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domenica 21 aprile 2024

JEAN-MARIE PFAFF E L'ADDIO AL CALCIO DI GIANCARLO ANTOGNONI

 


(Pfaff intervistato "a gara in corso" dal giornalista Marco Francioso)


Accadde allo Stadio Comunale di Firenze  nel pomeriggio di martedì 25 aprile 1989.
In quel giorno lì si disputò il match di addio al calcio del fantasista della Fiorentina e della nazionale italiana campione del Mondo nel 1982, Giancarlo Antognoni.


(Giancarlo Antognoni)

La gara amichevole, disputata al cospetto di un Comunale strapieno di gente in festa, vedeva affrontarsi la nazionale di Italia 1982, gli Eroi di Spagna,  contro una selezione di campioni del resto del Mondo denominata WORLD CUP MASTERS.
Queste le formazioni, stellari, che scesero in campo:

(Italia 1982)


(World Cup Masters)

Alla vigilia  del mio diciottesimo compleanno, che sarebbe arrivato di lì a pochi giorni, ricordo come fosse ora che guardai questa bellissima partita attraverso le immagini della diretta che mandò in onda l'emittente Italia 1.
Con telecronaca di un impareggiabile e competente  Bruno Longhi e con commento tecnico di Roberto Bettega la gara prometteva spettacolo ma, come sempre in questi casi, tutte le mie attenzioni erano concentrate sul mio idolo, il portiere belga Jean-Marie Pfaff.
Come già avvenuto in occasioni precedenti, come nella gara di addio al calcio di Michel Platini  e poi degli juventini Scirea-Tardelli-Gentile-Causio,  la presenza del portiere belga a difesa della porta del Resto del Mondo era garanzia, certificata, di spasso totale.
E così fu anche in quel  pomeriggio fiorentino.
Pfaff sciorinò il suo repertorio al completo, dai classici "Guantoni Giant-Size" della Reusch sino ai siparietti con il pubblico e i raccattapalle dietro la sua porta, le goliardate coi colleghi in campo e l'immancabile saluto ai fotografi ...  non mancò nulla del suo celeberrimo "show".
Fu uno spettacolo nello spettacolo come dimostrano le foto qui sotto, che ho tratto da frame dei filmati della gara (che mi aspetto di ritrovare in rete a breve nei più svariati siti - come peraltro avvenuto con i frame da me colti nelle gare di addio di Platini e di Torino del 1988  dei quali rivendico una sorta di "paternità"  dato che penso di essere uno dei pochi ad averne attinto, per averne avuto memoria diretta e non de relato) e che testimoniano della simpatica follia del "nostro" Jean-Marie che conquistò, partita dopo partita, la simpatia di mezzo mondo in occasione di queste gare di esibizione dopo aver dimostrato al Mondo tutto il suo valore quando si faceva "sul serio" ai tempi della sua onorata carriera.
Restano, di questi eventi, di questi momenti di "calcio"  come espressione di puro divertimento, i rimpianti e certo la nostalgia di un tempo passato, e di Eroi che, di questo tempo, sono stati protagonisti assoluti. 
Eroi che si mischiavano coi "comuni mortali". Pfaff e molti come lui, di questi Campioni del Bel Tempo Che Fu, sempre in mezzo ai ragazzi,  in mezzo ai bambini, sempre con il sorriso stampato in volto da donare ai propri fans. Robe d'altri tempi.
Arrivavo ai miei 18 anni, con l'indiscusso Eroe della mia infanzia e adolescenza che mi appariva  sempre più un  Gigante e,  nel mio "presente di allora",  una squadra del cuore, il mio Milan, che avevo visto in Serie B (a San Siro contro la Cavese) e che ora, a distanza di un niente, di lì a un mese avrei visto per la prima volta nella mia vita sul tetto d' Europa e solo qualche mese dopo addirittura sul tetto del Mondo. 
Vivevo lo Zenit assoluto della mia "esistenza calcistica". 
Ho visto la Grande Bellezza.
E ne vado Testimone.



