Visualizzazioni totali

sabato 28 settembre 2013

Lev Yashin il miglior portiere della storia del Calcio



Cosa rispondere alla domanda: chi è stato il miglior portiere nella storia del calcio mondiale?
Con il passare del tempo tanti, e tanti, sono stati i protagonisti che, a vario titolo, hanno potuto godere della stima unanime degli addetti ai lavori.
Ma un solo portiere, nella storia del Calcio, ha ottenuto un riconoscimento "al di sopra di ogni legittimo dubbio". Uno di quei premi, insomma, che mettono d'accordo un po' tutti e che hanno unanime riconoscimento nel mondo del calcio.
Il russo Lev Yashin nel 1963 vinse il prestgioso PALLONE D'ORO.
Oggi, nell'anno di grazia  2013  esattamente 50 anni dopo,  quello di Lev Yashin rimane l'unico Pallone D'oro della storia del calcio che sia mai stato attribuito ad un portiere.
Rarissimi i casi in cui il prestigioso premio è stato assegnato a dei difensori ... ma davvero unico quello del portierone sovietico.
La vicenda sportiva e umana del russo Yashin è una  storia leggendaria che nei numeri di una carriera straordiaria (4 mondiali disputati con la Russia, più di 800 incontri disputati in carriera tra i pali della Dinamo Mosca, un caterva di rigori parati) vede concentrarsi l'essenza del miglior interprete del ruolo di portiere che sia mai stata espressa.
Leggendaria fu la definizione che diede di Yashin l'azzurro Sandro Mazzola al quale il portiere russo parò un rigore nell'europeo del 1963: lo definì "Gigante Nero".
Ed in effetti, dall'alto del suo metro e novanta con quella divisa di gioco sempre e solo rigorosamente nera Lev Yashin era un gigante.
Il miglior portiere della storia del Calcio mondiale.

La leggenda ... Lev Yashin

giovedì 19 settembre 2013

Ramòn Quiroga e la "marmellata peruviana"

 
Una delle vicende più   "leggendarie" della storia del calcio mondiale ebbe luogo il 21 giugno 1978 allo stadio di Rosario,  Argentina.
Di fronte nell'ultima partita del girone B di qualificazione per la finale mondiale c'erano Argentina e Perù.
La classifica del girone prima dell'ultima sfida tra i padroni di casa e il Perù vedeva il Brasile avanti con 5 punti ed una differenza reti di +5.
L'Argentina era seconda con tre punti ed una differenza reti di +2. Quindi conti alla mano nell'ultima e decisiva sfida la squadra allenata da Luis Cesar Menotti non solo doveva vincere, ma doveva farlo con almeno 4 reti di scarto. Solo così avrebbe portato la differenza reti a suo favore e sarebbe quindi volata in finale.
Chi conosce le dinamiche del calcio immagina bene, quindi, con quale peso scesero in campo i giocatori argentini.
Il Perù, dal canto suo, aveva esordito nel girone finale perdendo 3 - 0 contro il Brasile mentre nella seconda partita era stato sconfitto di misura per 1-0 dalla Polonia.
Nella fase iniziale, invece, i peruviani avevano vinto il proprio girone infliggendo sconfitte amare a  Scozia e Iran e costringendo allo 0-0  l'Olanda che sarebbe poi arrivata in finale.
Quando scoccò l'ora X e tutta l'Argentina si fermò per assistere all'evento, se qualcuno (dei non addetti ai lavori) avesse potuto chiedere il passaporto al portiere peruviano, di certo, avrebbe storto il naso.
Ramòn Quiroga, nato  a Rosario, Argentina, il 23-7-1950  ...
Ma come ? Il portiere del Perù  ... nato in Argentina ... nato nella stessa città dove ora deve giocare un a partita a suo modo "storica" ?? Indubbiamente una "vicenda leggendaria" ...
Nel 1977, Ramòn  Quiroga, che da anni giocava in Perù prese la cittadinanza peruviana e, da quell'anno difese la porta della nazionale sudamericana per ben 40 volte, sino al 1985.
Così quel 21 giugno del 1978  Ramòn Quiroga passò alla storia, incassando - apparentemente senza particolari colpe - ben 6 reti. Alla fine il tabellone dello stadio  segnava ARGENTINA 6 - PERU' 0.
La nazionale bianco-celeste accedeva (con buona pace dei brasiliani) alla finalissima mondiale mentre le 6 reti incassate da Quiroga passarono alla storia con il nomignolo di "marmellata peruviana" ...
Il portiere peruviano Ramòn Quiroga, noi italiani,  l'avremmo rivisto il 18 giugno 1982 quando il Perù costrinse gli azzurri, futuri campioni del mondo, ad un pareggio per 1 - 1. Evidentemente non era più tempo di "marmellate".
La storia non ha ancora regalato nessuna verità assoluta in merito alla vicenda di quel tennistico 6-0  del 1978 tuttavia l'ombra della possibile combine non ha mai abbandonato il portiere peruviano che resterà per sempre nella memoria del calcio come  il portiere della "marmelada peruana".
 
