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domenica 29 giugno 2014

Simone Braglia e la magica notte di Liverpool


Accadde a Liverpool la notte del 18 marzo 1992.
Il Genoa allenato da Osvaldo Bagnoli affrontò gli inglese del Liverpool nella gara di ritorno dei quarti di finale della Coppa Uefa 1991-1992.
Forti della vittoria per due reti a zero ottenuta in casa nella gara di andata la formazione genoana si presentò nel mitico stadio di Anfield Road per la gara di ritorno con le idee molto chiare.
Sin dai primi minuti di gara i grifoni aggredirono bene gli spazi e riuscirono anche a portarsi in vantaggio grazie ad una rete dell'attaccante  uruguagio Carlos Aguilera.
A quel punto la reazione del Liverpool costrinse  agli straordinari il portiere dei grifoni Simone Braglia.
Una carriera spesa sin lì tra Como, Sambenedettese, Lecce e Monza  Simone Braglia era approdato a Genova nella stagione 1989-1990.
All'inizio della ripresa il celebre attaccante gallese Ian Rush pareggiò per il Liverpool che iniziò un vero e proprio assalto verso la porta di Braglia.
Il portiere del Genoa compì autentici miracoli a ripetizione.
Alla metà del secondo tempo ancora il bomber Aguilera dopo un contropiede velocissimo orchestrato da Stefano Eranio e dal ceco Tomas Skuhravy riportò  in vantaggio il Genoa.
A nulla servirono i successivi tentativi dei Reds di pareggiare quella partita.
Simone Braglia chiuse la sua porta a doppia mandata e, con una prestazione superlativa, contribuì in maniera decisiva alla storica impresa del Genoa che espugnò l'Anfield Road.
Un partita storica per  gli amanti del Calcio e per tutti i tifosi del Grifone in particolare.
Il Genoa, la notte del 18 marzo 1992, fu la prima squadra italiana a battere il Liverpool tra le mura amiche dell' Anfield Road e Braglia fu  il muro contro cui andarono a sbattere gli inglesi.




Ricordo di Franco Mancini estroso portiere di Zemanlandia


Francesco Mancini, detto Franco è stato uno tra i migliori portieri del campionato italiano di Serie A nei primi  anni '90.
Tra i pali del Foggia dal 1987 al 1995 contribuì in maniera determinante a scrivere splendide pagine  di imprese calcistiche che resteranno per sempre nella memoria collettiva degli amanti del bel calcio.
Con un triplice salto dalla serie C alla serie A  Mancini si ritrovò a giocare nella massima serie sotto la guida tecnica di mister Zdenek Zeman.
Gli schemi particolarmente offensivi del tecnico boemo costrinsero Franco Mancini a giocare praticamente tale e quale ad un libero aggiunto.
Costantemente  fuori dalla propria area di rigore Mancini dirigeva il reparto difensivo giocando in maniera sicura con i piedi così come si dimostrò portiere affidabile, acrobatico e sicuro allorché rientrava a giocare tra i legni della propria porta.
Nello splendido viaggio tra i campionati di serie A 1991-1992 e 1994-1995, nonostante gli schemi di Zeman lo esposero a subire grandinate di reti da parte degli avversari, il portiere originario di Matera risultò spesso e volentieri il migliore in campo dei suoi e il suo apporto fu determinante per la permanenza in serie A del Foggia.
Finita l'epoca d'oro a Foggia Mancini ritornò protagonista tra i pali del Bari dove per quattro stagioni disputo il campionato di Serie A.
Dopo una breve parentesi a Napoli chiuse la carriera giocando diversi campionati in serie C  nelle fila di Sambenedettese, Teramo,  Salernitana e Martina.
Smessi i guanti da portiere Franco Mancini si dedicò ad allenare i portieri seguendo il "suo" maestro Zeman prima a Foggia nel 2010 e poi nel 2011 a Pescara.
Il 30 marzo del 2012  un infarto se lo porta tragicamente via a soli 43 anni d'età.
Come tutti i portieri che mi hanno fatto sognare ad occhi aperti anche Franco Mancini resterà sempre nei miei ricordi, come l'interprete spericolato di un sogno unico e fantastico:  resterà per sempre l'unico e vero portiere di Zemanlandia ... un modo un po' diverso di intendere il calcio.






