Dopo aver scritto tantissimo di musica (www.iltonnuto.it) ho iniziato a pubblicare in questo blog i tanti scritti sul calcio messi insieme in quasi 12 anni.
Il calcio visto attraverso gli occhi di un innamorato di questo sport, ... dall'arancione delle maglie dell'Olanda nella finale mondiale del 1978 in Argentina alla passione per il portierone del Belgio Jean-Marie Pfaff, l'eroe della mia infanzia e adolescenza.
Accadde sabato 19 maggio 1984 al Rheinstadion di Dusseldorf.
In occasione della 33ma giornata della Bundesliga il portiere del Fortuna Dusseldorf Wolfgang Kleff decise di festeggiare la sua ultima gara con la maglia del Fortuna davanti ai suoi tifosi in maniera del tutto originale.
Kleff, già passato da Mito a Leggenda difendendo i pali del Borussia di Mönchengladbach, decise di dedicarsi un giro di campo pur contro il parere della società.
Così al minuto 74 inscenò un finto infortunio: strappo alla coscia.
In conseguenza dell'infortunio il "nostro" abbandonò il campo da gioco iniziando un personale giro di campo nel corso del quale si liberò un pezzo alla volta della propria divisa di gioco lanciandone i pezzi ai tifosi festanti.
Quando giunse nei pressi della tribuna autorità, dove vi era anche il suo Presidente, si calò i pantaloni e mostrò il proprio culo ai presenti.
Dalla serie: "Questi Pazzi e Leggendari con la maglia numero 1".
Un grazie sincero all'amico "Gra", espertissimo di Bundesliga, che questa storia me l'ha raccontata...
Portiere della nazionale del Paraguay nelle edizioni 1998 e 2002 del mondiale di Calcio Josè Luis Félix Gonzales Chilavert, detto "Chila", è una autentica leggenda del Calcio Sudamericano.
Eletto per ben tre volte miglior portiere del mondo dall'IFFHS (1995, 1997, 1998) Chilavert è stato inserito (sempre dall'IFFHS) in sesta posizione nella classifica dei migliori portieri del XX Secolo e sempre in sesta posizione nella classifica dei migliori portieri degli ultimi 25 anni.
Se a questo si aggiunge che il "nostro" è stato eletto anche come secondo miglior portiere nella storia del Calcio Sudamericano, alle spalle dell'argentino Amedeo Carrizo, si ha un quadro di massima di quanto importante sia stata la sua figura nelle vicende calcistiche mondiali.
Come è nel DNA di tutti i calciatori sudamericani anche il "Chila", pur giocando come "guardameta" ha sempre avuto un buonissimo rapporto "di piedi" con la "pelota". A testimonianza di ciò basti ricordare i numeri dei gol da lui segnati: 54 reti in competizioni per club e 8 reti con la maglia della nazionale.
Specializzato in calci piazzati, che fossero calci di rigore o punizioni, Chilavert è stato per anni il primatista assoluto in tale settore.
Poi è stato superato dal brasiliano Rogeri Ceni ma, ad ogni modo, resta il fatto compiuto che un portiere che difende in maniera egregia la propria porta e per di più si proponga come arma letale sui calci piazzati lo si può trovare solo in Sudamerica.
Uno studio antropologico in merito conduce alla conclusione che la proprietà di palleggio propria dei sudamericani rende possibili magie come quelle del "Chila" ma anche di altri egregi estremi difensori goleador, come il già citato Ceni, o ancora il colombiano Higuita.
Nell'edizione 1998 del mondiale di Calcio che si disputò in Francia a guidare in panchina la nazionale del Paraguay c'era il "nostro" Cesare Maldini mentre indiscusso capitano e leader della formazione sudamericana era proprio il "Chila".
Dopo aver mantenuto inviolata la propria porta contro Bulgaria e Spagna (entrambe le partite finirono 0-0) il "Chila" subì il primo gol nella terza sfida del torneo che, ad ogni modo, il Paraguay vinse 3-1 contro la Nigeria qualificandosi agli ottavi di finale.