 

sabato 14 settembre 2013

Squadre leggendarie ... in un manico di scopa.


"In un vortice di polvere \ gli altri vedevan siccità\
a me ricordava la gonna di Jenny \ in un ballo di tanti anni fa."
(Fabrizio De Andrè - tratta da IL SUONATORE JONES)

Ecco ...  parafrasando lo stupendo incipt de IL SUONATORE JONES (del maestro De Andrè), ogni volta che io vedo una scopa con il manico di legno, mentre gli altri non vedono nulla più di un oggetto, io ci vedo dentro l'Argentina del 1978, l'Olanda del 1978, la Spagna del 1984, la Sampdoria dalla stupenda maglia ... e mille e più delle altre squadre leggendarie del calcio ...
L'idea, fantastica, l'attribuisco alla manuale genialità di mio fratello Luca ...
Eravamo sul finire degli anni '70 e allora non c'erano tutte le diavolerie tecnologiche con cui i nostri figli si intrattengono oggigiorno. Allora i giochi erano tutti quelli che si riusciva ad inventare, con un po' di ingegno, quello che capitava per mano e molta ... molta fantasia ...
E così, tra i tanti pomeriggi passati a tirare calci al pallone in strade (allora) ancora poco trafficate ecco l'idea di far diventare un vecchio  manico di scopa in legno tante (ma tante) squadre di calcio...
Il passaggio dal manico di scopa alla mitica Argentina campione del mondo 1978 o al Liverpool  era  geniale: si segava (con l'aiuto di qualche adulto)  il manico di scopa in tanti dischetti tondi ... ed ecco fatto ...
Undici tondini pronti da colorare ... dall'1 al 11 ed era fatta.
Bastava prendere un ago da infilare sul fianco del numero 1, il portiere, per poterlo controlare nei movimenti e dopo pochi minuti il tavolo di casa era invaso da 22 dischetti  colorati che, in punta di dito, inseguivano un pallone (improvvisato alla bene & meglio) ... una specie di Subbuteo "primitivo" ...
Quante ore di divertimento ... quante sfide ...


 
Tutto questo, oggi, sembra preistoria ...
Dentro quelle scatole di cartone (impolverate dal passare degli anni & archiviate in cantina con sopra i nomi delle squadre che via via si erano create)  ho trovato qualche ragnatela ... ma appena aperte la prima cosa che è saltata fuori è l'aroma di tempo passato ... di passione ... qualcosa che ho tentato di spiegare in queste righe ...
 




venerdì 13 settembre 2013

Argentina - Olanda 1978: tutti i colori del mondo.


Sul finire del mese di giugno del 1978, grazie all'invito di mio zio Daniele, vidi per la prima volta un evento televisivo  "a colori"... (a casa mia la tv a colori sarebbe arrivata qualche tempo dopo).
Questo primo evento "a colori" non era "uno qualsiasi" ...
Si trattava, infatti,  della finale del campionato mondiale di calcio che si disputò in Argentina.
Col passare degli anni ho maturato il netto convincimento che la passione per il calcio mi sia definitivamente entrata sottopelle proprio  in quell'occasione lì...
Sopra ogni cosa ricordo, stampato a fuoco vivo negli occhi, lo splendore arancione della maglia dei giocatori olandesi.
Quale meraviglia fosse, agli occhi di un bambino di sette anni, quella maglia arancione è qualcosa che non si riesce a definire a parole.
E poi il campo ...  di un verde intenso ... ed i coriandoli bianchi ... la tipica coreografia degli stadi in Argentina ...
E che meraviglia quel giallo del maglione del portiere olandese, il leggendario Jongbloed ... e quello verde del suo collega, l'argentino "Pato" Ubaldo Fillol ... e le strisce azzurro cielo della maglia argentina. Era tutto un colore ...
Che meraviglia anche  la folta capigliatura del bomber argentino Kempes.
La finale del mondiale 1978 fu una partita infinita che  finì con la vittoria degli argentini solo al termine dei tempi supplementari.
In una partita sola vidi tutti i colori del mondo ...  anni dopo, quando più grandino appresi i retroscena dei "fattacci" legati alla dittatura di Videla, quei colori sbiadirono via via un poco ...
Ogni tanto ritorno bambino e  rivedo solo i colori ... del mondo.
 