sabato 28 giugno 2014

Luciano Bodini e le semifinali di Coppa Campioni 1984-1985


Luciano Bodini è da sempre considerato, nella memoria storica del calcio italiano, l'"eterno" numero 12. 
Il portiere di riserva che, per anni interi, ha visto le partite del campionato italiano di serie A dalla panchina della "sua" Juventus.
In dieci anni di militanza tra le file della Juventus, dal campionato 1979/1980 a quello 1988/1989, Bodini fece da riserva prima al mito di Dino Zoff e poi al più giovane ed esuberante Stefano Tacconi.
Tuttavia pochi ricordano che tra i pali della Juventus nelle due decisive sfide di semifinale della Coppa Campioni 1984-1985 a difendere  - e bene - i pali della Juventus c'era proprio Luciano Bodini.
Nel corso della  stagione 1984/1985 l'allenatore della Juventus, il celebre Giovanni Trapattoni, ad un certo punto tolse la maglia di titolare a Stefano Tacconi - forse per qualche bravata di troppo - e affidò le sorti della rete bianconera a Luciano Bodini.
Nel corso di quel campionato di Serie A  per ben 18 volte Bodini difese i pali della porta bianconera.
Ma le presenze più significative furono, senza ombra di dubbio,  quelle delle serate del 10 e 24 aprile 1985.
In quelle due occasioni la Juventus affrontò i francesi del Bordeaux nelle semifinali della Coppa dei Campioni.
Nella gara di andata che si disputò a Torino il 10 aprile i bianconeri vinsero per 3 reti a zero grazie alle prodezze dei suoi straordinari campioni Boniek e Platini.
Al ritorno, la sera del 24 aprile 1985, come era nelle previsioni  i francesi schiacciarono i bianconeri nella loro area e un paio di grandi parate di Bodini consentirono alla Juventus di limitare i danni.
La sconfitta per 2 reti a zero consentì ai bianconeri di qualificarsi per la finale della Coppa.
La pagina finale di quella edizione della Coppa Campioni 1984-1985 resterà per sempre nella memoria di tutti i tifosi del calcio come la notte della tragedia dell'Heysel.
Nella partita finale Stefano Tacconi tornò tra i pali della porta bianconera e Luciano Bodini, senza particolari polemiche, ritornò in panchina.
Pochi ricordano il suo contributo alla "causa" bianconera.
Ogni volta che ripenso al suo volto sempre troppo serio ripreso nelle varie edizioni della raccolta dei Calciatori Panini non ricordo l'eterno portiere di riserva ...  ricordo piuttosto al portiere che giocò, bene, le semifinali della Coppa Campioni in quella primavera del 1985.

Dedico questo post ad un amico,  tifoso bianconero, che si ricorda certamente di quelle due partite:  Shahan Petrossian.






