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domenica 28 settembre 2014

Rüdiger Vollborn e la danza dell'airone




Accadde a Leverkusen la sera del 18 maggio 1988.
La squadra delle "Aspirine" giocava tra le mura amiche la gara di ritorno della finale della Coppa Uefa 1987/1988 contro gli spagnoli dell'Espanyol di Barcellona.
Nella gara di andata gli spagnoli si erano seccamente imposti per 3-0.
La gara di ritorno fu un monologo tedesco e,  alla fine dell'incontro, il tabellone dello stadio indicava Bayer Leverkusen - Espanyol 3-0.
I tedeschi avevano capovolto il risultato.
Dopo che anche i tempi supplementari si chiusero sul medesimo punteggio si andò ai calci di rigore.
I due portieri chiamati in causa erano il tedesco Rüdiger Vollborn e, per gli spagnoli, il leggendario portiere del Camerun Thomas N'Kono.
Dopo la prima parata di N'Kono sul tiro del tedesco Falkenmayer i successivi tiratori segnarono i loro rigori sinché lo spagnolo Urquiaga sparò la palla contro la traversa: si ripartì ancora alla pari.
I tedeschi realizzarono il loro quarto rigore mentre lo spagnolo Zuniga tirò centralmente e il portiere Vollborn parò senza grandi difficoltà.
I tedeschi realizzarono l'ultimo rigore e così divenne decisivo il tiro dell'attaccante spagnolo Losada.
E qui il portiere tedesco Vollborn entrò nella storia.
Poco prima che il giocatore spagnolo calciasse, infatti, il portiere tedesco iniziò a muovere le braccia in aria tracciando delle traiettorie che, subito, sembrarono simili a quelle delle ali di un airone. Un danza "tribale". La danza di Rüdiger Vollborn, la danza dell'airone.
Qualcosa di molto simile alla danza degli spaghetti inscenata a Roma nel 1984 dal "celebre" Bruce Grobbelaar.
Lo spagnolo Losada, forse infastidito da Vollborn, sparò il suo tiro (pur angolato bene)  sopra la traversa e per il portiere delle "Aspirine" quello fu l'attimo di gloria che ne consacrò la carriera. 







L'esordio del giovane Gianluigi "Gigi" Buffon


Quando gli amici mi chiedono conto del valore di Buffon in relazione ad un ipotetica classifica mondiale dei portieri di tutti i tempi  faccio sempre notare un "piccolo particolare" che lo rende, almeno per me, al momento non ancora classificabile. Il particolare è che Gigi è  un nostro contemporaneo.
Ed allora come non ricordare le parole del sommo poeta Kahlil Gibran "Una montagna celata dalla nebbia non è una collina".
Insomma: come poter dire oggi,  che l'abbiamo ancora in campo, quanto grande è stato se ancora non è detto che per il "nostro" ci siano trofei da alzare e partite da vincere ?
Quello che ricorderò per sempre di Gianluigi "Gigi" Buffon è l'esordio in serie A, la massima serie del campionato italiano di calcio.
Da buon milanista quella partita resterà per sempre nella camera dei ricordi.
Quel Milan allenato da Capello scendeva in campo con campioni del calibro del leggendario capitano Franco Baresi, di Paolo Maldini, Roberto Baggio, George Weah  e via narrando.
Ma il Parma di Nevio Scala era squadra tosta e tra i tanti campioni che già aveva nei ranghi quel pomeriggio del 19 novembre 1995 sbocciò quel giovane diciassettenne, Gianluigi Buffon che di lì in avanti sarebbe diventato titolare inamovibile e campione di rendimento. 
Lontano parente dello "storico"  Lorenzo Buffon, che era stato portiere rossonero negli anni cinquanta, Gigi in quel pomeriggio di novembre parò tutto quello che era possibile parare e, con interventi sempre precisi e acrobatici  più che un giovane portiere della primavera del Parma sembrò un "vecchio lupo di mare". 
Alla fine di quella partita anche il portiere milanista Sebastiano "Seba"  Rossi si complimentò con il giovane portiere del Parma, grande protagonista dell'incontro.
Nacque quel pomeriggio lì la "leggenda" di Gianluigi "Gigi" Buffon  che, con ancora più di una cartuccia in canna, può già vantarsi dei seguenti titoli personali: Premio Bravo - Guerin Sportivo 1998,  Miglior Portiere Uefa del 2003, miglior portiere del mondo per l'IFFHS negli anni 2003 -2004 -2006 -2007, Premio Lev Jascin come miglior portiere del Mondiale 2006, miglior portiere per IFFHS del XXI secolo.
Ritornando all'incipt di questo post, alla domanda iniziale: quale posto assegnare a Buffon nella classifica dei più grandi portieri di tutti i tempi ? 
Lascerei passare ancora qualche anno e, dopo il mondiale 2018, andrei a rispondere in maniera definitiva.
A quell'epoca Gigi avrà gli stessi 40 anni che aveva sulle spalle quel Dino Zoff che alzò la coppa del mondo in Spagna nel 1982 ... e per eguagliarlo in età, e superarlo in numero di mondiali vinti, c'è tutto il tempo ...
Viva Gigi.