 
 

mercoledì 11 settembre 2013

Tino Lettieri: il canadese volante.



Nella comitiva canadese che per la prima  volta nella sua storia si qualificò nel 1986 alla fase finale del mondiale in Messico il personaggio che più mi affascinava era senza dubbio il portiere: Martino "Tino" Lettieri.
Portiere dalle chiare origini italiane, nato a Bari nel 1957, Tino Lettieri si presentava alla rassegna mondiale con un ruolino di tutto rispetto.
Eletto miglior calciatore della lega professionistica del Nord-America nel 1982 ed inserito nel miglior undici di lega nel 1982 e nel 1983 era uno dei protagonisti più attesi al debutto con la sua nazionale al mondiale messicano.
Nel 1986 internet non esisteva ancora e, allora, le notizie di prima mano su personaggi come Tino Lettieri si potevano trovare solo sulla stampa specializzata (come il leggendario Guerin Sportivo o ancora Supergol del compianto Maurizio Mosca ... ) insomma, le notizie andavano cercate tra le lettere della carta stampata. E leggendo di questo portiere italo-canadese la curiosità di vederlo all'opera era tanta.
Il giorno del debutto del Canada, il primo giugno 1986 contro la Francia di monsieur Michel Platini, fu una grandissima delusione scoprire che a difesa dei pali della nazionale canadese era stato chiamato il più giovane Dolan. Ricordo che la partita venne trasmessa in diretta alla mezzanotte italiana. Che delusione essere rimasto sveglio sino a quell'ora per Lettieri e non  trovarlo in campo ... che rabbia.
L'occasione per vedere all'opera Lettieri arrivò nelle altre due partite disputate dai canadesi in quei mondiali.
Prima contro l'Ungheria dell'astro nascente Lajos Detari e poi contro la Russia di Igor Belanov Tino Lettieri difese i pali del Canada.
In entrambe le occasioni la nazionale con la foglia d'acero venne sconfitta per 2 reti a zero ... ma grande fu per me la gioia di osservare un eroe del calcio nordamericano come  Tino Lettieri ... un portiere che a vederlo sembrava un attore o un modello ... ed invece era un grande portiere ... un canadese volante.
 
 

venerdì 30 agosto 2013

Peter Shilton ... e la mano di Dio


Accadde il 22 giugno 1986 a Città del Messico, Stadio Atzeca.
Il quarto di finale che vedeva opposte le nazionali di Argentina e Inghilterra era fissato sullo zero a zero quando al minuto 51 un cross spiovente nel mezzo dell'aera di rigore inglese si tramutò in un gol che passerà alla storia del calcio.
Il portiere inglese Peter Shilton in uscita aerea venne beffato da Diego Armando Maradona che, all'apparenza di testa, deviò la palla in fondo alla rete. Maradona, che non era certo un gigante, superò in elevazione il portiere inglese che, lui pure, non era certo un colosso (con il suo metro e ottanta).
Ma il replay televisivo mostrò chiaramente quello che l'arbitro tunisino Bennaceur non vide e che, sinceramente, anche noi telespettatori dell'occasione notammo a malapena.  Maradona aveva deviato la palla con il pugno e così facendo aveva mandato letteralmente fuori tempo il portiere inglese.
Le proteste inglesi risultarono vane. Nell'ambito dell'infinita diatriba che vedeva opposti inglesi ed argentini (non ultima la vicenda delle isole Falklands) ecco che il gol di mano dell'astro argentino assunse un significato particolare. Per Maradona quella "piccola marachella" era segno del volere di Dio. E da lì in poi quel gol sarebbe stato opera della "mano di  Dio" ...
E' vero anche che, quattro minuti dopo, lo stesso Maradona segnerà a Shilton il gol che viene tuttora unanimemente considerato il gol più bello della storia del calcio. Partendo dalla sua metà campo il fuoriclasse argentino scartò il centrocampo, la difesa e lo stesso portiere inglese prima di depositare il pallone  in fondo al sacco. Un'impresa storica.
Peter Shilton finirà negli annali del calcio per aver subito questi due gol ... entrambi particolari ... visti e rivisti da milioni di persone nel mondo.
Ma il portiere inglese, titolare del record di presenze con la maglia della sua nazionale, ebbe modo di consolarsi giocando millanta e più partite risultando essere, tuttora,  il calciatore inglese con il numero maggiore di presenze ...  ottenute giocando sino alla venerabile età di 48 anni!!!
 