Nella sfida contro i padroni di casa della Francia dopo aver tenuto lo 0-0 per tutti i 90 minuti il "Chila" venne beffato al 113° minuto di gioco dal "Golden Goal" di Laurent Blanc che qualificò i francesi per i quarti di finale.
Quattro anni dopo, nel mondiale di calcio Corea del Sud / Giappone, il "Chila" saltò la prima gara contro il Sudafrica per squalifica: la gara finì 2-2.
Quindi seguì la sconfitta per 3-1 contro la Spagna e nella terza e decisiva gara il Paraguay ottenne la qualificazione agli ottavi di finale piegando la Slovenia per 3-1.
Come nel mondiale di Francia 1998 l'avventura del "Chila" e del suo Paraguay si chiuse con una sconfitta per 1-0 questa volta per mano della Germani che trovò la rete della vittoria solo all'88° minuto di una gara tirata e spigolosa.
Il 15 giugno 2002 si chiuse così l'avventura di Chilavert nei mondiali di Calcio.
A livello di Club il "Chila" giocò in patria con il Guaranì per passare poi agli argentini del San Lorenzo nel 1984 da dove approdò in Spagna al Real Saragozza nel 1988.
Il ritorno in Argentina nel 1991 con la maglia del Velez Sarsfield e l'incontro con il tecnico Carlos Bianchi regalerà nove anni di gioie, coppe e tante e soddisfazioni a tutti: da ricordare soprattutto i quattro titoli argentini, la coppa Libertadores del 1994, e sempre nello stesso anno, la coppa Intercontinentale (ottenuta contro il "mio" Milan).
Nel 2000 il "Chila" ritornò in Europa a giocare con in francesi dello Strasburgo prima del rientro nel continente sudamericano a vestire le maglia di Penarol (in Uruguay) e ancora Velez dove chiuse con il calcio giocato nel 2004.
Una leggenda, quella di Luis "Chila" Chilavert, il miglior portiere della storia calcistica del Paraguay che giocava con una maglia raffigurante un cane pitbull arrabbiato e aggressivo quanto lui.
In quegli anni lì, a cavallo tra la fine degli ottanta e i primi novanta, non c'era storia.
Il miglior portiere del mondo l'avevamo in "casa" noi italiani.
L'interista Walter "Uomo Ragno" Zenga era il nostro eroe.
L'Istituto Tedesco di Storia e Statistica del Calcio Mondiale (IFFHS) per ben tre anni consecutivi decretò Zenga il migliore portiere del mondo: accadde nel 1989, nel 1990 e 1991.
Lo stesso Istituto lo collocò poi all'ottavo posto della classifica dei migliori portieri del Mondo degli ultimi 25 anni in una classifica che vide primeggiare un altro italiano Gigi Buffon.
Nella stagione 1986/1987 Zenga vinse il Guerin D'Oro come miglior giocatore del campionato italiano e ancora nel 1990 a Walter Zenga toccò l'onore di essere eletto anche miglior portiere d'Europa.
Il record di imbattibilità, stabilito nelle fasi finali del Mondiale di Italia 1990, fu come un sigillo su una carriera splendida che vide il nostro "Uomo Ragno" entrare nel cuore di tutti i tifosi italiani allo stesso modo con cui entrò nell'Olimpo delle Leggende del Calcio Mondiale.
La copertina del numero 26/1990 del settimanale sportivo "L'Intrepido Sport", che riporto in apertura del post, riporta a caratteri cubitali una sorta di invocazione "WALTER FERMALI TUTTI": questa copertina fu come il "buon viatico" verso quel record di cui parlavo prima.
Riuscì a fermarli tutti l'Uomo Ragno e, alla fine, fu beffato da un gol dell'argentino Caniggia in semifinale.
Resta il Mito di un'intera generazione.
Inossidabile come nella copertina sopra: Walter ... l'Intrepido!!
Nigel Spink, per anni leggendario guardiano dell'Aston Villa, è stato uno dei primi portieri inglesi che imparai a conoscere ed apprezzare.