sabato 27 settembre 2014

In ricordo di Urruticoechea



Quando, nel mese di marzo del 1986, la Juventus pescò nei sorteggi dei quarti di finale di Coppa dei Campioni gli spagnoli del Barcellona sapevo poco o nulla del portiere blaugrana Francisco Javier Urrutichoecea, detto Urruti.
E fu proprio in quelle due partite che imparai a conoscere un grande portiere che, all'ombra della leggenda nazionale chiamata Arconada,  aveva sin lì costruito una carriera di tutto rispetto.
Di origine basca, dopo aver militato nella Real Sociedad e nell'Espanyol, dalla stagione 1981/1982 Urruti era diventato il portiere titolare del Barcellona.
Nella stagione 1980/1981, immediatamente prima di passare al Barcellona la rivista Don Balon, la bibbia del calcio spagnolo, lo decretò giocatore dell'anno mentre nella stagione 1983/1984 gli venne conferito il Trofeo Zamora destinato a consacrare  di miglior portiere della Liga Spagnola.
Urruti fece parte della selezione nazionale spagnola ai mondiali Argentina 1978, Spagna 1982 e Mexico 1986 anche se, in nessuna delle tre competizioni iridate fu mai schierato in gara chiuso prima da Arconada e poi da Zubizarreta.
La sera del 7 maggio di quel (fantastico) 1986 il Barcellona affrontò in finale di Coppa Campioni la Steaua di Bucarest: quella partita  (che ho già raccontato nel post dedicato al portiere rumeno Duckadam) fu molto amara per Urruti, così come per tutti i suoi compagni del Barcellona.
Eppure proprio il  portiere spagnolo, parando due rigore agli avversari, fece di gran lunga il suo dovere potendosi ritenere di gran lunga il migliore in campo tra i blaugrana.
Urriti morì,  a soli 48 anni,  in un incidente stradale nel maggio del 2001.
Anche lui resterà vivo nella nostra memoria. Sempre.





