Visualizzazioni totali

martedì 6 ottobre 2015

Giovanni Trapattoni: quando lo speciale è l'essere normale.


Giovanni Trapattoni, da Cusano Milanino, classe 1939 è uno degli ultimi "Eroi Originali" del Bel Calcio di cui vado raccontando in questo blog: uno degli ultimi "Romantici".
Ieri sera era a Seregno a presentare la sua autobiografia, dal titolo "Non dire gatto" scritta a quattro mani con il giornalista e telecronista sportivo Bruno Longhi.
Alla serata, dove moderatrice è stata la brava Eva Musci,  era presente anche lo stesso Longhi
La Sala Monsignor Gandini di Seregno era strapiena e tanta gente è dovuta restare in piedi ad assistere al dibattito  organizzato dal Comune di Seregno con la determinante partnership della libreria "Un Mondo Di Libri".
Per oltre un'ora e mezza  si è parlato della straordinaria storia umana e sportiva di Trapattoni.
Grazie anche alla precisa e puntuale assistenza di Bruno Longhi  il Trap ha raccontato in lungo e in largo tutta la sua storia partendo dall'infanzia segnata dai tragici eventi della seconda guerra mondiale.
Dalle immancabili vicende legate alla carriera di calciatore, come quando fermò Pelè, sino alla famosa conferenza stampa dei tempi del Bayern quando Strunz venne tirato in ballo più volte.
Non è mancato nulla: dai brutti ricordi del mondiale nippo-coreano 2002 quando il corrotto arbitro Moreno ci mandò a casa sino all'altra brutta storia dello spareggio "mondiale" tra l'Irlanda allenata dal Trap e la Francia che passò il turno con un gol viziato da un netto fallo di mano di Henry. 
Tutte storie amare che pesano su una carriera comunque gloriosa e piena di allori.
Ma quel peso, questo signore di 76 anni, se lo porta appresso con la classe e lo stile di chi non tanto prova rancore ma, forse, solo qualche rimpianto.
Molte sono state le domande del pubblico. 
Tante erano semplici curiosità, diverse erano sulla "tattica",  diverse invece vertevano su eventi già più volte discussi: immancabile, in tal senso,  la domanda di un ragazzo sul caso della mancata convocazione di Roby Baggio al mondiale 2002.
Alla fine della fiera la mia è stata l'ultima domanda della serata ... mi sono prenotato all'ultimo ... perché volevo chiedere una cosa che nessuno aveva ancora chiesto:
"Buona sera Mister" esordisco
"Volevo chiederle: qual'è stata la persona più "umana" tra tutte quelle che ha incontrato in tanti anni di calcio?"
Il Trap ci pensa su un po' ... (nel frattempo in sala gli suggeriscono diversi nomi) ...
Poi mi risponde.
"... mah ... Nereo Rocco è stato un po' come un padre per molti di noi ... però la persona più umana che ho incontrato si chiamava Gaetano Scirea."
E in Sala è scoppiato un sentito e doveroso applauso ... perché le vittorie restano nei libri di storia ... ma le storie delle persone restano nei nostri Cuori.
Ha continuato raccontando poi di una partita che la Juve perse per 1-0 proprio perché Scirea, da ultimo uomo, non commise scorrettezze nei confronti dell'avversario. 
Ha ricordato di averlo sgridato dopo la gara negli spogliatoi ma alla risposta di Scirea "... ma Mister ... non me la sono sentita di prenderlo per la maglia"  anche l'allenatore (Uomo vero) si è inchinato di fronte alla lealtà sportiva e umana del suo libero GentilUomo.
Tornando a casa, nella notte piovigginosa, ripensavo a quando quest'estate il portoghese Mourinho se l'era presa con la sua dottoressa Eva Carneiro perché era entrata in campo a soccorrere un giocatore infortunato andando contro (secondo lui) l'interesse della sua squadra rimasta così in inferiorità numerica.
Lo spocchioso e presuntuoso portoghese viene considerato lo "Special One":  mi viene da ridere.
Ometti  come questo, umanamente parlando,  non valgono nemmeno un oncia di un Signore come il Trap  Uomo altrettanto vincente. 
A volte quello veramente speciale è poi quello semplicemente normale ... con la sua etica e la sua semplice visione delle cose.
Viva il Trap, dunque,  e viva il Calcio quando era possibile ancora chiamarlo per nome con la C maiuscola.


(Giovanni Trapattoni e Bruno Longhi)








sabato 3 ottobre 2015

Gianluca Pagliuca e quel bacio al palo nella finale del Mondiale 1994



Accadde domenica 17 luglio 1994 allo stadio "Rose Bowl" di Los Angeles.
Nella finale del Campionato Mondiale di Calcio si affrontarono Brasile e Italia.
Fu una sfida molto equilibrata. Poco spettacolare.
E se da una parte gli azzurri del mister Arrigo Sacchi potevano contare sul miracoloso recupero del capitano Franco Baresi e del fantasista Roby Baggio, dall'altra i brasiliani schieravano una coppia d'attacco di grande prestigio formata da Bebeto e Romario.
Le due squadre si temevano molto e il tatticismo in campo prevalse sul bel gioco.
Tuttavia ci furono momenti di forte emozione.
Dopo che il primo tempo si chiuse sullo 0 - 0  al trentesimo minuto della seconda frazione di gara avvenne un episodio singolare e indimenticabile.
Dopo uno scambio con un compagno di squadra il centrocampista brasiliano Mauro Silva, appena fuori dal vertice destro dell'area di rigore azzurra, scagliò un tiro senza troppe pretese verso la porta difesa dal portiere italiano Gianluca Pagliuca.
Il portiere italiano, che si era messo in posizione per bloccare il pallone, non riuscì a trattenere la sfera che, beffarda gli scappò fuori di mano.
Furono secondi di autentico terrore.
E me li ricordo bene, lì nel cortile della casa del nostro amico Vigus, in quella piovigginosa notte di luglio.
La sfera si avvitò alle spalle di Pagliuca  e percorse un tragitto che parve infinito verso la linea di porta alla destra del nostro portiere.
Quello che accadde ebbe del miracoloso.
La palla rimbalzò per terra e andò a sbattere contro il palo salvo poi finire tra le braccia di Pagliuca che, nel frattempo, l'aveva rincorsa affannosamente.



Tutti noi tirammo un sospiro di sollievo...
Ma Gianluca Pagliuca fece anche di più.
Mandò un bacio a quel palo che, indubbiamente, fu la sua salvezza. 
Quella partita finì ai calci di rigore e vinse il Brasile.
Ma nessuno scorderà mai quel bacio del portiere italiano al palo.
Una leggenda nella notte - triste per gli azzurri - della finale Mondiale 1994.


(Pagliuca e il bacio al palo)