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venerdì 20 marzo 2015

Michelangelo Rampulla e lo storico gol di Bergamo


Accadde il 23 febbraio del 1992 allo Stadio Atleti Azzurri d'Italia di Bergamo.
Quel pomeriggio d'inverno si giocava la quinta giornata di ritorno del massimo campionato italiano di calcio, la Serie A.
La squadra di casa, l'Atalanta, affrontava in uno dei classici derby di Lombardia  la Cremonese.
Dopo la rete del vantaggio atalantino realizzata su calcio di rigore dalla punta argentina Carlos Alberto Bianchezi  i giocatori della Cremonese cercarono in più occasioni la via del pareggio senza tuttavia mai riuscire nell'impresa.
Quando sembrava ormai certo che la rete di Bianchezi avrebbe decretato l'ennesima sconfitta della Cremonese (che già nella gara di andata venne sconfitta in casa 1 - 2  con un altro gol decisivo dell'attaccante argentino) ci fu un incredibile colpo di scena. 
Al minuto 92 con una punizione in attacco in favore della Cremonese l'area di rigore dell'Atalanta era intasata come un vagone della metropolitana all'ora di punta.
Ad un certo punto si contarono 20 giocatori nell'area di rigore.
Quando il centrocampista della Cremonese Alviero Chiorri calciò la punizione dal limite dell'out di destra i giocatori in area atalantina diventarono 21 perché anche il portiere della squadra ospite, Michelangelo Rampulla, si portò in attacco.
E proprio lui, il portiere della Cremonese, colpì di testa quel perfetto assist di Chiorri e realizzò la rete del pareggio. 
Una rete storica, perché quella fu la prima rete in assoluto nella storia del Campionato di Calcio di Serie A  ad essere realizzata da un portiere in azione di gioco.
Il pomeriggio di quel giorno d'inverno Michelangelo Rampulla, ottimo portiere protagonista di centinaia di battaglie a difesa della porta  della Cremonese, entrò nella Leggenda.
La storica impresa di Rampulla non servì, tuttavia, alla causa della società grigio-rossa che, al termine di quella stagione 1992-1992,  retrocesse in Serie B.
Rampulla venne acquistato dalla Juventus e proseguì una carriera che, per quanto l'abbia sempre visto sicuro e determinato a parare i tiri degli avversari, resterà per sempre legata a quello storico gol di Bergamo.






German Aczel: "Passione Mondiali 1930-1924. Storia Illustrata dei Mondiali di Calcio



Il disegnatore di nazionalità argentina German Aczel ha lavorato per anni nella sua città natale, Buenos Aires, prestando la sua meravigliosa matita a riviste dal calibro del quotidiano "La Naciòn" e della rivista sportiva "El Grafico". Quindi il nostro si trasferisce in Brasile, a Rio De Janeiro ma è nella vecchia Europa che, alla fine, decide di fermarsi a vivere anche perché a Monaco conosce una ragazza che diventerà poi sua moglie.
Le sue matite sono al servizio, tra le altre, della celebre rivista inglese FOURFOURTWO.
Ma il capolavoro della sua carriera di disegnatore è condensato nell'immane sforzo compiuto per mandare alle stampe il libro la cui copertina è riportata sopra.
"PASSIONE MONDIALI 1930-2014. STORIA ILLUSTRATA DEI MONDIALI DI CALCIO" è un libro stupendo.
La matita di Aczel rilegge, infatti, tutte le edizioni della Coppa del Mondo di Calcio dalla prima edizione disputata nel 1930 in Uruguay fino all'edizione di Sudafrica 2010. 
Il libro, nell'edizione italiana, pubblicata da  DODICIEDIZIONI è stato mandato alle stampe pochi giorni prima dell'inizio del mondiale Brasile 2014.
Le caricature dei grandi campioni che hanno dato lustro alla storia del calcio mondiale sono semplicemente fantastiche. 
Ognuna delle 240 pagine del libro è un piccolo capolavoro, una magia,  che il colore della matite di Aczel  contribuisce a rendere unica.
Sfogliando le vignette di celebri gol (quelli di Pelè e Maradona) o strepitose parate (come quella di Banks nel 1970) la storia dei Mondiali di Calcio vive di una nuova luce propria e diviene così accessibile a tutti, proprio a tutti. 
Perché le tavole di Aczel sono arte allo stato puro che attirano l'attenzione di grandi e piccini. 
Allo stesso tempo, tuttavia, la storia dei Mondiali è rivista con rigore e meticolose sono le ricostruzioni dei fatti sportivi e non che hanno consegnato alla storia personaggi unici, campioni indimenticabili.
Un libro Unico nel suo genere. Fantastico.