Thomas Ravelli e il miracolo svedese a USA '94


Al termine del Campionato del Mondo 1994 che di disputò negli Stati Uniti la FIFA nominò, per la prima volta nella storia, il miglior portiere del torneo: il belga Michel Preud'homme ricevette così il premio "Lev Jaschin" (ora "Goldon Glove").
Tuttavia, come era accaduto nelle passate edizioni del mondiale, non pochi giornalisti accreditati all'evento inserirono tra i pali della loro formazione ideale di USA '94  lo svedese Thomas Ravelli.
Classe 1959, il portiere del IFK Goteborg  - di chiare origini italiane-, era il veterano della formazione svedese.
Aveva già partecipato al mondiale in Italia nel 1990 ma, in quell'occasione, la nazionale svedese finì ultima nel suo girone.
Negli Stati Uniti, invece, la musica cambiò.
Dopo l'iniziale pareggio 1-1 contro il Camerun gli svedesi sconfissero la Russia per 3-1 e impattarono con il Brasile (futuro campione) per 1-1 in una sfida, quest'ultima,  che si sarebbe ripetuta di lì a pochi giorni con in palio però il passaggio alla finalissima.
Qualificata così agli ottavi di finale la formazione scandinava trovò sulla sua strada la sorprendente Arabia Saudita che, fin lì, era stata la sorpresa del torneo.
Sbrigata agevolmente la pratica con una secca vittoria per 3-1  la Svezia affrontò nei quarti la Romania.
Dopo che i tempi regolamentari erano terminati 1-1 e nei supplementari il pareggio era stato incrementato di una rete per parte, la sfida si decise ai calci di rigore.
In quel frangente salì in cattedra Thomas Ravelli. Il portiere svedese sventò i tiri dal dischetto di Dan Petrescu e di Miodrag Belodedici portando così i suoi alla semifinale.
Di nuovo opposta ai brasiliani Ravelli & Co. riuscirono a resistere per 80 minuti prima di capitolare davanti al tiro del brasiliano Romario che marcò la rete del decisivo 0-1.
Per la Svezia restò la finale di consolazione contro la Bulgaria. 
La settima sfida nel torneo mondiale valse agli svedesi la medaglia di bronzo di terzi classificati.
Nel perentorio 4-0 rifilato ai bulgari ci fu ampio spazio per le prodezze di Thomas Ravelli che risultò uno dei migliori tra i suoi anche in quell'occasione.
Quando nel 1997 Ravelli chiuse la carriera tra i pali della Svezia il tabellino delle presenze segnò il numero 143: tuttora un record di presenze imbattuto. Una leggenda.




mercoledì 24 settembre 2014

La "scuola di volo" di Gerald Ehrmann ... detto Tarzan


A cavallo tra il 1985 e il 1995 una delle mie letture preferite del mese di agosto era il numero speciale della rivista tedesca Kicker con la presentazione delle squadre che avrebbero animato la stagione in Bundesliga.
Quel malloppo di pagine, chiamato KICKER-SONDERHEFT BUNDESLIGA, era una sorta di Bibbia del calcio tedesco.
Su quelle pagine ho imparato a conoscere, negli anni, tutti i portieri tedeschi che nel periodo predetto scendevano in campo nelle prime due divisioni tedesche.
Tra i personaggi fantastici di cui leggevo merita senza dubbio di essere ricordato Gerald "Gerry" Ehrmann,  soprannominato "Tarzan".
Fisico imponente Gerry Ehrmann, proprio per questa caratteristica fisica, spiccava nelle foto di squadra che ogni anno erano in bella mostra sul BUNDESLIGA SONDERHEFT.
Con quelle spalle larghe sembrava un vero e proprio armadio.
Nel tempo, grazie alle trasmissioni televisive che portavano le sintesi delle gare di  BUNDESLIGA  sugli schermi italiani, ho potuto osservare diverse volte le prestazioni sportive di Ehrmann  impegnato a difendere i pali della formazione del Kaiserslautern, squadra nella quale ha militato per quattordici stagione consecutive prima di diventarne allenatore dei portieri.
Ed è stato proprio vedendolo in azione che ho capito perché fosse soprannominato "Tarzan": Ehrmann volava tra i pali della sua porta esattamente come il Re della Giungla faceva nella sua foresta ... solo che Gerry non aveva le liane.
All'inizio della carriera  (dal 1977 al 1984)  Ehrmann era stato riserva del leggendario Toni Schumacher al Colonia: indubbiamente anche l'aver convissuto con il grande Toni fu importante per la sua crescita professionale.
Tutto si basava sulla "particolarità" del lavoro con cui il suo primo allenatore lì a Colonia, Rolf Hering,  lo preparava durante la settimana e sul fatto che allora fosse uno dei pochi portieri a fare del body-building una cultura per preparare il fisico alle partite di calcio.
Campione di Germania nel 1991 con il suo K'lautern Gerry  Ehrmann ha aperto anche una scuola per portieri.
Vengono ricordati tra i "prodotti" del suo personale vivaio e dei suoi insegnamenti due ottimi professionisti ora sui campi di gioco come Tim Wiese e Roman Weidenfeller.
Gli straordinari allenamenti che Ehrmann propone e che vedono i portieri volare a scavalcare cavalletti alti un metro e mezzo  per togliere palle dall'incrocio dei pali mi hanno definitivamente chiarito da che scuola è arrivato ad essere promosso Gerald Ehrman: quella, ferrea, del già citato Hering, che forgiò Toni Schumacher e Bodo Illgner, tanto per citarne due.
Tutto si basava sul volo, e non è un caso che la sua scuola calcio di Gerry sia chiamata "La scuola di volo di Ehrmann". 
Perché lì si vola veramente.
"Tarzan", almeno a Kaiserlautern, esiste ed è considerato una leggenda che  ancora vola ... o fa volare.