(Pfaff & Bordon) 


(Pfaff & Bordon) 



(Pfaff in versione "quattro zampe")


















QUESTO IL LINK DEL VIDEO  DELLA  PARTITA 












domenica 17 marzo 2024

BREVE ELOGIO A "GOAL - IL SETTIMANALE DEL CALCIO SPETTACOLO" , LO "SHOOT!" IN SALSA NOSTRANA

 



Correva il mese di  ottobre del  1995  quando,  nelle edicole dell'italico stivale,  si affacciò "ammiccante" più che mai una nuova rivista settimanale di  calcio: "GOAL - IL 1° SETTIMANALE DI CALCIO SPETTACOLO".
Per chi aveva "occhio" sulla realtà, all'epoca molto vivace, dell'editoria sportiva globale  parve subito chiaro che il nuovo settimanale di calcio  si rifaceva ai fasti del mitico SHOOT!  inglese.
Il taglio editoriale era quello.
Una serie di contenuti dove, a fare da padrone di casa, erano le splendide foto che, spesso a doppia pagina intera rimandavano a memoria le gesta degli eroi pallonari di quegli anni lì.
La casa editrice di GOAL era la storica EDIZIONI CIOE'  che all'epoca aveva in edicola uno dei settimanali leader dedicato agli adolescenti: CIOE',  storica rivista  che, dal 1980 ad oggigiorno,  ha fatto capolino, più o meno, in quasi tutte le  camerette d'Italia.
Direttore responsabile della rivista all'epoca del suo "varo" fu Lamberto Antonelli mentre la prestigiosa  firma di Maurizio Mosca proponeva, ogni settimana,  il punto sul campionato di calcio.
Allineandosi alla più prestigiosa sorella maggiore CIOE' anche GOAL proponeva in allegato poster in formato gigante,  e gadget, come le cartoline che si potevano affrancare e spedire dei vari campioni di quel periodo.
La rivista vedeva la luce in quella metà degli anni novanta, in anni, nello scorrere dei quali ancora si poteva intravedere il bagliore del  Grande Calcio degli anni ottanta, quegli anni  d'oro della Serie A italiana di calcio che illuminò tutto il mondo,  allorché il nostro massimo campionato professionistico vedeva calcare i suoi campi da gioco da campioni, irripetibili  come Maradona, Platini e Falcao e via dicendo.


(foto tratta da GOAL  numero 1 - 17-10-1995)




(foto tratta da GOAL n. 1  17-10-1995)



Con un occhio di riguardo sempre puntato sui campioni del calcio internazionale, e uno spazio sempre dedicato anche al campionato di serie B,  la rivista  proseguì per qualche  anno la sua "navigazione" in quel mare magnum che, all'epoca, era il settore della stampa sportiva italiana.
Non ho certezza della data esatta in cui la rivista cessò la sua pubblicazione, di certo l'ultimo numero che io comprai reca la data del 1997 e ho motivo di ritenere che, in ogni caso, le pubblicazioni cessarono in quell'anno.
Resta nella storia, ad ogni modo, come la rivista abbia di fatto "fotografato" la fine di un'epoca e  abbia regalato immagini che, tutt'ora, restano la memoria del "crepuscolo" del Bel Calcio Che Fu.








  





lunedì 19 febbraio 2024

QUANDO GIAMPIERO COMBI DIFESE LA PORTA DEL MONZA

 



Accadde il 23 gennaio  1930 presso il Campo Sportivo di Via Ghilini a Monza.
Quel giorno lì ebbe luogo un incontro di calcio davvero straordinario.
La Nazionale Italiana di Calcio del C.t.  Vittorio Pozzo scese in campo a Monza per una gara di allenamento in  "amichevole" contro la formazione brianzola.
L'evento, seppur di portata storica per la formazione brianzola, non passò alla "Storia degli Almanacchi del Calcio" in quanto "amichevole" non ufficialmente riconosciuta.
Tuttavia, in quell'occasione, avvenne un altro avvenimento a suo modo storico.
Al termine del primo tempo di gioco, infatti, il C.t. Pozzo chiese lo scambio dei portieri tra le due formazioni.
Sicché a difendere i pali del Monza si accomodò il leggendario Giampiero Combi, portiere che sarà Campione del Mondo nel 1934 e che ha legato la sua leggendaria carriera a difendere i pali della porta della Juventus tredici stagioni tra il 1921 e il 1934 anno del suo ritiro dall'attività agonistica.
Grande onore toccò anche allo storico portiere del Monza,  Angelo Piffarerio, che si trovò così di punto in bianco a difendere il pali della Nazionale.
Un evento calcistico del quale, purtroppo, non c'è documentazione storica ma che resta negli annali delle cronache della società biancorossa.
 


domenica 22 ottobre 2023

LA STRAORDINARIA "FINESTRA TEMPORALE" DEI PORTIERI DI CALCIO

 


Michael Quinn, ex portiere professionista irlandese, ha svolto uno straordinario studio sull'abilità di percezione dei portieri di calcio che è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica CURRENT BIOLOGY MAGAZINE nel numero uscito lo scorso 9 ottobre.