Accadde all'epoca del doppio confronto con la Juventus valido per i quarti di finale della Coppa dei Campioni edizione 1982/1983.
Le due gare di disputarono nel marzo del 1983 ed io, all'epoca dodicen)ne, conoscendo ormai a memoria il leggendario guardiano bianconero Dino Zoff, presi a cercare più notizie possibili su quello che sarebbe stato il suo dirimpettaio a difesa della porta dell'Aston Villa.
Curiosa, a dir poco, la vicenda che portò Nigel Spink tra i pali dei Villans.
Accadde che, durante la finale di Coppa Campioni edizione 1981/1982 che si disputò a Rotterdam il 26-5-1982, e che vide di fronte Aston Villa e Bayern Monaco il portiere titolare dei Villans Jimmy Rimmer si infortunò dopo soli 10 minuti di gioco. Così il giovane Nigel Spink, che sin lì aveva disputato poche gare di campionato nei suoi primi 5 anni di permanenze al club, si trovò a disputare una partita storica.
(Nigel Spink rileva Jimmy Rimmer nella finale di Coppa Campioni del 1982)
Anche grazie alle parate di Spink l'Aston Villa piegò i tedeschi per 1 - 0 grazie al gol di Peter White.
Quella notte lì Nigel Spink entrò nella leggenda dei Villans ma, soprattutto, non si levò più la maglia di titolare del club inglese.
La sera del 2 marzo 1983 ero curioso di vedere all'opera questo leggendario portiere nella gara di andata dei quarti finale contro la Juventus.
La Juve segnò subito con pablito Rossi e l'Aston Villa soffrì fino ad inizio ripresa quando pareggiò con Cowans. Quindi tutta la fama del portiere inglese si manifestò allorchè compì un autentico miracolo deviando sul palo con uno splendido volo un tiro a colpo sicuro del solito Pablito Rossi.
A sistemare le cose per i bianconeri pensò il polacco Boniek che con uno splendido e potente tiro dal limite dell'area siglò il definitivo 2-1 per i bianconeri.
Tuttavia, per me, quella sera si manifestò la bravura di Spink.
Nella gara di ritorno, che si disputò a Torino la notte del 16 marzo, il portiere inglese passò dall'altare alla polvere nel giro di pochi minuti.
Al tredicesimo minuto del primo tempo, infatti, Spink incorse in una delle peggiore topiche di tutta la sua carriera. Il portiere inglese, infatti, si fece passare sotto le gambe un tiro non certo irresistibile del "Roi" francese Michel Platini. Un errore del tutto simile a quello che anni dopo avrebbe commesso il "nostro" Massimo Taibi con la maglia dello United.
La gara iniziò così molto male per gli inglesi.
Quando al venticinquesimo minuto Marco Tardelli, con uno splendido colpo di testa, siglò il 2-0 la gara degli inglesi fu definitivamente compromessa.
Nella ripresa le reti di Platini e White fissarono il risultato sul 3-1 per la Juventus che guadagnò così l'accesso alle semifinali di Coppa Campioni.
Nonostante quell'errore ricordo che Spink restò tra i miei preferiti di quel tempo della giovinezza e, la storia narra, che tuttora il nostro è considerato uno dei migliori portieri che abbia mai vestito la maglia dell'Aston Villa potendo vantare 460 presenze con la maglia del club.
Stefano Tacconi, nato a Perugia nel 1957, è stato uno dei portieri più "matti" e più vincenti della storia del Calcio italiano.
Dopo una gavetta iniziata nello Spoleto, passando per Pro Patria, Livorno e Sambenedettese, approdò all'Avellino nella stagione 1980/1981. Con la maglia dei lupi Tacconi si rivelò in tutto il suo splendore agonistico.
Portiere molto spettacolare, agile come un gatto, Tacconi entrò subito nel cuore dei tifosi irpini.
Nella stagione 1983/1984 venne acquistato dalla Juventus di Torino.
Il suo compito era uno di quelli da far tremare le gambe al solo pensiero: sostituire tra i pali bianconeri una leggenda come Dino Zoff.
