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giovedì 27 agosto 2015

Andoni Zubizarreta e i suoi guanti Reusch a Mexico 1986


Quando si trattò di sostituire, come portiere della nazionale di Spagna, una leggenda vivente  come Luis Arconada la scelta ricadde sul giovane portiere dell'Atletico Bilbao Andoni Zubizarreta Urreta.
Andoni "Zubi" Zubizarreta, portiere di origine basca, arrivò al primo appuntamento importante della sua carriera, il Mondiale di Calcio di Mexico 1986, con alle spalle già due titoli di Spagna vinti con l'Atletico nel 1982/1983 e 1983/1984 una Coppa di Spagna vinta sempre nel 1983/1984 e una Supercoppa di Spagna vinta nel 1984.
Nel Mondiale Messicano lui era uno dei portieri che vestiva i guanti della Reusch. 
Così come quelli del "mio" Pfaff che erano griffati con P sul dorso della mano, anche quelli di Zubizarreta erano perfettamente riconoscibili.
I suoi guanti avevano, infatti, la  Z  ben visibile sul dorso della mano. Quella Z, un po' come quella di Zorro, fu il segnale distintivo di questo Eroe Basco tra i pali della nazionale di Spagna.
Il mondiale messicano fu il suo primo vero banco di prova e, occorre dire, Zubizarreta lo passò alla grande. 
E' vero che la Spagna venne eliminata nei quarti di finale (ai calci di rigore) dal Belgio, tuttavia, proprio il portiere spagnolo si dimostrò particolarmente affidabile.
Tanto che, proprio nell'estate del 1986, lo acquistò il Barcellona.
E lì la sua gloria calcistica venne ulteriormente arricchita di titoli, certo, ma anche di quella solida reputazione che è propria dei Campioni Veri, cioè Uomini Veri che fanno della gloria sportiva lo specchio della loro anima.
Zubizarreta fu titolare della maglia numero 1 della nazionale spagnola anche nei campionati Mondiali di Calcio del  1990, 1994 e 1998 collezionando, infine ben 126 presenze e meglio di lui ha fatto solo il nostro contemporaneo Iker Casillas, mentre dietro di lui altri due "Baschi" come Arconada e Iribar si fermarono rispettivamente a 68 e 49  presenze.
Insomma, quell'Eroe con la Z sui suoi guanti, che è tra i miei ricordi di adolescenza è stato un Grande del Calcio ... e questo non lo dico io ... ma l'ha decretato la Storia.


(Andoni Zubizarreta)