In collaborazione con l'Università di Dublino Quinn ha condotto questo studio reclutando sessanta volontari,  tra portieri di calcio, giocatori di altri ruoli e altre persone che non giocano a calcio.

Il risultato della ricerca è stato straordinari ed ha evidenziato la migliore capacità percettivo-cognitiva dei volontari che giocano nel ruolo di portiere.

E' risultato che i portieri riescono a meglio elaborare in poco tempo i segnali  visivi ed uditivi rispetto agli altri calciatori di movimento ed alle altre persone in senso generale. 

Sono stati elaborati i differenti tempi di reazione della cosiddetta "finestra temporale", ossia del tempo che trascorre prima che  il cervello elabori  in un unica percezione integrata  i diversi input trasmessi dai diversi sensi.  Ebbene, sulla base dello studio di Quinn e dei suoi collaboratori dell'Università di Dublino è risultato che dei tre gruppi di studio (portieri, giocatori di movimento, altri volontari non giocatori)  gli estremi difensori  hanno evidenziato una finestra di legame temporale più rispetta degli altri due gruppi.

La specificità del ruolo, che richiede l'elaborazione di più dati nel più breve tempo possibile, al fine di evitare la rete da parte dell'avversario è sicuramente l'elemento determinante di questa diversa e più veloce percezione dei portieri. Quando un avversario colpisce la palla il portiere non solo utilizza le informazioni visive per seguirne la direzione ma elabora nel suono attraverso la percezione uditiva un diverso grado di pericolosità del tiro in base alla distanza e alla forza dello stesso, così  il cervello del portiere integra le informazione visive e uditive in una soluzione unica che dovrebbe essere quella ottimale per effettuare il giusto intervento.

Lo studio di Quinn si chiude con un grande punto di domanda: l'autore e i suoi collaboratori si chiedono cioè se queste abilità percettive dei soggetti volontari  erano già preesistenti nei soggetti stessi e li hanno quindi avvicinati ed indirizzati più naturalmente al ruolo occupato oppure se, le stesse abilità si siano sviluppate a seguito di continui stimoli audio-visivi, attraverso cioè allenamento e gare di gioco.

La risposta arriverà da futuri studi.

Questo il link ufficiale per scaricare il file PDF dello studio per chi volesse ulteriormente approfondire l'argomento:

https://www.cell.com/current-biology/pdf/S0960-9822(23)01130-2.pdf




sabato 14 ottobre 2023

BRETT FORREST "QUALCUNO TRUCCO' LA PARTITA DEL SECOLO": LA PIU' GRANDE TRUFFA DELLA STORIA.

 