Con il suo carattere solare, aperto, a volte spavaldo ma sempre nel limite di una sana simpatia, Tacconi diventò in breve tempo uno dei beniamini dei tifosi bianconeri.
Con la maglia bianconera, in dieci stagioni dal 1983/1984 al 1991/1992, Stefano Tacconi vinse tutto quello che per un calciatore professionista è possibile vincere con una maglia di club.
Il suo primo scudetto lo centrò subito al termine della prima stagione per poi bissare nel 1985/1986.
Sempre nella sua prima stagione in bianconero vinse a Basilea, nella notte del 16 maggio 1984, la Coppa delle Coppe contro il Porto.
Quindi, il 16 gennaio 1985, Stefano Tacconi vide dalla panchina il suo secondo, Luciano Bodini, vincere da titolare la Supercoppa Europea contro gli inglesi del Liverpool. Tuttavia, ai soli fini statistici, fu uno dei vincitori pure lui.
Quindi, nella stagione 1984/1985 vinse la Coppa dei Campioni nella tragica notte del 29 maggio 1985, in quella che venne definita la tragica notte dell'Heysel.
Stefano Tacconi fu uno dei grandi protagonisti della prima vittoria mondiale della Juventus: nella sfida di Coppa Intercontinentale dell'8 dicembre 1985 contro gli argentini dell'Argentinos Juniors il portiere bianconero con le sue parate nei calci di rigore finali mise un sigillo determinante sul successo bianconero. Parò il rigore di una leggenda come Batista e poi fu decisivo ancora sul rigore di Pavoni.
Nella stagione 1989/1990 la Juventus con Stefano Tacconi promosso a capitano vinse la Coppa Italia nel doppio confronto contro il "mio" Milan e quindi alzò al cielo la Coppa Uefa dopo il doppio confronto finale con la Fiorentina.
Terminata l'epopea bianconera, ricca di successi, Stefano Tacconi andò a spendere gli ultimi gettoni della sua luminosa carriera giocando con la maglia del Genoa le stagioni 1992/1993 e 1993/1994.
Nonostante potesse vantare ottime doti atletiche e un palmares estremamente ricco Stefano Tacconi non riuscì mai a superare l'"Uomo Ragno", Walter Zenga, nella corsa alla maglia di portiere titolare della maglia azzurra. Prese parte in qualità di portiere di riserva al mondiale di Italia 1990 senza tuttavia scendere mai in campo.
Alla fine della sua carriera agonistica le presenze in azzurro furono in tutto solo sette.
Di fatto, Tacconi, è l'unico portiere al mondo ad aver vinto le principali competizioni internazionali per club.
Guascone tra i pali e fuori dai pali Stefano Tacconi lo posso considerare un po' come una sorta di "Pfaff italiano" ... uno un po' matto ma tanto, troppo, simpatico ... uno che, se fosse nato attore sarebbe stato bene al posto di Paul Newman nel celebre film "Lo Spaccone".
Francesco Baccini è uno dei più geniali cantautori della storia dell'italico stivale.
Uno di quelli che il mestiere del "cantautore" l'ha sempre fatto appieno e ancora continua a farlo.
Nei testi delle sue canzoni non sono mai mancate le stoccate al "Sistema Italia".
Ma Baccini, prima ancora di diventare un cantautore, è stato portiere dalle ottime doti atletiche.
Nei primi anni novanta "SuperBacc" ha vestito per diverse volte la maglia da portiere titolare della Nazionale Italiana Cantanti partecipando, insieme ai suoi colleghi, a tantissime lodevoli iniziative volte a raccogliere fondi per cause più che meritevoli.
A vederlo giocare, da portiere, si capiva subito che era uno nato per stare tra i pali.
Del portiere il nostro aveva proprio tutto: aveva il senso della posizione, la capacità di leggere le azioni di attacco degli avversari, il coraggio di uscire dai pali e aveva, insomma, tutte quelle doti e quelle qualità proprie di chi sa esattamente cosa fare, come fare e quando farlo.