mercoledì 25 giugno 2014

Astutillo Malgioglio il portiere che sfidò l'inciviltà del Calcio


Dotato di ottimo talento e di una buona prestanza fisica Astutillo Malgioglio, classe 1958,  dopo aver giocato tra i pali di Cremonese, Bologna, Brescia e  Roma nella stagione 1985-1986 approda alla Lazio che disputava quell'anno il campionato di serie B.
A differenza di buona parte dei suoi colleghi che si beavano tra i "lustrini" del dorato mondo pallonaro Astutillo Malgioglio dedicava il suo tempo libero ad una associazione che lui stesso aveva fondato nella sua città natale, Piacenza.
L'associazione fondata dal portiere si occupava del recupero motorio dei bambini portatori di handicap.
Un'attività extra-sportiva che rende onore al merito di chi, ogni giorno, si impegna nel sociale per rendere il mondo un po' migliore.
La stagione alla Lazio fu difficile e nel corso di una partita interna contro il Vicenza, nella primavera del 1986, i tifosi laziali se la presero in particolare con lui per qualche intervento non proprio perfetto.
Ma se il calciatore può anche passare sopra alle ferite dell'orgoglio professionale,  quando ad essere tirati in ballo sono i valori umani, ecco che la reazione dell'uomo vero non tarda ad arrivare.
Secondo una ricostruzione da più parti ritenuta attendibile fra i tanti cori ed insulti a lui rivolti quel pomeriggio di marzo ci fu una frase che scatenò la reazione del portiere: qualche tifoso di quelli che rendono merito alla categoria degli idioti gli urlò: "Torna dai tuoi mostri".
Malgioglio si tolse la maglia e, una volta gettatala a terra, ci sputò sopra.
La reazione di un Uomo Vero nei confronti di un modo di concepire il tifo becero e volgare incapace di veder poco più in là del proprio naso.
Chiusa così,  in quel pomeriggio di marzo,  la parentesi laziale nell'estate del 1986 Giovanni  Trapattoni lo volle con sé nell'Inter per coprire le spalle e far da secondo al giovane Walter  Zenga.
In fondo, Astutillo Malgioglio le spalle le aveva grosse per davvero. 
Un discreto portiere, ma prima ancora un grande uomo.
Personaggi così sono rari. 
Per questo resterà sempre tra i "portieri del sogno".


domenica 22 giugno 2014

Luis Arconada l'eroe di San Sebastian

Lo spagnolo Luis Miguel Echarris Arconada è stato uno dei migliori portieri al mondo tra gli anni settanta ed ottanta.
Per quindici anni tra il 1974 e il 1989, anno del suo ritiro, Arconada difese i pali della Real Societad di San Sebastian diventando grazie alle sue gesta un autentico idolo per i tifosi della compagine spagnola.
Con il club basco Arconada collezionò più di quattrocento presenze e, per ben tre anni di fila, tra il 1979 e il 1982 vinse il Premio Zamora destinato a premiare il portiere meno battuto del campionato spagnolo.
Titolare della maglia di portiere della nazionale spagnola nell'edizione 1982 del Campionato del Mondo, che si disputò proprio in Spagna,  Arconada vanta ben 68 presenze tra i pali delle furie rosse.
Purtroppo per lui l'esperienza del mondiale 1982 non fu proprio felicissima.
La Spagna perse per 2 reti ad 1 contro la Germania Ovest nel secondo turno della fase finale e non riuscì quindi ad approdare alle semifinali mondiali.
Nella fase finale del  Campionato Europeo del 1984  il contributo di Arconada  fu determinante per l'accesso della nazionale spagnola alla finalissima contro la Francia di Michel Platini.
Ma,  proprio in quell'incontro  finale, che si disputò a Parigi  il 27 giugno 1984, al cinquantasettesimo minuto, sul risultato di zero a zero Arconada si fece passare sotto il corpo un calcio di punizione proprio di Platini consentendo così ai francesi di passare in vantaggio. Il raddoppio di Bellone allo scadere consegnò il trofeo ai galletti di Francia.
Nella successiva rassegna iridata, il mondiale messicano del 1986, a difendere i pali delle furie rosse c'era un altro grande portiere basco: Andoni Zubizarreta. Ma questa è un'altra storia.
Il mito di Arconada che visse e si alimentò proprio grazie alle grandi prestazioni del portiere con la sua Real Societad è tutto in quel motto che risuonava sempre alla stadio di San Sebastian: "ESTA' ARCONADA, NO PASA NADA".


