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domenica 8 settembre 2019

Quando Giuliano Terraneo fece un provino per il Manchester Utd.



Accadde la prima settimana di settembre del 1987.
Giuliano Terraneo, il "Poeta di Briosco" , ex portiere di Torino, e Milan,  dopo aver risolto il suo contratto con la Lazio formazione con la quale disputò 38 gare nella stagione 1986/1987,   si ritrovò nei primi giorni di settembre ad essere senza squadra.
Il "Poeta di Briosco", 33 anni,  portiere affidabile,   il ritratto del quale potete trovare in questo post http://allafinedelprimotempo.blogspot.com/2013/08/giuliano-terraneo-il-poeta.html , si ritrovò così ad essere sul mercato, disponibile a qualsiasi altra nuova avventura nel mondo del calcio.
Contemporaneamente a Manchester, sponda United, dopo che un serio infortunio al ginocchio andò a compromettere  la carriera del portiere ed idolo locale  Gary Bailey "Il Colosso Biondo" (di cui ho narrato le vicende nel seguente post http://allafinedelprimotempo.blogspot.com/2013/05/gary-bailey-il-colosso-biondo.html )  l'allenatore e manager scozzese  Alex Ferguson si mise alla ricerca di un valido sostituto cui affidare la maglia numero 1 dei "Diavoli Rossi".
I nomi messi in bacheca  furono altisonanti: prima il russo Rinat Dasaev e poi il belga Jean-Marie Pfaff. Tuttavia non se ne fece nulla per entrambi: per il russo il problema era l'allora "temibile" "Cortina di Ferro" che rendeva pressochè impossibile qualsiasi tipo di approccio, mentre per il ricciolone belga l'accordo fu impossibile stante la forte volontà del Bayern Monaco di trattenere Pfaff in Baviera come valore aggiunto di una formazione già ottima.
Nel mondo del calcio le voci "girano" e così saputo che il Manchester Utd. era alla ricerca di un numero 1 affidabile il procuratore italiano Giuseppe Bonetto  prese contatti con  Alex Ferguson  e per Giuliano Terraneo si fece concreta la possibilità di trovare collocazione proprio a Manchester.
Detto e fatto la prima settimana di settembre Giuliano Terraneo volò a Manchester e provò per qualche giorno con i "Diavoli Rossi".
Le cose non andarono male sul campo dove Terraneo poteva far valere la sua pluriennale esperienza.
Tuttavia del possibile trasferimento non se ne fece nulla.
Ufficialmente a Manchester dissero che il portiere italiano non aveva quella stazza sufficiente a consentirgli di dominare l'area di rigore che, notoriamente, nel calcio inglese, viene grandinata da traversoni che rendono il gioco aereo essenziale nello sviluppo delle gare chiamando in causa spesso e volentieri il portiere di turno.
Terraneo con i suoi 182 cm di statura venne, in sostanza, ritenuto non idoneo a sostituire i 188 centimetri di Gary "Colosso Biondo" Bailey.
Qualche voce più maligna attribuì, invece, il mancato ingaggio di Terraneo allo stipendio richiesto  (circa 150 mila sterline -  350 milioni di lire per un anno di contratto), ritenuto troppo elevato per lo standard inglese di allora, anche considerato che il capitano del Manchester Utd. e della nazionale inglese Bryan Robson percepiva molto di meno (100 mila sterline l'anno).
Va considerato che, ai tempi, il calcio italiano e la serie A era al top nel mondo in quanto a stipendi pagati ai pedatori dell'epoca e questo, di fatto, non fu molto favorevole a Terraneo
Il Manchester Utd di Ferguson si arrangiò alla bene e meglio nella stagione 1987/1988 alternando  senza particolari fortune Chris Turner e Gary Walsh mentre  nella stagione successiva Ferguson andò a cercare il suo numero 1 in Scozia portando a Manchester  l'ottimo Jim Leighton. 
Nella storia di Giuliano Terraneo resterà per sempre la memoria di quell'esperienza con la maglia dei "Diavoli Rossi" addosso, ma l'Inghilterra, "La Perfida Albione",  non è terra che ama i  Poeti degli altri e così il "Poeta di Briosco" ritorno in Patria.
Terraneo trovò posto tra i pali del Lecce squadra con la quale disputò le ultime tre stagioni della sua carriera agonistica prima del suo ritiro al termine della stagione 1989/1990.