Del resto basterebbe vedere la foto qui sopra che apre il post per capire come il "SuperBacc", impegnato in uscita bassa sull'avversario lanciato a rete, non fosse lì tra quei pali per caso.
Indubbiamente, tra i giocatori della Nazionale Cantanti capitanata da Mogol, Francesco Baccini era quello che aveva il miglior talento nel suo ruolo.
E ciò trova conferma anche nel breve filmato della sfida tra le nazionali dei cantanti di Italia e Russia, che si disputò nel 1992, e che inserisco alla fine di questo pezzo: le uscite acrobatiche di Baccini sono nella storia.
Un talento coltivato nel tempo .... molto prima di diventare un famoso cantautore, durante la sua infanzia e adolescenza, Baccini giocò infatti a calcio nel ruolo di portiere nella formazione della Sampdoria di Genova.
Questo particolare, che "SuperBacc" rivelò in diverse interviste e interventi pubblici, chiarisce così come la sua partecipazione nella Nazionale Cantanti fosse tutt'altro che folcloristica: Mogol & Company si ritrovarono tra i pali un portiere vero, fatto e finito.
E così, tra un disco e l'altro, e una parata e l'altra Baccini mi era sempre più simpatico ... un cantautore portiere ... o un portiere cantautore ... fate un po voi.
Le canzoni che cantava erano stupende e album come CARTOONS, IL PIANOFORTE NON E' IL MIO FORTE, NOMI E COGNOMI li mandai a memoria ... ma poi c'era sempre quel fatto lì ... insomma uno che faceva il portiere mi era sempre un più simpatico di altri ...
Quando poi nel 1993 all'interno del bellissimo album NUDO trovai una canzone con un Mauro protagonista (Mauro e Cinzia) ... beh ... lì mi sembrò chiaro che questo Baccini era un "Eroe" di quelli "Originali" ... uno di quelli che poi, facendo il portiere, sarebbe prima o poi finito nella lista degli "Originali" insieme ai miei Pfaff, Piotti, Zenga, Zoff, Fillol & Co.
Un po' più in là nel tempo, dopo che il "SuperBacc" smise di parare con i cantanti a farmi sognare continuarono le sue canzoni e album stupendi come BACCINI A COLORI, NOSTRA SIGNORA DEGLI AUTOGRILL, FORZA FRANCESCO, STASERA TEATRO, DALLA PARTE DI CAINO sino a quel BACCINI CANTA TENCO che ha riportato a nuova luce gli intramontabili successi del grande Tenco.
Una delle sue canzoni più belle, BALLATA DI UN RAGAZZO QUALUNQUE, vide la partecipazione del famoso attaccante Bobo Vieri nel ruolo di un poliziotto... tanto per capire che, il nostro "SuperBacc" il calcio l'ha sempre avuto nel suo DNA ...
La sua fede calcistica è targata Genoa (lo si intuisce chiaramente anche dal video della canzone citata prima) ... con buona pace del tempo che passò a parare con la maglia della Samp.
Francesco Baccini il miglior portiere della Nazionale Italiana Cantanti ... uno degli "Originali".
Sempre.
(Nazionale Italiana Cantanti - maggio 1990)
(Il video di BALLATA DI UN RAGAZZO QUALUNQUE)
(Nazionale Italiana Cantanti - Russian Pop Stars 1992)
A cavallo tra gli anni ottanta e novanta a difendere i pali della nazionale femminile di Calcio italiana c'era una ragazza che, per via dello spericolato modo di intendere il ruolo, era molto simile all'interista Walter Zenga: Eva Russo.
La Russo era come un Walter Zenga in "gonnella".
Sempre precisa e attenta negli interventi nell'area di rigore la Russo era spericolata e non le difettava per nulla il coraggio.
Originaria di Colleferro, dove nacque il 20 dicembre 1966, Eva Russo giocò per gran parte della sua carriera nella formazione della Lazio vincendo diversi titoli salvo poi passare al Prato.