Ricordando "la mano di Dio"

Argentina - Inghilterra 1986

giovedì 29 agosto 2013

Bodo Rudwaleit: la torre.

Mosca 1980.
La finale di calcio del torneo olimpico vede di fronte  la nazionale della Cecoslovacchia opposta alla Germania Est.
Tra i pali della D.D.R. c'è un ragazzotto di 23 anni altro 2 metri e due centimentri: un colosso.
Il suo nome è Bodo Rudwaleit ma è talmente alto che, in effetti, di fronte agli avversari è come una torre.
In quella finale il portiere della Germania Est si dovrà accontentare della medaglia d'argento.
La Cecoslovacchia vinse infatti quella partita per una rete a zero.
Tuttavia Rutwaleit si prenderà le sue belle soddisfazioni in carriera: tra i pali del suo club, la Dinamo Berlino, Bodo Rudwaleit vinse dieci scudetti consecutivi tra il 1979 e il 1988.
Per 33 volte difese i pali della nazionale tedesca.
Per sempre resterà nella mia memoria... Bodo Rudwaleit: la torre.

Giuliano Terraneo: il poeta di Briosco


Tra i personaggi che popolano il favoloso mondo dei "miei portieri" uno spazio speciale è riservato al brianzolo Giuliano Terraneo.
Nato a Briosco, qui a un tiro di schioppo da Cabiate, Terraneo dopo la trafila giovanile tra Seregno e Monza incontrò Gigi Radice che lo portò nel 1977 a vestire la gloriosa maglia granata.
Dopo i sette anni a Torino nel 1984 Terraneo approda al "mio"  Milan. Non sono anni memorabili quelli per il nostro Diavolo.
Dopo la parentesi a Milano Terraneo passa alla Lazio nel 1986 e l'anno successivo al Lecce.
Proprio a Lecce concluderà la sua carriera nel 1990.
Portiere dallo stile sobrio ed essenziale Giuliano Terraneo coltivava già dalla giovane età la passione per la poesia.
Dai racconti di chi l'ha conosciuto di persona, dalle interviste lette sui giornali ecco stagliarsi la figura di un professionista molto distante dal mondo "lustrato" del calcio. Persona di un'umanità semplicemente fantastica e dalla straordinaria sensibilità.
Leggere oggi, anno 2013, vicende di personaggi di questa levatura umana fa rimpiangere sempre più il passato. Tempi nei quali  i valori avevano ancora un senso ... dove un ragazzo che giocava tra i professionisti del calcio trovava il tempo, la sera, di scrivere in poesia le sue emozioni.
Ricordo di aver letto, un giorno nella metà degli anni ottanta, che Terraneo andò  anche a fare un provino al Manchester Utd. di Sir Alex Ferguson ...  poi non se ne fece nulla.
Ma più di tanti trofei è la statura morale dell'uomo che ne determina il valore "assoluto" ... e Giuliano Terraneo, il poeta tra i pali, è sempre stato un Gigante.


martedì 27 agosto 2013

Addio Gilmar


Un altro dei "nostri eroi"  della storia del calcio ci ha lasciato.
Gilmar Neves Dos Santos,  per tutti solo & semplicemente Gilmar, se n'è andato all'età di 83 anni.
La sua leggendaria figura resterà per sempre legata ai primi due titoli mondiali vinti dalla nazionale di calcio brasiliana  nella sua storia.
Portiere dal notevole colpo d'occhio e dall'agilità felina Gilmar si rivelò una sicurezza tra i pali nelle vittoriose avventure in Svezia nel 1958 e in Cile nel 1962.
Davanti a lui aveva una difesa "di ferro" con i mitologici  terzini Djalma Santos (anche lui scomparso da poco) e Nilton Santos con Bellini difensore centrale.
Tuttora Gilmar viene considerato, a ragione, il miglior portiere brasiliano di ogni tempo.
All'epoca di Spagna 1982, quando il Brasile si presentava ai nastri di partenza con una delle sue formazioni più forti di sempre (con campioni del calibro di Zico, Socrates, Falcao ecc.), non pochi furono i brasiliani che avrebbero voluto avere tra i pali uno come Gilmar anzichè quel Valdir Peres che si rivelò non del tutto affidabile.
Per ritrovare tra i pali un degno successore di Gilmar i brasiliani dovettero attendere i primi anni novanta quando Claudio Andre Taffarel  fece piangere l'Italia intera in una notte di inizio luglio del 1994 ... ma questa è un'altra storia.
Addio Gilmar ... come tutti gli eroi con il numero 1 sulle spalle che abbiamo imparato a conoscere ed amare non ti dimenticheremo ...
     