(Parigi 27/06/1984 Platini e Arconada)




Walter Zenga e il record di imbattibilità a Italia '90


Accadde durante la fase finale del mondiale che si disputò in Italia nel 1990.
Il portiere della nazionale, l'interista Walter Zenga, dopo aver fatto il terzo portiere nel mondiale messicano del 1986,  prese posto stabile tra i pali della nazionale con l'arrivo del nuovo commissario tecnico Azeglio Vicini.
Portiere spettacolare ed estremamente efficace Zenga, soprannominato l"Uomo Ragno",  stabilì in quelle "Notti Magiche" del 1990, un record che persiste tuttora negli almanacchi dei mondiali di calcio.
Il portiere azzurro mantenne infatti inviolata la propria rete per ben 517 minuti battendo così, dopo 24 anni, il record che apparteneva al leggendario portiere inglese Gordon Banks.
Zenga concesse gol agli avversari solo al sessantasettesimo minuto della partita di semifinale disputata contro l'Argentina.
In quell'occasione venne anticipato dal centro-avanti Claudio Caniggia che di testa spizzicò la palla giusto quanto bastò ad eludere l'intervento in uscita del nostro.
All'indomani,  sui quotidiani e nei notiziari sportivi e non,  l'analisi della partita non  risparmiò qualche critica a Zenga in riferimento all'episodio del gol argentino.
Resta, scolpita negli annali della storia del calcio, la grande impresa dell'Uomo Ragno che, fra voli plastici e uscite spericolate mantenne inviolata la sua porta per 517 minuti  che, in una manifestazione come la fase finale di un mondiale, sono un'eternità.
C'era una volta l'Uomo Ragno ... 

Questo, in dettaglio,  il percorso del portiere azzurro:

GRUPPO A 
09/06/1990  ITALIA - AUSTRIA                      1 - 0   (90 minuti)
14/06/1990  ITALIA - USA                               1 - 0   (90 minuti)
19/06/1990  ITALIA - CECOSLOVACCHIA   2 - 0   (90 minuti)

OTTAVI DI FINALE
25/06/1990  ITALIA - URUGUAY                    2 - 0    (90 minuti)

QUARTI DI FINALE
30/06/1990  ITALIA -  EIRE                              1 - 0    (90 minuti)

SEMIFINALE
03/07/1990  ITALIA - ARGENTINA                 4 - 5    (67 minuti)

 TOTALE MINUTI                                                       (517 minuti) 




sabato 21 giugno 2014

Giovanni Galli e la magia di Maradona a Mexico 1986


Accadde il 5 giugno 1986 a Puebla in Messico.
Le nazionali di Italia e Argentina si affrontarono nella seconda sfida del gruppo A del primo turno della fase finale del mondiale messicano.
L'Italia aveva esordito pareggiando  la gara d'apertura  con la Bulgaria mentre l'Argentina del grande Diego Armando Maradona aveva regolato i  "picchiatori" della Corea del Sud per 3 reti a 1.
Quella di Puebla era una sfida delicata per gli Azzurri del ct Enzo Bearzot.
Tra i pali della nazionale italiana venne riconfermato Giovanni Galli.
Galli era stato criticato da alcuni giornalisti in occasione della rete del pareggio della Bulgaria nella partita inaugurale del torneo. 
Il ct Berazot aveva a lungo esitato a scegliere il titolare della maglia numero 1.
A contendersela oltre a Giovanni Galli c'era il portiere della Roma Franco Tancredi.
Dopo un inizio di gara favorevole che li aveva visti passare in vantaggio grazie ad un calcio di rigore realizzato dal bomber Alessandro Altobelli la nazionale azzurra iniziò a subire le azioni d'attacco degli argentini.
Al trentatreesimo minuto un lancio propizio indirizzato nel cuore dell'area di rigore italiana mise in movimento Maradona.
Il fuoriclasse argentino,  seppur contrastato da Gaetano Scirea (per inciso  uno dei migliori liberi espressi dalla storia della nazionale di calcio italiana), con un un colpo da biliardo calciò la palla con un perfetto diagonale ad effetto verso il secondo palo della porta azzurra.
Giovanni Galli abbozzò la parata allungando il braccio sinistro verso la palla salvo poi ritrarlo in maniera inspiegabile.
Per quanto i replay dimostrarono la notevole precisione, quasi chirurgica,  del colpo ad effetto di Diego Armando  Maradona, la sensazione che il portiere azzurro in,  quell'occasione, potesse fare di più venne espressa un po' da tutti nel dopo partita.
La vera verità è che quel tiro non fu meno bello di quello con cui Marco Van Basten "uccellò" un portiere del calibro del russo Dasaev nella finale dell'Europeo 1988.
Maradona il 5 giugno 1986 compì un prodigio.
I più  saggi capirono al volo.