Addirittura la Russo esordì a 14 anni trovandosi così giovanissima (disputando però poche gare) a vincere il campionato con la Lazio.
Dopo una parentesi a Napoli la Russo ritornò alla Lazio nella stagione 1986/1987 vincendo di nuovo il campionato ma, questa volta, da indiscussa e unica titolare della maglia numero 1.
Nel 1987/1988 vinse ancora lo scudetto con la sua Lazio che poi lasciò al termine della stagione successiva per approdare al Prato con cui partì a disputare la stagione 1989/1990.
Durante un controllo antidoping, proprio nel 1989, la Russo venne trovata positiva.
Ne seguì una squalifica di sei mesi e, conseguenza ben peggiore, l'addio alla maglia della nazionale azzurra che aveva sin lì difeso in ben 57 occasioni.
Mi ricordo, come fosse ora, lo scoramento che seguì alla notizia.
A quei tempi la Russo era considerata la più forte al mondo nel ruolo di portiere tra le donne. Un po' come è oggi l'americana Hope Solo.
Il coraggio e la temerarietà con cui intraprendeva quel ruolo aveva qualcosa di soprannaturale: il paragone con Walter Zenga ci stava tutto e non era frutto di esagerate valutazioni.
Scontata la squalifica la Russo, che non ritornò più in nazionale, arrivò al Milan ove vinse il quarto scudetto della sua carriera calcistica nella stagione 1991/1992.
Chiuse con il calcio al termine della stagione 1997/1998 che disputò con la "sua" Lazio.
In quella stagione subì un serio infortunio che determinò la sua decisione a lasciare il calcio giocato.
Se ritorno indietro nel tempo la rivedo ora, come allora, spesso sulle pagine del Guerino o dell'Intrepido, lei, la bella Eva Russo che volava ne più ne meno dell'originale "Uomo Ragno" ... due miti tra i pali per l'eternità.
(Eva Russo nella locandina della Uhlsport)
(Una giovanissima Eva Russo - 1983 - Nazionale Femminile )
Dedico un post alla più forte rappresentante dei portieri di calcio femminile oggi in circolazione.
In deroga alle leggi che regolano questo blog, che contempla perlopiù personaggi del calcio del "Bel Tempo Che Fu", inserisco colei che è appena stata rieletta la più forte tra i portieri donna del calcio mondiale: l'americana Hope Solo.
Donna bellissima, affascinante, Hope Solo durante la sua carriera ha saputo conquistare il cuore dei fans del Soccer soprattutto con le sue straordinarie doti acrobatiche ed atletiche: il riconoscimento dell'Istituto Statistico di Storia del Calcio (IFFHS) che per ben tre anni di fila (2012/2013/2014) l'ha eletta prima nella classifica delle donne più forti tra i pali di una porta di calcio è lì a testimoniare le straordinarie qualità della Solo.
Nel 2014 il premio le è stato attribuito in coabitazione con la giovane tedesca Almuth Schult che, detto per inciso, ha 10 anni in meno della Solo.
Tra i pali della nazionale U.S.A. Hope Solo ha conquistato due ori olimpici (Pechino 2008 e Londra 2012) e una medaglia d'argento ai mondiali di Calcio Femminile del 2011 (quando la nazionale a stelle e strisce perde ai rigori la finalissima contro il Giappone).
Hope Solo,pur perdendo la finale di quel mondiale 2011 vinse il Golden Glove, il Guanto D'Oro trofeo destinato al miglior portiere del torneo.
Vanta più di centosessanta presenze tra i pali della nazionale statunitense e, nonostante i 33 anni, sembra intenzionata ad andare avanti a collezionarne altre.
Nella sua carriera a livello di clubs la Solo ha giocato oltre che negli Stati Uniti (dove ha difeso la porta di Philadelphia, Sant-Louis, Atlanta e Seattle) anche in Europa con esperienze in Svezia e Francia.
Non andando oltre a quanto succede tra i pali di una porta di calcio Hope Solo rappresenta, per il sottoscritto, i voli che si fanno nell'altra metà del Cielo ...