russo.
Rinat Dasaev, portiere, capitano e ultimo baluardo della difesa dell'allora U.R.S.S.  si inchinò così al genio di due tra i più grandi calciatori della storia d'Olanda: per lui la consolazione di aver portato i russi, con le sue parate, alla finale del torneo.




(LA FINALE DI EURO 1988)







mercoledì 15 aprile 2015

Ode a "Don" Eduardo Galeano che raccontò "Splendori e miserie del gioco del Calcio"


Lo scorso 13 aprile se n'è andato lo scrittore uruguagio "Don" Eduardo Galeano.
Anche lui era un ragazzo del 1940.
Anche lui era uno degli "Originali". 
Se devo indicare da 1 a 10 quanto importante sia stata la sua influenza sul  mio modo di scrivere della mia  "passione" calcistica indicherei un 11 abbondante.
Era l'anno 1997 quando uscì la prima edizione italiana del suo "EL FUTBOL A SOL Y SOMBRA" che in italiano fu tradotto in "SPLENDORI E MISERIE DEL GIOCO DEL CALCIO".
Quel libro, che consumai in poche ore e rilessi quattro volte in un mese, è la "Bibbia del Calcio".
Scritto con una competenza invidiabile ed una passione sterminata "SPLENDORI E MISERIE DEL GIOCO DEL CALCIO"  racconta per filo e per segno le storie di calcio di cui Eduardo Galeano   fu diretto testimone.
Nelle pagine di questo libro infinito ho trovato storie già note e preziose e sconosciute vicende tutte quante raccontate con una prospettiva unica. 
Non solo uno sguardo con  la lente rivolta al mondo del calcio ma, più in generale, la visione di campioni e brocchi che escono dalle pagine del libro con tutta la loro umanità che solo un sudamericano come Galeano poteva narrare.
Quel libro lo conservai a lungo...
Poi un giorno venne a trovare mia suocera un suo cugino che, tuttora, è Padre missionario nei pressi di Montevideo.
Così, parlando del più e del  meno,  quel giorno con Padre Rodolfo Bonci ci trovammo a parlare delle leggende del calcio  in Uruguay. 
In breve scesero in campo i vari Ghiggia, Schiaffino, Varela ... insomma, l'A-B-C- della storia calcistica uruguagia ... parlammo del meraviglio stadio di Montevideo chiamato Estadio Centenario e di molte altre cose ancora.
Alla fine di quella giornata regalai a Padre Rodolfo la mia copia del libro Galeano. 
Rodolfo sarebbe tornato a Montevideo dopo pochi giorni e volevo che "riportasse" a casa tutti quegli eroi del Calcio di cui Galeano raccontava nel suo libro.
Anni dopo, nel 2009,  ritrovai sugli scaffali di una libreria quel libro.
E così me lo ricomprai e, tuttora, "SPLENDORI E MISERIE DEL GIOCO DEL CALCIO" accompagna le mie ricerche su fatti e personaggi del mondo del Calcio.
Ma non il calcio in genere ...
No.
Intendo il "Calcio" ... quello con la C maiuscola che racconta Eduardo Galeano e che pochi altri , prima di lui, hanno avuto la capacità di raccontare rendendolo così unico, così vero.

"Come tutti gli uruguagi, avrei voluto essere un calciatore. Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, mentre dormivo; durante il giorno ero il peggior scarpone che sia comparso nei campetti del mio paese."

"La storia del calcio è un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria, è andato perdendo la bellezza che nasce dall'allegria di giocare per giocare. Oggi, il calcio professionistico condanna ciò che è inutile, ed è inutile ciò che non rende. E a nessuno porta guadagno  quella follia che rende l'uomo bambino per un attimo, lo fa giocare come gioca il bambino con il palloncino o come gioca il gatto con il gomitolo di lana: ballerino che danza con una palla leggera come il palloncino che se ne va per l'aria e come il gomitolo che rotola, giocando senza sapere di giocare, senza motivo, senza orologio, e senza giudice."

"E io resto con quella malinconia irrimediabile che tutti sentiamo dopo l'amore, e alla fine della partita."

Addio "Don" Galeano ... Maestro del Racconto del "nostro" Calcio.







martedì 14 aprile 2015

I Ragazzi del 1940 (o giù di lì)



