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mercoledì 25 luglio 2012

De Grootste Belg - Jean-Marie Pfaff





Tratto da IL TONNUTO  n.  112 - dicembre 2010


Ognuno ha, nel proprio percorso di crescita, il proprio eroe. Che sia d’infanzia o d’adolescenza, il nostro eroe attraversa con noi il passaggio del tempo fino all’età adulta (che non è più età da “eroi”). Nonostante lo scorrere inesorabile del tempo il fascino, intatto, di quelle figure che ci avevano ispirato in gioventù resta con noi per sempre.
Di tutti gli eroi del calcio (che fu …) ho sempre ammirato per affinità di ruolo tutti i portieri del mondo. Così nel lontano 1982 ammiravo sempre di più il nostro buon Dino Zoff campione del mondo. Ma non passò inosservato un ricciolone che difendeva la porta del Belgio e che, nella partita inaugurale della rassegna iridata era stato in grado di fermare quasi da solo la grande Argentina di Diego Armando Maradona. Quel ricciolone aveva un nome per me familiare. Pfaff. Come la macchina da cucire che mio padre, come ogni buon tappezziere, aveva in bottega. Che bel nome Pfaff, se ci pensate …
Nel torneo 1982 solo un brutto infortunio lo portò lontano dalla porta della nazionale belga che, perso il suo condottiero, venne eliminata al secondo turno.
Con il tempo e un campionato europeo (1984) in mezzo continuai a seguire la parabola di questo personaggio. Dal campionatobelga dove era diventato eroe nazionale difendendo la porta del Beveren il nostro Jean- Marie si trasferì al prestigioso e titolato club tedesco del Bayern Monaco. Lì la sua carriera decollò definitivamente.
Di carattere istrionico, al limite del clownesco (le affinità con il circo del ns. Zio Fiesta sono nel DNA belga) sempre decisivo in campo quanto simpatico fuori Jean-Marie entrò nel cuore dei tifosi tedeschi e diventò perno centrale della nazionale dei Rode Duivels (i Diavoli Rossi come chiamano in patria i nazionali del Belgio).
Con il mondiale messicano del 1986 la carriera di Jean-Marie Pfaff giunge al suo massimo splendore. Con le sue parate strepitose (e un rigore parato nei quarti alla Spagna) porta il Belgio ad un quarto posto storico nella massima rassegna iridata.
Solo il grande Diego Armando Maradona riuscì a piegare i diavoli rossi in una semifinale al termine della quale il portiere del Belgio scambia la sua maglia proprio con quella del grande Pibe de Oro.
Ho vividi i ricordi di quelle nottate passate a tifare e seguire il cammino del Belgio in quel mondiale. Le partite si disputavano alle ore 20 e alle ore 24 italiane.
Da quindicenne seguivo ogni giorno i commenti dei giornali e, con l’Italia prematuramente eliminata dalla Francia di Platini, tutto il mio interessi si concentrava sul portiere belga. Ogni sua intervista era uno spasso. Una volta dichiarò che avrebbe appeso Enzino Scifo (gli amici interisti lo ricorderanno …) al primo albero che trovava fuori dal campo di allenamento perche il giovanotto aveva dichiarato qualcosa che a Jean-Marie non era piaciuto. Un’altra volta raccontò di aver ipnotizzato il calciatore spagnolo a cui parò il rigore decisivo nei quarti di finale. Al termine del mondiale di Mexico 1986 il portiere belga venne insignito del titolo di miglior portiere del torneo, mentre una giuria di signore e signorine messicane si erano innamorate talmente tanto dei suoi riccioloni tanto da nominarlo miglior “guapo” del mondiale. Insomma, a conti fatti, un personaggio unico.
Oggi, tanti anni dopo, il nostro Jean-Marie Pfaff è più popolare che mai in Belgio. Con addirittura una serie televisiva dedicataalla sua numerosissima famiglia (le tre figlie che ha avuto dalla moglie Carmen gli hanno “regalato” una moltitudine di nipotini) una Parigi-Dakar e uno spaventoso incidente motociclistico lungo il lago di Garda (le sue figlie hanno studiato a Verona per qualche tempo nella loro infanzia) alle spalle e un sito internet unico dove il nostro continua nelle sue molteplici attività tra gare di beneficenza, produzione di vini, manager di una propria squadra ciclistica e mille altre cose.
Spesso mi ricapita di riportare alla mente quelle nottate di Mexico 1986 e sempre rivedo nei miei ricordi il sole a picco su quei campi verdissimi, il cielo azzurrissimo … e le maglie gialle o blu indossate dal mio eroe di giovanili passioni svolazzare a destra e a manca a fermare palloni … nella partita che non finirà mai … quella dei ricordi.

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