Per l'edizione italiana questo è il link di riferimento







sabato 14 marzo 2015

Jorge Amado "A Bola e o Goleiro"


Jorge Amado (1912-2001) è da considerarsi tra i più grandi scrittori brasiliani contemporanei.
I suoi libri ambientati nella sua regione d'origine, Bahia, sono ormai dei classici della letteratura mondiale.
Ma insieme alla letteratura per adulti, Amado, che da buon brasiliano aveva il calcio nel suo DNA, compose anche alcuni racconti per bambini.
In uno di questi, dal titolo "A BOLA E O GOLERIO", protagonisti della storia sono il portiere GO-GOL e la dolce palla BUCARETI.
Go-Gol era un portiere disastroso. Non ne combinava mai una giusta e nella sua porta finivano sempre valanghe di gol.
Per lui i tifosi avevano coniato i soprannomi più buffi: Paperella, Mano-Marcia, Piglia-Papere. Insomma un disastro.
Un giorno sulla strada dello stralunato Go-Gol capitò la palla Bucareti.
I due non si erano mai incontrati prima.
Al primo sguardo che i due si scambiarono la palla Bucareti, che quel giorno lì avrebbe dovuto (come da copione) trafiggere molte volte il povero Go-Gol, si innamorò del goffo portiere con la maglia di color mou.
Così ogni tiro che gli avversari scagliavano verso la porta di Go-Gol finiva sempre con lo stesso identico risultato: la palla Bucareti arrestava la sua corsa solo tra le braccia del portiere.
Lui stesso, incredulo, non riusciva a spiegarsi come mai la palla avesse delle traiettorie così strane.
Bucareti finiva sempre lì, tra le braccia del suo amato Go-Gol.
In poco tempo quello che chiamavano Paperella divenne un portiere imbattibile.
Il segreto amore tra la palla Bucareti ed il portiere Go-Gol si scoprì il giorno in cui il grande O Rei del calcio doveva segnare proprio contro Go-Gol la rete numero 1.000 della sua carriera.
Il portiere voleva far segnare  O Rei ed allora si appoggiò al palo della porta e non al centro come avrebbe dovuto essere.
Così quando ormai tutto sembrava pronto per festeggiare la millesima rete di O Rei accadde l'impensabile: la palla calciata da O Rei verso il centro della porta deviò in modo incredibile la sua traiettoria e si diresse verso Go-Gol.
Il portiere scappò allora verso centrocampo ma la palla Bucareti continuò ad inseguirlo.
E così i due diventarono inseparabili, finirono per sposarsi e vissero per sempre felice e contenti.
Dietro questo delizioso racconto per bambini c'è tutta la poesia del calcio che nessuno avrebbe saputo raccontare meglio di un brasiliano come Jorge Amado.
Un Gigante della letteratura mondiale. 




sabato 7 marzo 2015

"L'anno in cui miei genitori andarono in vacanza". La storia del piccolo Mauro che nell'estate del 1970 diventò un portiere.

 