(La sequenza del gol di Maradona)





giovedì 19 giugno 2014

I migliori portieri della Coppa del Mondo F.I.F.A. 1974 - 2010




COPPA DEL MONDO FIFA 1974
Nel mondiale che si disputò nel 1974 in Germania Occidentale  e che vide la vittoria della squadra di casa  il titolo di miglior portiere andò condiviso tra  due atleti. Il tedesco Joseph “Sepp” Maier e il polacco Jan Tomaszewky si spartirono infatti  i consensi degli addetti ai lavori. Proprio in una gara della fase finale Maier e Tomazeswsky si affrontarono con le rispettive nazionali e il polacco parò un rigore ad Uli Hoeness. Tuttavia la Germania Ovest vinse per una rete a zero e volò verso la finale.  Appena una spanna dietro di loro  l’olandese Jan Jongbloed che disputò contro la Germania di Maier la finale del mondiale.  Proprio la difesa olandese fu la meno perforata della competizione: il portiere olandese capitolò infatti in sole tre occasioni. Tre grandi portieri.

(Joseph "Sepp" Maier)

(Jan Tomaszewsky)



COPPA DEL MONDO FIFA 1978
La coppa del Mondo che si disputò in Argentina nel 1978 consacrò il talento cristallino del portiere argentino Ubaldo Matildo “Pato” Fillol. Proprio pochi giorni prima dell’avvio del mondiale Fillol litigò di brutto con il ct Luis Cesar "El Flaco"  Menotti. Il “Loco” Hugo Gatti era già pronto a prenderne il posto di titolare quando la “crisi” tra Menotti e Fillol rientrò riportando il “Pato” tra i pali e lasciando in panca Gatti che, a sua volta, litigò con Menotti. Straordinarie le parate di Fillol nella finalissima vinta dall'Argentina sull’Olanda la sera del  25/6/1978. Dall’altra parte l’olandese Jan Jongbloed per la seconda volta di fila arrivava alla finale mondiale uscendone sconfitto. La maglia verde di Fillol e quella gialla di Jongbloed nella finale del 1978 sono, per chi scrive, l’icona del “portiere del sogno”.

(Ubaldo "Pato" Fillol)

(Jan Jongbloed)



COPPA DEL MONDO FIFA 1982
Nella straordinaria cavalcata che portò gli Azzurri del ct Bearzot alla vittoria nella coppa del mondo Fifa 1982, che di disputò in Spagna, le parate di Dino Zoff furono determinanti almeno quanto i gol del bomber Paolo “Pablito” Rossi. Lo straordinario senso della posizione del Dino-Mito Nazionale consentì agli azzurri di uscire da momenti di seria difficoltà. Con i suoi 40 anni suonati Zoff  prese in mano le redini della squadra italiana e, contro tutti e tutto, arrivò a sollevare al cielo la Coppa del Mondo in una indimenticabile notte datata 11/07/1982. Un uomo taciturno, serio e sempre coerente nella vita di ogni giorno così come sul campo. Un “Friulano Vero”.

(Dino Zoff)


COPPA DEL MONDO FIFA 1986
La fase finale della coppa del mondo 1986 si disputò in Messico. Nei tabellini di quasi tutti gli addetti ai lavori alla voce miglior portiere del mondiale c’era segnato il nome del belga Jean-Marie Pfaff. Calcisticamente discorrendo, il mio eroe. Qualcuno annotò anche il nome del tedesco Harald “Toni”  Schumacher ma l’impresa del portiere belga che con i suoi compagni portò i diavoli rossi ad un traguardo storico come la semifinale mondiale depone, tuttora, a favore dell’istrione belga. Spettacolare e pratico tra i pali efficace come pochi nelle uscite aeree, il belga Pfaff, fu nominato anche il giocatore più “sexy” del torneo … ma questo è solo un pettegolezzo.