martedì 25 agosto 2015

Jens Lehmann l'Uomo - un po' matto - di Essen



Quando, nell'estate del 1998, il portiere tedesco Jens Gerhard Lehmann approdò al Milan lo storico commentatore televisivo (nonché sfegatato tifoso rossonero) Carlo Pellegatti gli affibbiò il soprannome di "Uomo di Essen". 
Lehmann, nato proprio ad Essen il 10/11/1969, era reduce dalla vittoriosa campagna in Coppa Uefa della primavera 1997 quando tra i pali del "suo"  Schalke 04 fu determinante nel piegare in finale l'altra squadra di Milano, l'Inter.
Forse proprio per questa vittoria ai danni dei cugini interisti, in casa Milan si decise di puntare forte su di lui in vista della eventuale sostituzione di Sebastiano "Seba" Rossi tra i pali rossoneri.
Oltre alla vittoria in Uefa il curriculum di Lehmann poteva vantare anche il primato (sempre raggiunto in quella primavera 1997) di essere stato il primo portiere tedesco a realizzare un gol su azione: accadde nella sfida contro il Borussia Dortmund che proprio la rete di Jens fissò sul risultato di 2-2.
L'avventura in rossonero di Lehmann durò lo spazio di cinque partite. Dopodiché il tedesco finì tritato e sconfitto nel "trialismo" con Sebastiano Rossi e Christian Abbiati che gli tolsero  in breve il posto da titolare.
Ritornato in Germania per sostituire il veterano Stefan Klos tra i pali proprio del Borussia Dortmund (a cui segnò quel gol di cui abbiamo accennato sopra) Lehmann disputò 129 gare con i gialloneri vincendo anche una Bundesliga nella stagione 2001/2002 finché nell'estate 2003 si trasferì in Inghilterra per vestire la maglia dell'Arsenal ed anche qui, come a Dortmund, si trattò di sostituire tra i pali dei Gunners una leggenda come David Seaman.
Ma il tedesco si rivelò all'altezza del compito e al primo tentativo Lehmann vinse la Premier League in una cavalcata storica che in 38 gare non lo vide mai uscire sconfitto dal campo. 
Coi Gunners Lehmann vinse anche la Coppa d'Inghilterra nella stagione 2004/2005 e la Community Shield 2004 e stabilì, inoltre,  il record di imbattibilità per un portiere in Champions League mantenendo inviolata la propria porta per ben 853 minuti tra le edizioni 2004/2005 e 2006/2007 (da marzo 2005 a settembre 2006).
Nell'estate del 2008 fece rientro in Germania, questa volta a difendere i pali dello Stoccarda.
Decise poi di ritirarsi nel maggio 2010 salvo poi rimettere i guantoni venendo in aiuto al tecnico Wenger che si ritrovò nel suo Arsenal con un solo portiere valido in rosa all'inizio del 2011. Così Lehmann giocò la sua duecentesima e ultima partita con l'Arsenal il 10 aprile 2011. Quella fu anche l'ultima partita della sua carriera che finì in quella primavera del 2011.
Nella sua carriera Lehmann collezionò anche 61 presenze a difesa dei pali della nazionale tedesca. Chiuso prima da Andy Kopke e successivamente da Oliver Kahn  Lehmann si ritagliò uno spazio di gloria quando, nel mondiale di Calcio  che si disputò proprio in Germania nel 2006, il tecnico Klinsmann lo lanciò titolare al posto del "leggendario" Kahn.
L'avventura tedesca finì in semifinale per mano dell'Italia di Buffon e Lippi tuttavia Lehmann visse il suo momento di gloria quando il 30 giugno 2006 nella sfida dei quarti di finale contro l'Argentina  che terminò con la sfida finale dagli undici metri. Lehmann sventò i calci di rigore di Cambiasso e Ayala: in quell'occasione Jens aveva nei parastinchi un foglietto dove aveva annotato le preferenze dei tiratori argentini e così consultandolo prima di ogni tiro avversario portò i suoi in semifinale.
In mezzo a tutto questo il  portiere tedesco non si fece mai mancare "mattane" da Oscar come quando, nel 2009,  lasciò la porta durante una gara di Champions League  per andare ad espletare un impellente bisogno fisiologico dietro i tabelloni pubblicitari o, ancora come quando litigò platealmente con Drogba (in un Arsenal - Chelsea) con quella serie di spinte e tuffi plateali che in Inghilterra passò come una nuova versione di "Stanlio & Ollio".
Tutto questo è stato Jens Gerhard Lehmann o, come diceva Pellegatti, l'Uomo di Essen ... un po' matto - aggiungo io -.


(L'Uomo - un po' matto - di Essen)






(Lehmann & i suoi appunti)




(Le "mattane"... Lehmann vs Drogba)




lunedì 24 agosto 2015

David Seaman un Eroe tra i pali dei Gunners


Con le sue 546 presenze tra i pali dell'Arsenal David Andrew Seaman è il portiere più amato dai supporters nella storia del leggendario Club inglese.
Nel 2008 un sondaggio tra i tifosi lo vide classificarsi infatti  in settima posizione tra i 50 migliori calciatori che hanno mai vestito la maglia dei Gunners primo in assoluto tra i portieri: una leggenda nella leggenda.
Portiere con un innato senso della posizione e dotato di un fisico elastico ed esplosivo David Seaman è anche nel ristretto club dei calciatori che hanno collezionato più di 1.000 presenze in gare ufficiali.
Per ben 75 volte titolare della maglia numero 1 della nazionale inglese in un lasso di tempo che va dal 1988 al 2002, Seaman  è secondo solo ad un'altra leggenda come Peter Shilton per numero di presenze in nazionale. Con la maglia di titolare della nazionale Seaman prese parte ai mondiali di Francia 1998 e Giappone/Corea del 2002 e alle edizioni 1996 e 2000 dei Campionati Europei.