A volte ritornano.
A volte non se ne sono mai andati.
Gli incubi delle combine e delle truffe nel mondo del calcio non sono una novità.
La triste verità, tuttavia, ci è stata servita in questa  una nuova "bolla" di calcioscommesse che è scoppiata in questi giorni in Italia.
Voci, smentite, conferme, ridimensionamenti ...  è tutto e il contrario di tutto.
Ma di qualsiasi cosa si stia parlando,  potrebbe (il condizionale è obbligatorio) non essere paragonabile con la storia che Brett Forrest narra nel suo libro inchiesta "QUALCUNO TRUCCO' LA PARTITA DEL SECOLO".
Forrest racconta quanto appreso seguendo, passo dopo passo, le indagini di Chris Eaton già direttore dell'Interpol e ora impegnato in veste di capo della sicurezza della FIFA, in una lotta, impari, contro le bande di truffatori di Singapore e di tutto il sud-est asiatico ma anche  dell'est Europa.
E quello che racconta in queste 250 pagine è, esattamente, la più grande truffa mai organizzata nel mondo del calcio.
Gran parte della storia ruota intorno alla controversa figura di Wilson Perumal che, con buona probabilità, può essere considerato il più grande manipolatore di partite e re del  match-fixing mondiale.
Finito diverse volte in galera Perumal è sempre riuscito a sfangarla e, arrivato in Europa,  è riuscito a guadagnare montagne (non in senso figurato) di denaro truccando o tentando di truccare le partite di diversi tornei, comprese gare della F.A. CUP inglese con la ciliegina sulla torta del periodo d'oro in Finlandia a cavallo tra il  2008 e il 2011.
Forrest, nella sua inchiesta,  è riuscito proprio a contattare Perumal in persona ed ha così avuto modo di avere informazioni di prima mano che hanno reso la stesura del libro una sorta di  "bignami" delle truffe.
Partendo da come sia possibile guadagnare cifre astronomiche da un anonimo e insignificante match amichevole del  26 marzo  2011  tra le nazionali di Kuwait e Giordania  Forrest mette in rassegna tecniche, trucchi e modalità con le quali, dalle tribune stesse dello stadio dove si gioca la gare, partano i "segnali" che determineranno poi il "risultato" finale del match che più aggrada coloro i quali hanno scommesso su questa gara.
Tutto sembra incredibile soprattutto alla luce del fatto che, tutto ciò, avveniva (e avviene)  alla luce del sole, sotto il naso di quelli che (pace loro) dovrebbero contrastare questi fenomeni.
Non ringrazierò mai abbastanza quel mio caro amico che mi ha regalato questo libro e che, di fatto, mi ha guidato in questo labirinto che è il "match-fixing".
Osservo sempre con curiosità e vado cercando per tutti i campionati d'Europa quelle partite che, alla fine del primo tempo, dicono sul tabellone dello stadio  3-0 o 0-3 e  poi, alla fine, immancabilmente arrivano all'incredibile  3-3  finale.
Dalla terribile notte di Istanbul del 25 maggio 2005, da quel 3-0  a favore del mio Milan  che poi venne raggiunto dagli inglesi del Liverpool  sul 3-3, questo risultato finale mi ha sempre ossessionato.
L'ho ritrovato in questi tempi moderni, allorché ho direttamente constatato che proprio questi 3-3 in modalità descritta nonché improbabili 4-3 o 3-4 potrebbero essere la  spia dell'anomalia ... con buona pace del calcio, quello con la "c" minuscola.
Finché la palla continuerà a rotolare su campi dove più forte della stessa scorrono fiumi di denaro ci sarà sempre chi tenterà di indirizzare il risultato a piacimento, sempre con la complicità di qualcuno che, all'atto pratico, farà in modo che così sia.
Amen. 

















ALBERTO COLOMBO E LA VIA JOSE' DA SETUBAL: STORIA DI UNA PASSIONE VERA.

 




Tutta la sua passione per l'allenatore portoghese Josè Mourinho, nata ai tempi del famoso "triplete" con l'Inter,  l'amico Alberto Colombo, detto "Ciapin", ha pensato bene di renderla pubblica dedicandogli, di fatto, la via del comune di Robbiate, dove abita.
Una iniziativa assolutamente fuori dall'ordinario e sintomo, chiaro, di quella sana e unica Folle Passione  per il Calcio che è propria di tutti noi "Calcio-romantici" del Bel Tempo Che Fu.
Ho conosciuto Alberto in occasione della "reunion" delle vecchie glorie del Cabiate Calcio da lui stesso  organizzata in collaborazione con altri amici e, subito ho capito di trovarmi di fronte ad un grandissimo appassionato di Calcio, una storia vissuta sul campo da calciatore e poi da allenatore.
Ci divide, inesorabilmente, la fede calcistica che ci vede seduti sulle due sponde opposte del naviglio milanese, ma ci accomuna, per certo, la Passione "maiuscola"  per il Calcio.
Così quando ho approfondito la conoscenza e ho preso visione della via intitolata all'allenatore portoghese ho detto subito ad Alberto che questa "Gemma" di Passione l'avrei trascritta qui sul mio blog.
Dietro questo gesto di amore vero di Colombo per Mourinho  ho trovato la stessa passione dell'amico Shahan Petrossian che da Los Angeles cura il sito miglior sito di memorie e memorabilia del calcio (Soccernostalgia) oppure, ancora, la stessa dedizione con cui l'amico Marco De Polignol cura la pagina dei fan dello storico Guerin Sportivo su Facebook o ancora la mia stessa passione per i portieri che l'amico Javier Sanz  da Madrid ha raccolto in due splendidi libri.
Insomma, ognuno di noi "Calcio-Romantici"  esprime il proprio amore per il nostro amato sport in maniere differenti ma questa di Colombo, devo dire,  è una di quelle iniziative che lasciano a bocca aperta e che in tanti anni non avevo mai visto.
Sarebbe bello che qualcuno facesse sapere a Josè Mourinho che, oltre alla via a lui intitolata nella sua città natale, Setubal, c'è un'altra  strada che porta il suo nome in quel di Robbiate,  provincia di Lecco, là dove le vie del Signore sono infinite e capita che dopo Vicolo Mughetto a tinte neroazzurre inizi la Via Josè da Setubal.
Storie di Un Altro Calcio.
Il Nostro.