martedì 23 settembre 2014

Andreas Köpke: il Superman di Norimberga


Il nome di Andreas "Andy"  Köpke iniziò ad essere costantemente presente nei piani alti delle classifiche di rendimento della Bundesliga sin dalla sua prima stagione al Norimberga nel 1986-1987.
Pur non lottando mai per il titolo la formazione di Norimberga con Köpke tra i pali riuscì a competere dignitosamente con i più blasonati club tedeschi per diversi anni nella Bundesliga.
Köpke difese i pali della porta del   1 F.C. Norimberga  per ben nove stagioni prima di passare nel 1994 a difesa della porta dell'Eintracht di Francoforte.
Nel frattempo, dopo il mondiale USA 1994, Köpke sostituì il campione del mondo Bodo Illgner tra i pali della nazionale tedesca.
Pur non essendo particolarmente alto di statura Köpke era portiere dotato di grande potenza ed esplosività nelle gambe che gli consentiva di compiere voli e parate acrobatiche con assoluta disinvoltura.
Gli appassionati di calcio italiani lo ricorderanno certamente per la prodezza con cui, la sera del 19 giugno 1996, bloccò un calcio di rigore a Gianfranco "Magix Box" Zola  durante Italia - Germania valida come terza partita del girone eliminatorio della fase finale di Euro 1996. Quella partita terminò a reti inviolate grazie alle prodezze di Andy Köpke che rispedì così a casa la comitiva italiana del "Maestro" Arrigo Sacchi.
In quel campionato europeo di calcio Köpke risultò determinante anche in occasione della sfida in semifinale che vedeva la Deutsche Mannschaft  opposta ai padroni di casa inglesi. 
La parata del "nostro" sul tiro di Southgate fece piangere l'Inghilterra padrona di casa e proiettò  la Germania verso la vittoria finale.
Proprio in quel 1996 l'Istituto di Storia e Statistica del Calcio (I.F.F.H.S.) gli assegnò il premio quale miglior portiere del mondo.
Fu quello l'apice di una carriera gloriosa che vide Köpke passare, proprio in quell'estate del 1996, a vestire la maglia della formazione francese dell'Olympique Marsiglia. 
Dopo due stagioni in Francia Köpke rientrò in Germania ancora per vestire la maglia del 1 FC Norimberga club dove, nel 2001, chiuse la carriera agonistica.
Il mio ricordo personale di questo portiere lo vede nei primi anni di carriera, a Norimberga, volare a rendere meno amare le domeniche dei tifosi del "Der Club" ... proprio come un Superman ... al Frankenstadion.