domenica 30 giugno 2013

Hugo Gatti detto "El Loco"


Nella galleria dei Grandi Portieri della Storia del Calcio un posto tutto suo se lo merita l'argentino Hugo Orlando Gatti, per tutti "El Loco Gatti" ...  il "matto" ...
Portiere dotato di elasticità felina con quella faccia da indiano che sembra essere appena uscito dall'ultimo assalto di fort Apache Hugo "El Loco" Gatti ha rappresentato per decenni interi un modo nuovo di interpretare il ruolo del portiere...  giocando spesso più verso il centro di metà campo con i piedi  che non nella sua area di rigore con le mani ... come si converrebbe ad un estremo difensore.
Sempre con quella vistosa fascia in testa  per imbrigliare la lungha capigliatura, i calzettoni perennemente abbassati, senza parastinchi e con quell'andatura a metà tra il clown di un circo e un  acrobata di professione Hugo Orlando Gatti ha vestito le maglie delle due più importanti squadre di calcio  argentine: River Plate prima e Boca Junior.
Gatti passò direttamente alla storia in occasione di un "superclasico" disputato difendendo i pali del River contro il Boca nel 1967. In quell'occasione Gatti,  incurante di trovarsi nella tana del nemico, provocò i tifosi del Boca a tal punto che la "Bombonera" esplose e verso il portiere volò di tutto ... tra gli altri oggetti arrivò in campo persino una scopa ...  A quel punto "El Loco"  ammutolì lo stadio intero allorchè imbracciata la scopa iniziò a ramazzare tutta la propria area di rigore tra l'incredulità - prima -  e il divertimento - poi - dei tifosi di entrambe le squadre.
Nel 1969 Gatti passò a difendere la porta del Gimnasia La Plata dove restò fino al 1976 anno in cui approdò proprio al Boca Junior, squadra di cui era da sempre tifoso - indipendentemente dagli accadimenti di quel memorabile "superclasico" del 1967.
Classe 1944 Hugo Gatti  continuò a giocare sino a 44 anni suonati e appese i guantoni al chiodo nella stagione 1988/89.
Quando nel 1980 il Boca affrontò l'Argentinos di Diego Armando Maradona, allora stella nascente del calcio argentino, Hugo Gatti definì  il numero dieci avversario un "barilotto troppo grasso per fare il calciatore". Certo Maradona non la prese bene ... e come farlo capire a un mezzo matto come "El Loco Gatti" ?  Beh, per esempio rifilandogli quattro gol. Alla fine dell'incontro il tabellone dirà Argentinos - Boca  5 - 3 ...
Un anno dopo Maradona passerà al Boca Juniors e così Hugo Gatti non rivivrà l'incubo di ritrovarselo di fronte da avversario.
Titolare per diciotto volte della maglia numero 1 della nazionale argentina nell'arco dei primi anni settanta Hugo Gatti non risponderà alla convocazione di Menotti per disputare il mondiale 1978 dove sarebbe stato la riserva del più giovane ed intraprendente Ubaldo "Pato" Fillol.
Un personaggio più unico che raro ... Hugo Orlando Gatti ... per tutti, e  per sempre, solo "El Loco Gatti".

Le leggendarie gesta de "El Loco Gatti"

