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domenica 10 luglio 2022

Breve Elogio alla Follia di René Higuita

 



Se non v'è dubbio alcuno sul fatto che nella mia formazione ideale il Portiere  titolare sia ormai da tempo immemore il belga Jean-Marie Pfaff   con lo scorrere del tempo e delle stagioni  sta prendendo piede dentro la mia memoria "storica"   la figura del Portiere che sarebbe titolare nella mia "FantaFormazione":  cioè quella Squadra dei Sogni che non allinea  Campioni solo in quanto tali ma che, piuttosto, allinea quei giocatori che sono stati la Gioia del Popolo, quelli eccentrici, quelli un po' folli, in grado di compiere azioni al di fuori di ogni logica strettamente legata al risultato, le gesta dei quali sono impresse nella mia memoria di "testimone" del tempo.
Ed ecco allora che tra i più grandi interpreti del ruolo, in questa sua eccezione, emerge maestosa la figura del colombiano René Higuita.
A René  in questo Blog ho già dedicato ampio spazio in tre pezzi che potete andare a rileggere a questi link:


Il portiere colombiano rappresenta in pieno quella "follia" che oggi manca totalmente nel mondo del Calcio, e che in quegli anni tra il 1990 e il 2000 mi conquistò letteralmente.
Come dimenticare la scorribanda di questo portiere riccioluto che si prese la briga di mettersi a scartare ben lontano dai pali della sua porta quello che, all'epoca, era l'attaccante più forte al mondo, l'olandese Marco Van Basten in quella finale della coppa intercontinentale del dicembre 1989 che vedeva il Milan opposto al Nacional Medellin.



E se è vero come è vero che una di queste sue scorribande al limite del lecito costò alla nazionale colombiana l'eliminazione agli ottavi di finale della Coppa del Mondo di Calcio ai tempi di Italia 1990, è anche vero che il popolo colombiano ha sempre amato questo "matto" di René al netto di quello strafalcione contro il Camerun di un amore vero
Un amore passato attraverso la passione di una moltitudine di tifosi colombiani, dai Millonarios di Bogota al Nacional di Medellin, lasciandosi dietro una schiera infinita di appassionati ammiratori che in lui vedevano al "vera" gioia del Calcio.
E se poi all'uomo nato a Medellin è toccato l'inevitabile destino di passare attraverso le vicende che lo circondavano, tra i narcos, la droga, la galera ...  ecco che la redenzione era sempre la stessa, quella che cantava sempre il Maestro Don Eduardo Galeano:

"Sono passati gli anni, e col tempo ho finito per assumere la mia identità: non sono altro che un mendicante di buon calcio. Vado per il mondo con il cappello in mano, e negli stadi supplico: "Una Bella Giocata, per l'amor di Dio".

... che poi, nel caso del portiere colombiano erano quelle sgroppate fuori dalla sua area di rigore o quei colpi di genio come il famoso  "colpo dello scorpione": giocate che mischiavano il genio alla follia e che messe sul piatto della bilancia sportiva  di una vita intera  gli hanno garantito l'immortalità al pari di quegli altri "Campioni Regolari", quelli che facendo calcoli sono arrivati nell'Olimpo del Calcio regalando sempre gioia ed emozioni ... ma non sdoganando mai la "follia"
Sempre Viva René.