sabato 7 settembre 2019

Dino Zoff e quella scura notte di Atene


Accadde la notte del  25 maggio 1983 allo Stadio Olimpico di Atene.
Quella notte la Juventus del Leggendario  portiere-capitano  Dino Zoff affrontò la formazione tedesca dell'Amburgo nella sfida finale che assegnò la Coppa dei Campioni d'Europa per Club per la stagione 1982/1983.
Zoff si presentò in campo per quella importante finale esattamente 318 giorni dopo aver sollevato da Capitano della Nazionale Italia la Coppa del Mondo di Calcio vinta in Spagna  la notte di Madrid dell' 11 luglio del 1982.
Nel giro di poco meno di un anno Zoff  si ritrovò così alle prese con due partite finali di estrema importanza,  dimostrando (se mai ce ne fosse stato bisogno) di essere, in quel periodo, in Europa e nel Mondo,  il Numero 1 dei Numeri 1, "DinoMito", appunto, Una Leggenda.
Nella vita le coincidenze sono una parte integrante del cammino e pertanto non fu solo un caso che, anche questa volta, come era capitato a Madrid, la finale si disputò tra rappresentantive di Italia e Germania. 
Il dirimpettaio di Dino Zoff trai  pali della formazione tedesca, in quella notte di Atene, era un giovane e talentuoso ragazzotto di 19 anni: Ulrich "Uli" Stein, che fece del suo e bene, per mantenere inviolata la sua porta.
La "Vecchia Signora" arrivò a quella finale di Atene da imbattuta, mentre i tedeschi dovettero cedere una partita, nei quarti di finale, alla formazione della Dynamo Kijev che vinse ad Amburgo per 1-2 dopo aver però perso all'andata a Tbilisi per  0-3.
La notte di Atene  divenne subito amara per Dino Zoff.
Dopo otto minuti e rotti di gioco, e dopo che la Juventus aver avuto anche l'occasione di passare in vantaggio, l'Amburgo segnò con Felix Magath.
Il centrocampista dell'Amburgo ricevuta palla dal compagno Groh avanzò decentrandosi al limite del vertice dell'area di rigore juventina e, poco meno di un metro dalla linea di demarcazione dell'area stessa fece partire un tiro a parabola che sorprese nettamente Zoff e si infilò in perfetta diagonale all'incrocio dei pali. Quel colpo ad effetto di Magath fu il classico "lampo nel buio". 
I restanti 80 minuti di gara non portarono altre reti e così la formazione tedesca si vide consegnare la Coppa alzata al cielo nella notte di Atene dalle mani del capitano Horst  Hrubesch.
Il destino impedì, di fatto, a Dino Zoff di vincere quella Coppa che sarebbe stata il sigillo finale di una Carriera Splendente.
Quella notte ad Atene,  togliendosi di dosso la sua maglia numero 1  Zoff chiuse la sua carriera a livello di Club e solo quattro giorni dopo, il 29 maggio 1983,  "DinoMito"  disputò la sua ultima partita ufficiale della carriera vestendo per la 112 e ultima volta la maglia azzurra nella sconfitta per 2-0 subita dall'Italia contro la Svezia a Goteborg.
La notte di Atene restò un rimpianto ma non tolse nulla alla Leggenda Carriera di Dino Zoff.
Un Gigante. 
Per Sempre.







(Amburgo - Juventus   0-1)