domenica 19 maggio 2013

La doppia carriera di Michel Preud'homme

 
Quando nel 1982 lo scandalo del calcioscommesse sconvolse la formazione dello Standard Liegi Michel Preud'homme era un giovane portiere dal futuro luminoso. Già titolare a soli 18 anni nella formazione di Liegi Preud'homme venne squalificato e sospeso dalla federazione belga insieme con diversi compagni di squadra.
La sua carriera subì, quindi, un brusco stop.
Nel 1986 il piccolo club del Malines (o Mechelen) gli offre l'opportunità di ripartire da zero. Una nuova carriera che riparte da un piccolo centro di provincia in una squadra che, fin lì,  poteva vantare tre scudetti in bacheca l'ultimo dei quali vinto però nel lontanissimo 1948.
Nella stagione 1986-87 il Malines vinse la coppa del Belgio e da lì nel 1987-88 arrivò a vincere la Coppa delle Coppe (memorabili le sfide in semifinale con l'Atalanta di Piotti e Mondonico). Nel 1988 arrivò anche la Supercoppa d'Europa e nella stagione 1988-89 Preud'homme & soci riportarono a Malines quel titolo del Belgio che mancava dal dopoguerra.
Quella del Malines di quei tempi era una formazione straordinaria, oltre alle parate di Michel si ricordano i numeri di Erwin Koeman, Bruno Versavel, Eli Ohana per citarne alcuni.
Nel frattempo Preud'homme rilevò da Jean-Marie Pfaff il posto di titolare della nazionale belga e, nel mondiale di USA 1994 - anche se il  Belgio uscirà subito agli ottavi di finale -  gli venne assegnato il premio "Jascin" come miglior portiere della manifestazione.
Proprio nel 1994 Preud'homme si trasferì a Lisbona per giocare nel mitico Benfica. Resterà in Portogallo sino al 1999 quando si ritirerà dopo aver vinto una coppa di lega - nel 1996- e soprattutto dopo aver fatto innamorare di lui e del suo stile unico e inimitabile i tifosi lusitani.
Quando nel settembre del 2000 in visita al mitico Estadio Da Luz entrai nello shop lì presente e mi presentai alla commessa in cassa chiedendo di poter acquistare un poster di Preud'homme la signorina mi spiegò con un sorriso a tutta bocca che, purtroppo, i poster dell'eroe belga erano esauriti sin dalla primavera del 1999, data della sua ultima apparizione in quello stadio. Mi spiegò che tra i giocatori stranieri passati di lì ben pochi erano amati come il grande capellone belga.
Una leggenda  quella di Preud'homme ...  il portiere che visse due carriere.
 


Dino Zoff: DinoMito ... d'Italia

 
Dino Zoff ... o DinoMito ... il più grande portiere della storia calcistica italiana ...  almeno sinchè il nostro contemporaneo Gigi Buffon non appenderà i guanti al chiodo ... perchè poi c'è da discuterne ...
Più forte Gigi o Dino ???
Lasciamo - volentieri - ai posteri l'ardua sentenza ... perchè non è mica facile ...
Il dato certo è che entrambi hanno sollevato al cielo la Coppa del Mondo ed entrambi sono stati determinanti nel successo finale della nazionale italiana. Ma di Gigi parleremo più in là un bel dì.
Ora c'è DinoMito. Portiere dallo stile sobrio e limitato all'essenziale. Dal carattere taciturno e poco incline alle moine dello spettacolo Zoff lasciava che a parlare per lui fossero i fatti.
Epica e memorabile la sua parata sulla linea di porta nel famoso ITALIA-BRASILE 3-2 del 5 luglio 1982. A quarant'anni suonati Zoff volò come un giovincello a negare un gol già  fatto al brasiliano Leandro. Un'immagine impressa nei miei occhi di bambino e che porto sempre appresso allorchè si apre la valigia dei ricordi tra i pali e la linea dell'orizzonte di un campo di calcio.
Le 112 presenze in nazionale raccontano più di ogni altro dato così come la profonda stima che di lui avevano compagni di squadra ed avversari.
Un tipo unico DinoMito con tutti i pregi propri della sua terra, il Friuli e con quell'aria sempre tranquilla e nello stesso tempo determinata.
L'essere finito sull'effige di un francobollo commemorativo dell'impresa di Spagna 1982 disegnato dal'artista Guttuso e l'aver visto la propria foto sulla copertina di  "Newsweek"   non gli avranno certo lenito l'unica amarezza di una carriera ad ogni modo gloriosa: non essere riuscito a vincere la Coppa dei Campioni. Un traguardo che accarezzò con la sua Juve nel 1983 ma che una parabola maligna, presa dal pallone calciato dal tedesco Felix Magath dell'Amburgo, gli negò in chiusura di carriera.
La Coppa del Mondo stretta dalle sue mani ed alzata al cielo nel 1982 in un poster appeso nella mia cameretta per un decennio ...  la "mia storia dell'Italia".
 