(Alberto Colombo "Ciapin")












sabato 30 settembre 2023

"GIULIANO GIULIANI, PIU' SOLO DI UN PORTIERE" LA STORIA DI GIULIANI RACCONTATA DA PAOLO TOMASELLI

 



Un pugno allo stomaco.
Questo è, in sintesi, il senso che si prova al termine della lettura di queste 208 pagine che, con grande amore e professionalità il giornalista Paolo Tomaselli ha dedicato al portiere Giuliano Giuliani, primo e sinora unico calciatore professionista italiano ad essere deceduto a causa dell'Aids.
Il mio personale ricordo di Giuliani l'ho lasciato in questo blog al post IN MEMORIA DI GIULIANO GIULIANI
Per me Giuliani resterà sempre il portiere con la maglia del Como, quello delle mie prime raccolte Panini degli anni ottanta,  quello con quei riccioli che me lo rendevano familiare anche se poi, la sua carriera, decollerà molto lontana dalle rive del Lario e arriverà al culmine della vittoria in Coppa Uefa e dello Scudetto con la maglia del Napoli all'epoca di Maradona. 
Nel suo libro, Paolo Tomaselli, parte dal racconto di una lettera che lui stesso, da ragazzino, aveva scritto a Giuliani, il suo idolo, e che non gli ha mai consegnato.
Ora quell'atto di amore sincero diventa lo spunto per narrare la storia del calvario di Giuliani.
PIU' SOLO DI UN PORTIERE  racconta con precisione l'ascesa al vertice del calcio nazionale di Giuliani  ma è nella "parabola discendente" che Tomaselli  compie ogni sforzo per mettere insieme tutti i tasselli di una vicenda che, da misteriosa, si fa via via più chiara.
Il portiere, una volta accertata la positività all'Aids,  viene  completamente abbandonato dal mondo del calcio. 
I fasti e le feste del passato,  che raccoglievano intorno agli eroi di quell'epopea napoletana delle stagioni 1988-1989 e 1989-1990, vengono spazzate via in un attimo, come è in un attimo, di debolezza, che cambia per sempre la vita di Giuliani.
Tomaselli lo racconta, e non fa sconti. A nessuno.
Racconta per filo e per segno quel periodo finale della carriera di Giuliani quando, in forza all'Udinese, con già la diagnosi ormai nota, trovò solo nella famiglia del Patron Pozzo quel briciolo di umanità che il resto del mondo del calcio da lì in poi gli avrebbe negato.
Sono amare le pagine finali di Tomaselli. 
Racconta del portiere, ormai solo osservatore di calcio per conto dei Pozzo, che negli stadi viene spesso evitato, ignorato, come se non esistesse, un fantasma. 
Fanno riflettere queste pagine e mettono in discussione un mondo che, anche allora, nel 1996 viaggiava con un tasso di ipocrisia almeno pari ai milioni di lire che gli giravano intorno.
Racconta, Tomaselli, del giorno del funerale e di quegli unici due calciatori che presenziarono alla cerimonia:  Luca Mattei (ex compagno ai tempi del Como) e Rodolfo Vanoli (ex compagno all'Udinese). Dirà proprio Mattei a Tomaselli "Ci siamo guardati attorno e ci siamo fatti un po' schifo a vedere quel vuoto". 
Un senso di desolazione.
PIU' SOLO DI UN PORTIERE è un libro da leggere.
Non ve lo dimenticherete più.



(PAOLO TOMASELLI PRESENTA IL LIBRO "GIULIANO GIULIANI, PIU' SOLO DI UN PORTIERE)