Papà era nato il 17 marzo del 1940.
Diceva spesso che essere nato il 17 non gli aveva portato fortuna.
Ultimo di quattro fratelli all’età di soli dieci anni perse il padre.
Quando poi all’età di 17 anni perse anche mamma Maria maturò in lui la convinzione che il 17 non era un numero casuale nell’ambito della sua vicenda umana.
Come tutti i ragazzi che si trovano troppo presto privi dei genitori in lui si sviluppò quel senso di responsabilità che fa diventare uomini prima ancora di aver finito “l’apprendistato di ragazzo”.
Erano gli anni del dopoguerra. Quelli che vedevano tutti impegnati a fondo nel ricostruire. Ricostruire tutto, materialmente e moralmente.
Cullando la sana passione del calcio papà ebbe modo di crearsi un mondo di amici, di persone che gli volevano bene.
Quei ragazzi del ’40 (che vedete nella foto che accompagna questo pezzo – papà è quello accosciato al centro – mentre il ragazzo in piedi a destra con le mani sui fianchi è il papà del nostro Faz) non avevano la tv, non avevano i videogiochi, non avevano l’iphone … erano privi di tutti quelli che oggi chiamiamo comfort e che riempiono le nostre case …
Restavano loro lunghe ore passate tra il campo di calcio e l’oratorio e così riuscivano a legare comuni passioni a doppio filo con amicizie vere, sincere e disinteressate.
Quei ragazzi nati nel ’40 (e dintorni) hanno vissuto un epoca non certo facile.
Nei ricordi dei racconti dei loro natali passati, per esempio, c’è tutto il significato del “valore delle cose”.
Ma le difficoltà rendono forti.
E tutto questo non è retorica fine a sé stessa … semmai la riflessione di quanto in gamba fossero quei ragazzi del  1940 (o giù di lì) …
Nei giorni successivi alla sua scomparsa tra i tanti amici che lo sono venuti a salutare è spuntata fuori qualche foto in bianco e nero come quella qui sopra e molti aneddoti calcistici del tempo della giovinezza.
E’ stato lì che allora ho immaginato il momento dell’addio.
L’ho rivisto ragazzo correre a perdifiato appresso alla palla e, intravista la luce alla fine del tunnel, dare un’occhiata al calendario …
Segnava domenica 16 settembre … allora ha preso la corsa più veloce che poteva e, con le ultime forze che gli restavano, l’ho visto calciare verso il suo destino… beffando di qualche ora quel malefico 17 …
Ci sarebbero tante storie da raccontare ma, a pensarci bene, basta guardare la foto della mitico “K2” schierato là
sopra per immaginarle tutte quante queste storie… e di più.
Ciao pà !







(Dettaglio del retro della foto della formazione del  K2)






Tratto da IL TONNUTO - 132 - ottobre 2012

domenica 12 aprile 2015

Ubaldo Matildo "Pato" Fillol e la finale mondiale del 1978


Ubaldo Matildo "Pato" Fillol è uno dei padri "originali" della mia passione per i portieri.
La storia della finale mondiale del 1978 l'ho già raccontata qui: 
La sfida tra Argentina e Olanda vista a  colori mi portò definitivamente dentro le casacche sgargianti dei due portieri.
Il verde dell'argentino Fillol e il giallo dell'olandese Jongbloed.
Dell'olandese ho già narrato all'epoca di questo post:
E' quindi ora la volta del "Pato" Fillol che, detto per inciso, con le sue straordinarie parate in quella storica partita del 25 giugno 1978 fu determinante per la vittoria dell'Argentina almeno tanto quanto il bomber capellone Mario Kempes.
Il "Pato" giocò quel mondiale con l'inedito numero 5 sulle spalle. 
Un portiere con il numero 5 ? 
Una delle tante curiosità e pazzie di quel mondiale. 
Così dall'altra parte l'olandese Jongbloed, tanto per essere alla pari, giocò con il numero 8.
Una sfida tra numeri 1 che giocavano con altri numeri sulle spalle ...  allora mi parve qualcosa di straordinario. Dovevo ancora vedere cosa sarebbe successo qualche decennio dopo.
Ritornando al mitico "Pato" Fillol va detto anzitutto che il nostro arrivò alla maglia di titolare della nazionale argentina sbaragliando la concorrenza di una "leggenda" come quella rappresentata da Hugo Orlando Gatti.
"El Loco" Gatti si fermò a causa di un infortunio poco prima dei mondiali e così il selezionatore argentino Menotti diede fiducia a Fillol e, questa fiducia, fu ripagata dal "Pato" sul campo con prestazioni straordinarie.
Poco prima del mondiale lo stesso Fillol litigò con Menotti e, non fosse stato per l'infortunio de "El Loco", la storia sarebbe stata ben diversa.
Già titolare tra i pali del River Plate, con grande soddisfazione dei suoi tifosi, Fillol in quel mondiale del 1978 compì un primo straordinario miracolo allorquando nella gara di qualificazione contro la Polonia parò un calcio di rigore a Deyna quando la gara era sul punteggio di 1 - 0 a favore dell'Argentina. Sempre in quella partita il nostro fu determinante in almeno altre due occasioni bloccando le velleità dei polacchi con interventi al limite del prodigioso.
Il capolavoro assoluto, tuttavia, Fillol lo riservò per la partita finale.
Nella finale contro l'Olanda con il risultato ancora in bilico Fillol compì due autentici miracoli volando a respingere prima un tiro di Rep e successivamente respingendo praticamente da un metro, a pochi minuti dalla fine del primo tempo,  un tentativo in scivolata dell'olandese Rensenbrink.
Nella storia della Nazionale di Calcio Argentina, ad oggi, Ubaldo Matildo "Pato" Fillol è il portiere che detiene il record di presenze (58).
Sicuramente uno dei migliori portieri della storia del Calcio.
Fillol, uno dei miei eroi. 
Uno degli "originali".