 


Walter Zenga: l'unico e vero Uomo Ragno

 
 
Eletto miglior portiere del mondo dai tedeschi dell'IFFHS per tre anni consecutivi nel 1989, 1990, 1991 Walter Zenga è da annoverare senza ombra di dubbio tra i più grandi interpreti del ruolo di ogni tempo.
Certo, da milanista, non è che era proprio semplice mandarla giù che a quei tempi i cugini avessero la porta blindata dal migliore in assoluto.
Ma è un dato di fatto che l'unico Uomo Ragno nella storia del calcio italiano - Ragno  a parte fu  il Ragno Nero Cudicini - è stato proprio l'interista Zenga.
Portiere dai riflessi felini e dotato di un'agilità al di fuori del comune il nostro è stato per anni l'indiscusso portiere della nazionale italiana.
Titolare della maglia numero 1 ai mondiali di ITALIA 1990 Zenga riuscì a mantenere inviolata la sua porta per le tre partite del girone eliminatorio, poi l'imbattibilità continuò negli ottavi contro l'Uruguay e nei quarti contro l'Irlanda per interrompersi solo al minuto 69 della sfida di semifinale contro l'Argentina di Maradona. Un traversone spiovente in aerea di rigore e la testa dell'argentino Caniggia che spizzicò la palla di quel tanto che bastò a mettere fuori causa e beffare il portiere italiano che gli si era gettato contro in uscita aerea. La sfida finì ai rigori e un po' gli errori degli italiani, un po' le parate dell'argentino Goycochea  contribuirono alla disfatta italiana.
Walter Zenga nel corso della sua carriera con l'Inter vinse uno scudetto, due coppe Uefa e una supercoppa italiana. Nel 1994 dopo 12 anni all'Inter passò alla Sampdoria, poi al Padova prima di chiudere la carriera di giocatore negli States.
Ora è un valido allenatore che presto o tardi -  ne sono certo - finirà sulla panchina della "sua" Inter.
L'Uomo Ragno esiste ... ed io ho avuto la fortuna di vederlo in azione.
 


Gary Bailey: il colosso biondo


 
 
Nei primi anni ottanta la televisione  inizia a diffondere le immagini e le sintesi delle partite dei vari campionati che si giocano nel continente europeo.
Su RETE 4 viene trasmesso il programma GOAL. Condotto da Cesare Cadeo con l'ausilio del commento tecnico dell'allenatore neo campione del mondo Enzo Bearzot questo programma porta nelle case degli italiani tutto il fascino del campionato inglese.
Sono ancora lontani i tempi delle pay per view e dei diritti televisivi astro-galattici. E' tutto più a misura d'uomo ... ed è per tutti.
Nel corso di questo programma imparai a conoscere meglio il calcio inglese e apprezzai i tanti talenti che calcavano i campi di calcio con le storiche maglie del Liverpool, del Manchester United e via dicendo.
Un ricordo particolare però mi lega al portiere del Manchester United che, a quei tempi lì, era Gary Bailey. Un colosso biondo,  che vestiva sempre una maglia verde che pareva essere troppo stretta così come i calzoncini che non erano mai quelli "tecnici" con le protezioni e la gomma ai fianchi ma erano  comuni a quelli dei compagni.
Molto amato dai tifosi dello United, che tuttora lo ricordano con affetto,   con i Red Devils Gary Bailey  ha vinto due coppe di lega a metà degli anni 80. Titolare inamovibile dal 1978 al 1987 nella stagione 1988/1989 - anche a seguito di un serio infortunio - deve lasciare spazio ad un altro leggendario interprete del ruolo come lo scozzese Jim Leighton  ma questa è un'altra storia.
Bailey vanta diverse presenze anche con le rappresentative giovanili della nazionale inglese. Nella nazionale maggiore trovò la porta sbarrata da un signore di nome Peter Shilton.
La maglia verde di quel colosso biondo è un ricordo lontano, certo, ma preciso ... perchè si impara ad amare il calcio e quel ruolo, del portiere, un po' alla volta scoprendo sempre nuovi personaggi, nuovi eroi. 
 