Con l'Arsenal Seaman vinse tre volte il campionato inglese (1991/1998/2002) quattro volte la FA CUP (1993/1998/2002/2003), una coppa di Lega nel 1993 e una Coppa delle Coppe nel 1994.
Negli occhi dei tifosi dei Gunners, che l'hanno amato e ancora lo ricordano come il più grande portiere che abbia mai vestito la maglia della loro squadra del cuore, rimarrà per sempre impressa la straordinaria parata che Seaman effettuò nella gara di semifinale di FA Cup del 2003 contro lo Sheffield Utd. allorché il nostro, con un colpo di reni straordinario, tirò fuori dalla porta un colpo di testa dell'attaccante avversario Paul Peschisolido. Una parata straordinaria.
Unica macchia in una carriera straordinaria fu un determinante errore di posizione nella rete a tempo scaduto che lo spagnolo Naym segnò a Seaman nella finale di Coppa delle Coppe del 10 maggio 1995 quando al Parco dei Principi di Parigi il Real Zaragoza sconfisse i Gunners per 2 reti a 1.
Ma, al di là di quell'incidente di percorso, Seaman regalò ai suoi tifosi interventi sempre precisi e sicuri tanto che fu soprannominato "Safe Hands". 
David Seaman: un Eroe tra i pali dei Gunners, una leggenda del Calcio Mondiale. 






(David Seaman: Hero)

Fabien Barthez e il bacio portafortuna di Laurent Blanc nel mondiale 1998


Fu il rituale scaramantico che accompagnò la Francia alla vittoria del suo primo titolo mondiale nel 1998.
Prima dell'inizio della gara il libero della formazione francese Laurent Blanc baciava  la testa pelata del suo portiere, Fabien Barthez, e così la Francia, partita dopo partita, puntualmente avanzò fino ad arrivare in finale. 
Tuttavia, proprio in occasione della semifinale contro la Croazia del 8 luglio 1998 il libero francese venne espulso per un fallo di reazione e così il 12 luglio quando si giocò la finale contro il Brasile il rito propiziatorio del bacio non poté consumarsi giacché Laurent Blanc venne squalificato.
Nonostante il mancato rituale del bacio la formazione dei galletti francesi schiantò i brasiliani per 3-0 e con sole 2 reti al passivo in tutto il torneo, si confermò la squadra migliore al mondo.

(Scontro tra Barthez e Ronaldo nella finale mondiale 1998)


Così, nell'immaginario collettivo, quel bacio di Blanc sulla testa pelata di Barthez ha consacrato alla gloria eterna del calcio entrambi questi due giocatori.
Eppure io  quel Fabien Barthez imparai a conoscerlo bene molto tempo prima...  
Prima della pelata, quando ancora aveva tutti i suoi capelli e, con successo, difendeva la porta dell'Olympique Marsiglia.
Come dimenticare, per noi rossoneri, la triste finale di Champions League 1992/1993 che si disputò il 26 maggio 1993  tra il Milan e il Marsiglia ?
Tra i pali dei francesi c'era lui: Fabien Barthez. Ma allora non esibiva ancora la pelata che di lì ad un quinquennio divenne celebre in ogni angolo del mondo.
Fabien Barthez, così come lo conobbi allora, sulle pagine di France Football era così:




In quel mondiale di Francia 1998 Barthez guadagnò la maglia di titolare della porta francese al posto di Bernard Lama portiere che, a parere di chi scrive, non era certo di valore inferiore.
La gloria calcistica arrise ancora a Barthez nel Campionato Europeo di calcio del 2000 quando la Francia sconfisse in finale con il rocambolesco "golden goal" la nostra Italia.
La rivincita, e che rivincita, sarebbe arrivata nel mondiale tedesco del 2006: in quell'occasione lì. dopo aver  visto Barthez vincere la Champions contro il mio Milan e l'Europeo contro l'Italia la lotteria dei rigori consegnò a noi azzurri la Coppa del Mondo di Calcio.
Quella sera del 9 luglio 2006 a Berlino gli dei del calcio non guardarono "in testa"  il portiere francese e così, pelata o non pelata, la storia di gloria calcistica di Barthez finì in quella notte lì.



(Fabien Barthez e il Mondiale 1998)