Quando si pensa ai film sul calcio quasi sempre si tirano in ballo quei tre o  quattro titoli. 
Sempre quelli: "FUGA PER LA VITTORIA", "SOGNANDO BECKHAM", e poi i nostri "L'ALLENATORE NEL PALLONE" e "ECCEZZZIUNALE VERAMENTE".
Quello certamente più famoso è quel "FUGA PER LA VITTORIA" che vedeva protagonisti al fianco di un attore come Stallone calciatori veri come il grande 'O Rey Pelè, Ardiles e altri grandissimi della storia del calcio.
Ora vi vorrei parlare della storia del piccolo Mauro (interpretato dal bravo Michel Joelsas), bambino brasiliano di 12 anni, che è il protagonista del film "L'ANNO IN CUI I MIEI GENITORI ANDARONO IN VACANZA" film diretto dal regista brasiliano Cao Hamburger.
Siamo in Brasile ed è l'immediata vigilia dell'evento calcistico dell'anno: il mondiale di  MEXICO 1970.
I genitori del piccolo Mauro, a causa della loro militanza politica, devono fuggire dalla polizia brasiliana che li cerca. Così dicono al piccolo che devono andare in vacanza per qualche giorno e lo affidano al nonno paterno. Da Belo Horizonte si spostano quindi a San Paolo.
La sorte però è avversa. Infatti, lo stesso giorno che Mauro arriva per stare dal nonno, questi viene colto da infarto e muore.
Il piccolo che sosta davanti all'appartamento del nonno è ignaro di questo e sarà un vicino di casa del nonno, il signor Shlomo, a informare Mauro dello stato delle cose.
Slomo, ebreo di origini polacche, è un uomo che vive solo e quindi decide di prendersi cura di Mauro.
La convivenza tra i due però non sarà semplice.
Ad alleviare questa situazione, per Mauro, è la presenza, nello stesso palazzo di una bambina, Anna (l'ottima Daniela Piepszyk), con la quale il piccolo stringerà un forte legame di amicizia e di tenera "simpatia".
Nel giocare con Anna e gli altri bambini del quartiere capita che,  un giorno,  Mauro si perda.
Finisce così all'interno di un bar dove lavora Irene una splendida ragazza mora (interpretata da Liliana Castro). La ragazza si offre di riaccompagnare Mauro a casa e, allo stesso tempo lo invita ad andare al bar  a vedere la partita inaugurale del mondiale che vedrà il Brasile affrontare la nazionale della Cecoslovacchia.
Ma il piccolo, il giorno della partita, non vorrebbe andar via da casa perché il padre gli aveva promesso che insieme con la mamma sarebbero tornati dalla vacanza per l'inizio del campionato mondiale.
Così il piccolo resta ad osservare, insieme al vecchio Shlomo, il Brasile passeggiare sopra la Cecoslovacchia.
Mauro gioca al calcio ma ancora senza aver capito esattamente in quale ruolo giocare.
Tutto cambia il giorno in cui, nel piccolo campetto del quartiere di Bom Retiro, la squadre degli immigrati di origine ebrea affronta la squadra degli immigrati italiani. 
Ad un tratto irrompe in campo la moto di Edgar, fidanzato di Irene, che va a parcheggiare dietro la porta degli ebrei. Tolto il casco il pilota della moto si rivela essere un afroamericano con la folta chioma ed è lui che prende posto tra i pali della porta degli ebrei. E sarà il protagonista. Parerà tutto e pure un calcio di rigore inventato di sana pianta dall'arbitro.
In quel momento, quando Edgar para il rigore,  il piccolo Mauro capisce  cosa vuole essere: "Volevo essere negro e volare tra i pali." 
E da lì in poi  Mauro sarà portiere e ricorderà quello che suo padre diceva sempre: "Il portiere è l'unico che non può sbagliare".
Il film prosegue poi con la cavalcata trionfale del Brasile verso la finale mentre, Mauro, è sempre in attesa che i suoi genitori ritornino.
Il legame con la piccola Anna diventa sempre più forte. 
La bambina, un giorno, gli porta in dono la figurina mancante della raccolta dedicata al mondiale messicano: a Mauro mancava solo quella: la mitica figurina del brasiliano Everaldo. 
Quel regalo inaspettato è per il compleanno gli dice Anna. E a Mauro che gli risponde che non è quello il giorno giusto la bambina fa spallucce.
Ma il rapporto tra i due è svelato, in maniera sublime, dal registra brasiliano allorché ci regala il primo piano di Anna seduta rassegnata a vedere Mauro ballare con un altra bambina nel corso di una piccola festa della comunità  yiddish. La sequenza seguente vede Mauro che si volge verso la sua amica e con un ritmo di ballo sempre più forsennato le porge la mano e la invita al ballo: l'immagine del volto di Anna raggiante è emozionante.
Arriva il giorno della finalissima del Mondiale ma dei suoi genitori Mauro ancora non sa nulla.
Ha capito, vedendo un giorno degli scontri e dei tafferugli tra militari e studenti, che c'è nell'aria qualcosa. Ma il regista sfiora la tematica socio politica e attraverso gli occhi del bambino il tono non diventa mai drammatico.
Nella finale mondiale il  Brasile di Pelè incontra l'Italia nel leggendario stadio Azteca di Città del Messico.
Mauro è al bar insieme ad Anna, Irene, Edgar e tutti gli amici del quartiere Bom Retiro.
Ad un certo punto vede passare  un taxi con il signor Shlomo che, nel frattempo,  era stato  fermato dai militari perché ritenuto complice del movimento anti-regime.
Mentre il Brasile segna la rete del 2 - 1, e nel bar scoppia la festa più sfrenata,  Mauro esce nelle strade deserte di Bom Retiro e in una atmosfera surreale si dirige a casa per riabbracciare il vecchio Shlomo. Tutto intorno a lui è silenzio. Come in un rituale religioso si sta compiendo il miracolo brasiliano e per strada ci sono coriandoli verde-oro ovunque.
Non vi dico come va a finire perché, se non l'avete visto, il finale non voglio rovinarvelo.
Trovare un film brasiliano dove il protagonista si chiama Mauro mi è parsa coincidenza davvero interessante. Scoprire poi che questo bambino si innamora di un portiere e diventa lui stesso un portiere l'ho trovato esattamente coincidente con la mia vicenda umana. 
Quelle strane traiettorie del destino che, per quanto si possa dire che il film è finzione (anche se il regista ci avverte, alla fine, che la vicenda è tratta da una storia vera) lasciano sorpresi.
E questo film mi ha sorpreso. Molto.
Mi ha emozionato e mi ha rimandato alla mente la mia infanzia passata a giocare per la via in strada o all'oratorio... sognando di essere un giorno Pfaff, un altro Zenga, un altro Schumacher ... tutti i portieri del mondo...
"Il portiere è l'unico che non può sbagliare" ... in una frase tutto il peso di quell'omino che, vestito diversamente dagli altri, sosta tra tre legni di una porta sperando di volare a bloccare palloni compiendo traiettorie incredibili. 
Lui, il portiere.
Il mio eroe...   padrone del destino proprio ... e spesso anche di quello altrui.





(La locandina originale del film)