(Jean-Marie Pfaff)


COPPA DEL MONDO FIFA 1990
Nel torneo 1990  che vide disputare la fase finale proprio qui in Italia il nostro Walter Zenga si contese il titolo di miglior portiere del mondiale con Luis Gabelo Conejo, portiere-rivelazione del Costa Rica. Il nostro “Uomo Ragno” Zenga parò tutto quello che c’era da parare sino a quella spericolata uscita che, in semifinale contro l’Argentina, consentì all’attaccante Caniggia di segnare la rete del pareggio: ai rigori poi vinsero gli argentini. Tuttavia il nostro Zenga con 517 minuti senza subire reti stabilì allora, e conserva tuttora, il record di imbattibilità di un portiere nella fase finale di un campionato del mondo. Il portiere del Costa Rica Conejo fu la grande rivelazione del mondiale tra i portieri. Conejo si esibì in parate straordinarie e la sua nazionale approdò agli ottavi di finale anche grazie alle sue straordinarie parate.

(Walter Zenga)

(Luis Gabelo Conejo) 




Dal 1994 il premio quale miglior portiere della fase finale della coppa del mondo Fifa viene assegnato ufficialmente con la consegna del premio Lev Jashin destinato al miglior “arquero” togliendo così  quel libero arbitrio che,  per 64 anni, aveva acceso più di una discussione in merito.

Dal 2010 il premio è stato denominato Guanto D’Oro.

Questa la classifica  1994- 2010

1994 – Michel Preud’Homme  (Belgio)
1998 – Fabien Barthez (Francia)
2002 – Oliver Kahn (Germania)
2006 – Gianluigi Buffon (Italia)
2010 – Iker Casillas (Spagna)





lunedì 2 giugno 2014

I migliori portieri della Coppa Rimet 1930-1970


E' solo con l'edizione del Campionato Mondiale di Calcio che si disputò negli USA nel 1994 che viene istituito il premio destinato al miglior portiere del Torneo.
Il premio inizialmente intitolato alla memoria del russo Lev Jascin - unico portiere al mondo ad aver vinto il Pallone d'Oro -  dal 2010 è chiamato "Il Guanto d'Oro".
Partendo dalla prima edizione della Coppa del Mondo, allora chiamata Coppa Rimet, nel 1930 e fino a quel mondiale americano del 1994 a decretare il miglior portiere della rassegna iridata erano in buona sostanza gli inviati della carta stampata, i giornalisti, che arrivavano a seguire le partite da ogni parte del mondo. 
Spesso ci si trovò lontani dall'uniformità di giudizio che invece ora è assicurata dall'attribuzione "ufficiale" del premio.
Quella che segue è una riproposizione della selezione dei migliori interpreti di questo ruolo per ogni edizione disputata della Coppa Rimet partendo dalla prima edizione di Uruguay 1930 sino alla nona ed ultima edizione di Mexico 1970.
Un carrellata di nomi e volti, di eroi che il tempo ha consacrato nell'Olimpo del Calcio: i portieri della "Diosa" la leggendaria Coppa Rimet.


COPPA RIMET 1930.
Il miglior portiere del mondiale 1930 è lo jugoslavo Milovan Jaksic il quale pur incassando sei gol nella semifinale contro l’Uruguay padrone di casa riuscì con straordinarie parate a fermare i formidabili giocatori brasiliani nei quarti di finale  consentendo così alla sua nazionale di arrivare a giocarsi l’accesso alla finale. Riflessi felini una straordinaria agilità e un notevole  colpo d’occhio erano le sue caratteristiche fondamentali.
(Milovan Jaksic - Jugoslavia)