Ubaldo Matildo "Pato"  Fillol  eroe della Nazionale Argentina 1978 



sabato 4 aprile 2015

Sebastiano Rossi e il record di imbattibilità della stagione 1993/1994


Accadde nella stagione 1993/1994.
Sebastiano Rossi, portiere del "mio" Milan, mantenne inviolata la sua rete per ben  929 minuti nelle gare di campionato italiano di Serie A  stabilendo un primato che, a  più di ventuno anni di distanza, resta ancora ineguagliato.
Portiere dall'elevata statura (1 metro e 97) e dalle ottime doti atletiche, Sebastiano "Seba" Rossi approdò al Milan nella stagione 1990/1991 proveniente dal Cesena, città nella quale il nostro nacque il 20/7/1964.
Nella sua prima stagione in maglia rossonera restò spesso in panchina ad osservare le prestazioni del titolare Andrea Pazzagli.
Nella stagione 1991/1992 Rossi giocò 30 delle 34 gare del Milan lasciando al giovane Francesco Antonioli solo lo spazio di 4 presenze.
La stagione successiva a partire titolare fra i pali della porta del Milan fu proprio Antonioli ma, dopo il suo clamoroso errore nel derby Milan-Inter che regalò il pareggio ai nerazzurri, Sebastiano Rossi rientrò in possesso della maglia numero 1  e la conservò a lungo.
Nel corso della stagione 1993/1994 Rossi stabilì il record di imbattibilità di 929 minuti mantenendo inviolata la propria porta nelle seguenti gare:

giornata 16   Milan - Cagliari  2 -  1   (rete del cagliaritano Villa al minuto  37)
giornata 17   Reggiana - Milan 0 - 1
recupero giornata 15  Udinese - Milan  0  - 0 
giornata 18   Milan - Lecce  0 -  0
giornata 19   Genoa - Milan  0 - 0
giornata 20   Milan - Piacenza 2 - 0
giornata 21   Atalanta - Milan 0 - 1
giornata 22   Roma - Milan  0 - 2
giornata 23   Milan - Cremonese 1 - 0
giornata 24   Lazio - Milan  0  - 1
giornata 25   Milan - Foggia  2  - 1   (rete del foggiano Kolivanon al minuto 66)

L'indubbio talento e le straordinarie doti fisiche lo lo fecero diventare in breve uno dei beniamini di tutti noi tifosi milanisti: il celebre telecronista sportivo di fede rossonera Carlo Pellegatti  coniò per Rossi il soprannome "Ascensore Umano"  che  ben ne rappresentava la principale caratteristica fisica.
C'era lui tra i pali del Milan la notte del 18  maggio 1994 quando, nella finale di Champions League ad Atene,  i rossoneri "distrussero" il Barcellona di Cruijff  per 4 reti a zero. 
Nel corso degli anni in maglia rossonera Rossi sconfisse la concorrenza di colleghi illustri come il tedesco Jens Lehmann (nella stagione 1998/1999) e, prima ancora, Massimo Taibi (1997/1998). In entrambe le occasioni  "Seba" Rossi, partendo dalla panchina ad inizio stagione, finì per diventare titolare inamovibile dopo la serie di sventure a cui andarono incontro prima Taibi e quindi  Lehmann.
Tuttavia  Rossi fu spesso protagonista di episodi discutibili: come la volta in cui, a Foggia, rispedì in tribuna un petardo che i foggiani gli avevano tirato in campo, o ancora la volta in cui in un Perugia - Milan riuscì ad abbattere il centro-avanti locale Bucchi (dopo una rete subita su rigore dal giapponese Nakata) con un colpo in stile "laccio californiano" degno dei migliori wrestler.
Proprio in occasione di quest'ultima bravata (era l'ultima giornata di andata del campionato 1998/1999) il giudice sportivo gli inflisse ben 5 giornate di squalifica che ebbero il risultato di portare alla ribalta un giovane e valoroso portiere di nome Christian Abbiati.
Nella stagione 1999/2000 Abbiati non mollò più la maglia di titolare e così "Seba" Rossi, dopo una stagione in panchina a fare il secondo ed una addirittura ad essere il terzo portiere dietro lo stesso Abbiate ed il brasiliano Nelson Dida, nell'estate del 2002 lasciò il Milan per andare a chiudere la carriera da giocatore in quel di Perugia.
Personaggio dal temperamento particolarmente focoso avere tra i pali un portiere come  Sebastiano "Seba" Rossi  era una garanzia.
Uno dei portieri che, record di imbattibilità a parte, ha fatto la storia della maglia rossonera.
Un po' pazzo, come tutti i portieri, lui è uno dei miei "Eroi originali".
"Seba" Rossi: un grande portiere.

(Sebastiano Rossi ai tempi del Cesena)