venerdì 19 settembre 2014

I "Nostri" eroi tra i pali ... raccontati da Javier Sanz


"HÉROES BAJO LOS PALOS - El guardameta, n° 1 en la historia del fútbol -" è il titolo dello stupendo libro scritto nel febbraio 2013 dallo spagnolo Javier Sanz.
Professore Universitario presso l'Università di Medicina di Madrid (la famosa Universidad Complutense de Madrid) Javier Sanz è stato in passato portiere della squadra della sua città natale, il Club Deportivo  Sigúenza.
Così, da portiere appassionato di portieri, Javier Sanz ha raccolto in un libro racconti e aneddoti di quelli che ha, giustamente, rinominato "Eroi tra i  pali".
Il libro di Sanz si presenta bene già dalla copertina - fantastica - che vede immortalato uno degli eroi di cui parla il libro (nonché titolare della pagina più visitata del presente blog): il tedesco Harald "Toni" Schumacher è infatti ritratto nello splendore della sua maglia gialla sul manto erboso dello stadio Azteca di Città del Messico intento ad esultare dopo la rete tedesca del 2 -2 nella finalissima mondiale del luglio 1986. 
Lo splendore della maglia gialla del nostro contornata dal manto verde dell'Azteca è un biglietto da visita che è come un tuffo nel cuore. Schumacher rimane, nell'immaginario collettivo di chi ha il numero uno impresso sulla pelle, un'icona unica: un mito che resiste, intatto, allo scorrere inesorabile del tempo.
In dieci capitoli e 218 pagine questo libro è uno stupendo e unico viaggio alla riscoperta di portieri che ci hanno fatto sognare e che, tuttora, popolano questo mio blog così come i blog e i pensieri di tanti appassionati di calcio.
Tra i capitoli più appassionanti del libro segnalo quello dedicato ai soprannomi dei portieri più famosi e che l'autore ha simpaticamente intitolato: "Arañas, monos, gatos, patos y ... la marrana"  mettendo insieme una bella "fattoria" di famosissimi dal "La Araña Negra" Lev Yashin sino a German "El Mono" Burgos passando per "El Gato" Fernandez o "El Pato" Fillol. 
Bello anche il capitolo "Solo ante el peligro. Psicologia del guardameta" che tira in ballo Edoardo Galeano con le sue celebri parole: "El portero siempre tiene la culpa. Y si no la tiene, paga lo mismo". 
Ma è tutto il libro si Javier Sanz ad essere avvincente.
Sar
La carrellata dei nomi citati nel libro che si trovano nell'indice finale parte dal nostro Abbiati e finisce con lo spagnolo Zubizarreta ... tra questi due fantastici atleti si trovano  più di cinquecento altri grandi portieri che hanno fatto la storia di questo affascinante ruolo.
Un lavoro ben fatto quello di Sanz. 
Scritto con amore e devozione. 
Scritto da uno che sa esattamente raccontare quello che passa per la testa del  portiere ... perché tra quei legni c'è stato anche lui ... e probabilmente col pensiero ci starà sempre.
Grazie Javier per questo meraviglioso libro.

p.s. Il libro edito dalla spagnola T&B EDITORES si può facilmente trovare presso librerie online oppure al sito www.tbeditores.es






martedì 16 settembre 2014

Uhlsport i guanti "mondiali" di Dino Zoff


Negli anni ottanta e novanta i migliori portieri del mondo scendevano in campo sfoggiando guanti che al novantanove per cento dei casi appartenevano alla REUSCH o alla UHLSPORT.
Questi due marchi storici (entrambi made in Germany) avevano in sostanza il monopolio "mondiale" del settore guanti e abbigliamento tecnico da portiere.
In un precedente post ho dedicato spazio alla REUSCH.
Ora è il turno della UHLSPORT.