sabato 18 maggio 2013

Josef "Sepp" Maier: Der Torwart



Josef  Dieter Maier, per tutti "Sepp", è stato uno dei più grandi interpreti della scuola di portieri tedesca. "DER TORWART"  ... il portiere ... e una scuola, quella tedesca, che ha sfornato talenti assoluti come Anton Turek, Hans Tilkowski,  Harald "Toni" Schumacher, Bodo Illgner, Andreas Kopke, Oliver Kahn e, ultimo gioiellino della serie, il giovanissimo portiere del Bayer Monaco Manuel Neuer.
A cavallo tra  i quattro mondiali che ha disputato partendo dal 1966 (dove era riserva di Tilkowki) fino al 1978  c'è tutta la sua grande storia.
Per molti italiani la sua immagine è impressa a caldo nella mente fusa nel ricordo di quel mitico ITALIA - GERMANIA 4 - 3  del mondiale di MEXICO 1970. 
E se nel 1970 Sepp Maier dovette capitolare di fronte ai nostri  azzurri la rivincita se la prese tutta, e con gli interessi, nel mondiale disputato proprio in Germania nel 1974.
Il sette luglio 1974 sarà lui il secondo portiere tedesco (dopo Turek nel 1954)  ad alzare la coppa del mondo al cielo e tra l'altro lo farà nel suo stadio, cioè quel Olympiastadion di Monaco di Baviera che lo vedeva prostagonista con il suo club, il Bayern Monaco.
Tra i pali della squadra bavarese vincerà 4 scudetti e 4 coppe nazionali, ben 3 coppe dei campioni, 1 coppa intercontinentale, 1 coppa delle coppe mentre sempre con la nazionale tedesca vinse i campionati europei nel 1972.
Insomma, per un decennio buono, Josef Maier parò in giro per tutto il mondo con il suo stile sobrio ed essenziale e quella grinta che è impressa nell'immagine che lo vede prendere a brutto muso l'olandese Johan Neeskens nella finale mondiale del 1974.
Uno spaventoso  incidente d'auto nel 1979 pose fine alla sua carriera. Tuttavia Sepp Maier, che da giocatore non si dava mai per vinto,  riuscì a ristabilirsi ed a rientrare alla grande nel mondo del calcio.
Come allenatore dei portieri sia della nazionale che del suo amato Bayern Monaco ha trasferito a molti giovani colleghi la sua visione di come deve essere un buon portiere ... DER TORWART.




domenica 24 marzo 2013

Garellik contro Attila



Una delle copertine storiche del GUERIN SPORTIVO è senza dubbio quella del numero 17 dell'aprile 1985.
All'epoca avevo quasi quattordici anni e aspettavo il mercoledì pomeriggio per avere tra le mani il nuovo numero del Guerino che "studiavo"  perdendomi  tra le storie di leggende del calcio  in un mondo fantastico dove le pay-tv e diritti televisivi non esistevano, la Coppa era ancora dei Campioni e i vincenti delle coppe nazionali si sfidavano nella Coppa delle Coppe.
Nella primavera di quell'anno di gloria 1985 il  Verona è lanciato verso il suo primo storico scudetto quando approda a San Siro per la sfida con il mio Milan.
La foto a tutta pagina di Guido Zucchi - leggendario fotografo del Guerino - è la sintesi di quella partita.
Il portiere del Verona Claudio Garella soprannominato "Garellik" che contrasta in uscita alta il nostro amato Mark Hateley detto "Attila".
Uno scontro ad alta quota che vede il portiere scaligero avere la meglio sulla torre inglese.
Il Verona di Galderisi, Elkjaer, Brighel guidato in panchina da Osvaldo Bagnoli  esce indenne da San Siro e di lì a qualche domenica festeggerà il suo primo scudetto.
Grandi meriti per il raggiungimento dello storico traguardo degli scaligeri sono da attribuire proprio a Claudio Garella portiere dallo stile assolutamente particolare, forse poco ortodosso, ma decisamente efficace.
Nella stagione successiva il portiere passerà al Napoli e entrerà nella storia anche lì quando con Maradona  & Co. porterà  il primo scudetto ai piedi del Vesuvio. 

sabato 23 marzo 2013

Ricordando Ladislao Mazurkiewicz



Lo scorso mese di gennaio se ne è andato uno dei nostri "eroi tra i pali" : Ladislao Mazurkiewicz.
In molti lo considerano tuttora il miglior portiere sudamericano di tutti i tempi. Di sicuro il suo nome resterà per sempre accostato a quello di  miglior portiere della storia calcistica dell'Uruguay.
Il capolavoro della sua carriera tra i pali della "Celeste"  resterà l'elezione quale miglior portiere del mondiale di Mexico 1970 ottenuta superando la concorrenza di qualificati rivali quali il tedesco Sepp Maier, l'inglese Gordon Banks,  il nostro Enrico Albertosi, il belga Piot e il brasiliano Felix.
Nella sua carriera a livello di club, spesa per lo più a difesa dei pali del Penarol, restano in bacheca una coppa Libertadores  e una coppa Intercontinentale vinta sbarrando la strada a quelli del Real Madrid nel 1966.
Con il suo ultimo volo perdiamo un altro pezzo di quel calcio "romantico" che oggi non c'è più.