COPPA RIMET 1934
Il mondiale 1934 fu la vetrina del leggendario portiere spagnolo Ricardo Zamora, detto “El Divino”. Il portiere delle furie rosse risultò determinante in più occasioni. Il 31 maggio 1934, nella prima sfida valida per i quarti di finale con l’Italia padrona di casa,   “El Divino”  subì  la rete del pareggio di Ferrari che porterà le squadre sul definitivo 1 a 1 con ripetizione dell’incontro  il giorno successivo. Il primo giugno tuttavia la Spagna si presentò in campo senza il suo imbattibile e leggendario portiere. Storie a metà tra mito e leggenda narrarono di un “interessamento” del Duce affinché gli spagnoli nella ripetizione dell’incontro giocassero senza Zamora. La realtà fu che probabilmente “El Divino” subì l’effetto di qualche colpo proibito di troppo.
Se il trono di Zamora è indiscutibile, grandissima impressione destò anche l’estremo difensore cecoslovacco Frantisek Planicka che era soprannominato “La Rondine di Boemia” oppure “Il Gatto di Praga”  e il nostro Giampiero Combi che, già ritiratosi dal calcio dopo aver vinto con la sua Juventus il quarto scudetto di fila, venne  richiamato in fretta e furia dal commissario tecnico italiano Pozzo per sostituire il portiere titolare, l’interista Ceresoli,  che si era infortunato. Combi fu il primo portiere della storia della Nazionale di Calcio Italiana ad alzare al cielo la Coppa Rimet.
(Ricardo Zamora  - "El Divino" - Spagna)

(Frantisek Planicka - La Rondine Boema - Cecoslovacchia)



COPPA RIMET 1938
E’ il mondiale del nostro Aldo Olivieri, detto “Il Gatto Magico”. Così lo chiamavano i tifosi toscani. Portiere di indubbia agilità riuscì a vincere la concorrenza non certo facile di un altro estremo difensore leggendario come Ceresoli e poté così alzare al cielo la Coppa Rimet
Memorabile, nella partita valida per gli ottavi di finale  del torneo contro la Norvegia, una straordinaria parata su una bomba del norvegese Brinhildsen che conservò l’1 a 1 sin lì maturato e portò l’Italia ai tempi supplementari dove poi risolse Piola con la rete del definitivo 2 a 1. 
Ancora una volta le cronache si occuparono di Planicka allorché il portiere ceco pur con una spalla lussata riuscì a fermare i funamboli brasiliani costringendo il Brasile alla ripetizione dell’incontro. Senza “La Rondine di Boemia” tra i pali  il brasile schiantò i cechi.
(Aldo Olivieri - Il Gatto Magico - Italia)


COPPA RIMET 1950
Nel mondiale divenuto famoso per il celebre “maracanazo” le cronache dell’epoca riferivano che i giornalisti accreditati a partecipare alla Coppa Rimet avessero già eletto prima della partita finale il portiere brasiliano Moacyr Barbosa come miglior portiere del mondiale. Poi, in quel fatidico 16 luglio 1950,  accadde quel che  nessuno avrebbe immaginato. Il gol di Alcide Ghiggia venne attribuito, dai più, all’errata valutazione di Barbosa che sbagliò a posizionarsi allorché il giocatore uruguagio si diresse verso la sua porta.
Il portiere dell’Uruguay Maspoli e quello della Spagna Ramallets  si dimostrarono all'altezza della situazione e diversi osservatori della Coppa Rimet 1950 inserirono il loro nome nella casella riservata al miglior portiere del torneo.
(Moacyr Barbosa - Brasile)

(Antoni Ramallets - Spagna)


COPPA RIMET 1954
Miglior portiere della Coppa Rimet 1954 fu l’ungherese Gyula Grosics. Già portiere della mitica formazione della Honved, Grosics, difese con efficacia e spettacolarità la rete della nazionale magiara che approdò in finale venendo poi sconfitta dalla Germania Ovest per 3 reti a 2. Soprannominato “La Pantera Nera” Grosics era solito praticare, nei lunghi mesi di stop invernale del campionato di calcio, altri sport. In particolare pattinaggio, sci e poi molta atletica. Tutta questa attività sportiva rese particolarmente “performante”  questo atleta che conquistò l’oro olimpico con la sua nazionale nel 1952.
Nel taccuino degli inviati tedeschi, tuttavia, la casellina del miglior portiere della Rimet 1954 portava il nome del “loro” Anton “Toni” Turek. In particolare un radiocronista tedesco, tale Herbert Zimmermann coniò per lui il soprannome di “Dio del Calcio” dopo che sul 3 a 2 nel corso della finale con l’Ungheria Turek volò a bloccare non si sa come un tiro dell’ungherese Czibor.
(Gyula Grosics - La Pantera Nera - Ungheria)