Fondata nel 1948 l'azienda tedesca aveva in Italia un distributore (Gartner Sport- Import) con sede in Vipiteno e non stupisce, quindi, che la maggior parte dei portieri del massimo campionato nazionale italiano, la serie A, vestissero negli anni ottanta e novanta abbigliamento tecnico della Uhlsport.
Quando nel 1982 l'Italia vinse il Campionato del Mondo di calcio in Spagna  a difendere i pali della nazionale azzurra c'era il grande Dino Zoff che sfoggiava guanti Uhlsport   il cui modello sarebbe poi entrato nella leggenda prendendo proprio il nome del "nostro" Dino-Mito-Nazionale.
Pochi anni fa la Uhlsport rimise in produzione il modello DINO ZOFF  1982 SG  in edizione limitata.
Indubbiamente le immagini del leggendario portiere azzurro e dei suoi guantoni esibiti in quel mondiale 1982 fecero il giro del pianeta e contribuirono, di fatto,  a far conoscere il marchio Uhlsport ovunque.
Sempre in Italia due altri grandi portieri  come Walter Zenga e Stefano Tacconi  erano testimonial Uhlsport e le locandine del materiale "tecnico" loro dedicato era sempre ben visibile nelle riviste di settore e nei magazzini di articoli sportivi.




La sera del 25 maggio 1983 nella finale della Coppa Campioni 1982-1983 fra Juventus e Amburgo si sfidarono due "testimonial" Uhlsport: Dino Zoff (sempre lui)  tra i pali bianconeri ed Ulrich "Uli" Stein fra i pali dei tedeschi.
Sempre con la maglia della nazionale azzurra testimonial Uhlsport che hanno portato avanti la tradizione di Zoff e Zenga sono stati Luca Marchegiani e Francesco Toldo.
Girando un po' per il mondo quelli della Uhlsport ottennero grandi soddisfazioni nel vedere i propri guantoni indossati da gente come il belga Micheal Preud'homme  (che vinse una Coppa delle Coppe con il suo Malines nel 1988) o dal tedesco Rudiger Vollborn (che alzò al cielo la coppa Uefa sempre nella stagione 1987-1988) o dal portiere svedese Thomas Ravelli (terzo con la sua nazionale al mondiale USA 1994) e ancora dal leggendario portiere del Camerun Thomas N'Kono,  o dallo scozzese Jim Leighton, e ancora dall'irlandese Pat Jennings, dal portoghese Manuel Bento, o dal polacco Josef Mlynarczyk (che la sera del 27 maggio 1987 alzò al cielo la Coppa dei Campioni con il "suo" Porto) o ancora dall'austriaco Friedrich Koncilia.
Discorso a parte meritano due portieri: è  il caso dell'inglese Peter Shilton il cui pugno "guantato Uhlsport" resterà immortalato fino alla fine dei tempi nella celebre sequenza del gol de "la mano de Dios" ossia la rete che il 22 giugno del 1986 l'argentino Diego Armando Maradona  segnò agli inglesi colpendo la palla, appunto, con la mano. Mentre altrettanto singolare il caso del portiere tedesco Bodo Illgner il quale, fresco campione del mondo targato Reusch ai campionati mondiali di  Italia 1990,  passò per il successivo appuntamento mondiale ad Usa 1994  alla Uhlsport che si ritrovava così in "scuderia" un campione del mondo dodici anni dopo il nostro Zoff.
Al netto di quanti trofei alzavano in quegli anni i guanti REUSCH piuttosto che UHLSPORT a dimostrare la "forza"  calcio-politica di questi ultimi rispetto ai primi fu un premio istituito nel 1987 dall'IFFHS l'Istituto Statistico del Calcio: il premio al Miglior Portiere del Mondo. 
Assegnato per la prima volta nel 1987, il Premio era un pallone sostenuto da due guanti ... i guanti e il Premio riportavano l'effige Uhlsport.
Il primo vincitore di questo premio annuale era però "uno della concorrenza" ... dato che vinse il "mio" Jean-Marie Pfaff testimonial della Reusch ...
E l'anno dopo, 1988, non andò meglio ... perché a vincere fu il russo Rinat Dassaev, altro portiere targato Reusch.
Poi per ben tre anni consecutivi, 1989 1990 e 1991, il premio "tornò a casa". Vincitore delle tre edizioni fu il nostro Walter "Uomo Ragno" Zenga, uomo di punta della Uhlsport.
La battaglia dei "marchi" sarebbe proseguita negli anni con sempre nuovi interlocutori. 
Nike, Adidas, Puma ... avrebbero creato (come quasi ogni brand sportivo) guanti e articoli specifici per portieri.

(Zenga riceve il Premio di Miglior Portiere del Mondo 1990)











sabato 13 settembre 2014

Massimo Taibi e una carriera sull'ottovolante


Quella di Massimo Taibi, nato a Palermo il 18/2/1970, è stata una carriera avventurosa, vissuta come si potrebbe vivere un giro sulle montagne russe ... sul famoso ottovolante.
Dopo la gavetta tra Licata e Trento nel  1990 finisce al Milan dove però è terzo portiere. 
L'anno seguente è al Como e l'anno successivo trova a Piacenza l'ambiente ideale per esplodere in tutte le sue straordinarie qualità.
Portiere molto spettacolare coi suoi voli plastici, sempre pronti a raccogliere palloni prima e applausi poi, Taibi si rende protagonista di cinque stagioni splendide. 
Nella stagione 1997/1998 gli capita nuovamente una grande occasione. Sempre il Milan ne ricompra il cartellino e disputa metà torneo come titolare della maglia numero 1. 
Tuttavia l'idillio è breve e, complice il passaggio della maglia di titolare al "gigante" Sebastiano Rossi, Taibi si ritrova di nuovo in panchina.
La stagione successiva viene prestato dal Milan al Venezia che, anche grazie alle sue parate, riesce miracolosamente a guadagnarsi la permanenza in serie A.
Nell'estate del 1999 il portiere si trova di nuovo nel punto più alto del suo ottovolante allorché viene ingaggiato dal Manchester United di Sir Alex Ferguson per sostituire un monumento come il danese Peter Schmeichel.
Dopo un ottimo avvio di campionato nella sfida interna contro il Sunderland un tiro apparentemente innocuo  e senza molte velleità di Le Tissier (che Taibi si accinge a parare in presa bassa)  gli sfugge incredibilmente  sotto la pancia ed entra in rete. L'errore determina, di fatto,  la fine della carriera inglese di Taibi.
A gennaio del 2000, nel corso della sessione invernale  di calciomercato,  il portiere ritorna in Italia a difendere i pali della Reggina. 
E a Reggio Calabria Taibi si ritrova a giocare ai livelli che gli sono consoni.
Grandi parate e interventi sempre risolutivi lo portano in poco tempo a diventare il beniamino dei tifosi locali.
Il primo aprile del 2001 nella sfida che vede la Reggina opposta all'Udinese con gli ospiti friulani avanti per una rete a zero quando il tabellone luminoso indica il minuto 89 la carriera di Massimo Taibi ritorna al vertice massimo.
A pochi secondi dalla fine e con un calcio d'angolo a favore dei calabresi Taibi si porta in attacco e, proprio lui, dall'alto del suo metro e novanta abbondante svetta di testa e segna la rete del pareggio.
Lo stadio "Granillo" è in tripudio ... e Massimo Taibi entra nella leggenda.
L'unico portiere a segnare una rete su azione in Italia era stato, sin lì,  Michelangelo Rampulla ... ma quella lì è un'altra storia.
La stagione terminò tuttavia in maniera amara con la retrocessione della Reggina in serie B e Taibi passò quindi all'Atalanta per quattro stagioni prima di finire a difendere i pali del Torino nella stagione 2005/2006. 
Nel 2007 passa all'Ascoli dove nei primi mesi del 2009 chiude la carriera agonistica.
L'elasticità dei suoi voli plastici resterà sempre impressa nella memoria di chi ama veder i portieri fare il loro mestiere: l'errore di Manchester, seppur determinante per l'esito di  quell'avventura, non può che essere considerato come uno spiacevole episodio che può capitare se scegli di metterti tra i tre legni di una porta ma che non può certo offuscare l'intera carriera di un portiere.