(Anton "Toni" Turek - Germania Ovest)





COPPA RIMET 1958
Lev Jascin, il leggendario portiere dell’URSS, chiuse il suo primo mondiale con una sconfitta contro la Svezia nei quarti di finale ma ciò nonostante venne considerato il miglior estremo difensore della Coppa Rimet 1958 insieme al brasiliano  Gilmar Dos Santos Neves .
Jascin, che nel 1963 vinse il Pallone D’Oro, impressionò  gli addetti ai lavori con la sua spiccata personalità e una presenza imperiosa tra i pali.
Il brasiliano Gilmar, considerato il più forte portiere della storia della nazionale di calcio carioca, subì la prima rete nel mondiale 1958 solo alla quinta partita contro la Francia quando al nono minuti di gioco il francese Fontaine  mise termine alla sua imbattibilità durata ben  369 minuti.
(Lev Jascin - Il Ragno Nero - URSS)


COPPA RIMET 1962
C’era ancora il nome del brasiliano Gilmar Dos Santos Neves nel taccuino dei giornalisti alla voce  miglior portiere della Coppa Rimet 1962. Lo straordinario “guardameta”  carioca, che per la seconda edizione di fila si aggiudicò la coppa del mondo, risultò  ancora una volta la sicurezza con cui chiudere in cassaforte il secondo titolo mondiale. Se nella Coppa Rimet 1958 Gilmar concesse agli avversari solo 4 reti in 6 partite nella Coppa 1962 fu battuto solo cinque volte. Per ritrovare un portiere degno di questo nome i brasiliano dovettero attendere qualcosa come trent’anni finché a difesa della porta carioca arrivò Claudio Andrè Taffarel.
(Gilmar Dos Santos Neves - Brasile)


COPPA RIMET 1966
Gordon Banks, portiere dell’Inghilterra che vinse la Coppa Rimet, fu il miglior estremo difensore dell’ottava edizione della Coppa del Mondo di Calcio. Come nel tipico stile inglese Gordon Banks era portiere estremamente pratico, di una praticità che spesso sconfinò in tetra glacialità. Mai un eccesso, sempre in perfetta posizione, il portiere inglese mantenne imbattuta la sua porta per 442 minuti superando così il record stabilito da Gilmar nella Coppa Rimet 1958. A chiudere l’imbattibilità di Banks fu solo un calcio di rigore calciato dal leggendario Eusebio all’ottantaduesimo minuto della semifinale mondiale Inghilterra – Portogallo che terminò  2 – 1.
Il russo Lev Jascin, altro mostro sacro della Rimet 1966,  arrivò quarto con la sua URSS sconfitto nella finale di consolazione proprio dal Portogallo di Eusebio.
(Gordon Banks - Inghilterra)


COPPA RIMET 1970
Nel mondiale 1970 che si disputò in Messico e  che vide la definitiva assegnazione della Coppa Rimet al Brasile la palma di miglior portiere del torneo spettò al portiere dell’Uruguay Ladislao “Chiquito”  Mazurkiewicz. L’Uruguay chiuse il torneo al quarto posto e Mazurckiewicz subì soltanto 6 reti in tutto il torneo di cui 3 nella semifinale con i brasiliani. Sul palcoscenico di Mexico 1970  il portiere inglese Banks compì una prodezza spettacolare andando a parare, con un balzo felino, un colpo di testa che il grande Pelè indirizzò nell’angolo basso della porta inglese. La più grande parata di tutti i tempi vista nel corso di una partita della Coppa Rimet. Di Gordon Banks e di quella parata  ebbe a dire Pelè: “E’ saltato come un salmone che risale le cascate”.
(Ladislao Mazurkiewicz - Uruguay)