di Roberto Rizzetto
Cabiate non è soltanto la
“piccola Parigi” della Brianza, è anche il paese in cui vive e lavora Vincenzo
Visentin , uno dei migliori portieri in assoluto . Almeno per quello che mi
riguarda …
I protagonisti della storia che
sto per raccontare sembrano usciti dal testo della canzone “Gli anni” degli 883.
Erano infatti gli anni d'oro del grande Real , capace di vincere due Coppe Uefa
consecutive grazie ad incredibili rimonte a Madrid che ribaltavano le pesanti
sconfitte rimediate durante gli incontri d'andata. Anni dopo , Jorge Valdano ,
il bomber argentino che insieme ad Hugo Sanchez ed Emilio “El Buitre”
Butragueno formava il fenomenale trio d'attacco madridista di quel periodo
rivelò che a bloccare psicologicamente le squadre avversarie era quello che lui stesso definì “miedo escenido”
, ovvero la “ paura del palcoscenico” che attanagliava i giocatori avversari
quando entravano sul terreno di gioco dello stadio “Santiago Bernabeu” .
E Vincenzo , il portiere di cui
voglio parlarvi , ne sa qualcosa .
Infatti lui , interista convinto
, aveva visto per due anni di fila i propri beniamini uscire mestamente da
quella competizione calcistica proprio per mano del Real . In entrambi i casi
le vittorie a San Siro dei nerazzurri per 2-0 e per 3-1 furono poi vanificate
nella bolgia del “Bernabeu” , rispettivamente per 3-0 e 5-1.
Erano gli anni delle immense
compagnie. E quella di cui io e Vincenzo facevamo parte contava quasi una
ventina di elementi , anche se gli avvicendamenti erano all'ordine del giorno .
Erano gli anni del motorino , in
genere il Ciao , ( quasi ) sempre in due . A dispetto della pioggia , del
freddo e dei vigili urbani …
Per intenderci sto parlando della
metà dei famigerati anni ottanta .
A dire il vero , Vincenzo , per
onor di cronaca , non era nemmeno un portiere .
In realtà lui era un difensore .
Mancino , forse un po' ruvido , comunque poco propenso all'impostazione di
gioco . Più portato a fermare l'attaccante avversario , con le buone o , se
necessario , anche con le cattive .
Dopo tanti campionati nell'Osa (
Oratorio Sant'Angelo ) Lentate , qualche stagione a Rovellasca ed una fugace
apparizione nelle giovanili del Como , sempre schierato nella parte sinistra
della difesa guidata al centro dal suo compagno di mille battaglie Gianni
Cappelli , aveva appeso le classiche scarpette al chiodo .
Già , perché lui , anche senza andare tanto lontano , la
paura del palcoscenico l'avvertiva davvero ...
E chi ha calcato i campi di
calcio , anche quei piccoli campetti semideserti degli oratori , sa quale
atmosfera carica di tensione si respira negli spogliatoi negli attimi che
precedono ogni gara.
E , per chi vive le emozioni in
maniera intensa , questa tensione alla
lunga può diventare logorante ...
In ogni caso , quelle scarpette
appese al chiodo potevano sempre essere rispolverate per le partitelle tra gli
amici della nostra compagnia che disputavamo, generalmente alla domenica sera,
nel campetto dell'oratorio Sant'Angelo di Lentate sul Seveso .
Abbastanza frequenti erano anche
le sfide che ci vedevano impegnati contro squadre avversarie e che si
disputavano immancabilmente in questo campo .
E sarà che su quel terreno di
gioco ci eravamo praticamente cresciuti , sarà che qualche elemento coi piedi
buoni , nella nostra compagine , ce l'avevamo pure , fatto sta che la nostra
squadra , al momento, risultava ancora
imbattuta.
Fu così che ribattezzammo “Sant'Angelo Bernabeu” quello che
era divenuto il nostro “fortino inespugnabile”.
In realtà era un campo di terra e
ghiaia . D'estate ogni passaggio rasoterra provocava una scia di polvere che
seguiva la palla ed ogni caduta causava inevitabili abrasioni . Ed io ne so
qualcosa visto che di quella squadra ne ero il portiere titolare . Non tanto
per meriti sportivi ma semplicemente perché , del gruppo di cui sto parlando ,
ero l'unico portiere .
Almeno fino a quando non arrivò
Vincenzo ad insidiarmi il posto .
Già , perché lui , oltre alla
fede nerazzurra nutriva un “amore” viscerale per l'estremo difensore nerazzurro
Walter Zenga , tanto da volersi cimentare tra i pali per emularne le gesta .
Così diventammo antagonisti nelle
“partitelle in famiglia” mentre nelle sfide contro le squadre avversarie, da
amici fraterni quali eravamo ( e siamo da sempre ) giocavamo un tempo a testa .
E , dato che a Vincenzo mancava qualche diottria , io giocavo la mia “mezza
partita” tra i pali della porta sul lato dell'ingresso principale dell'oratorio
, quello di Via De Amicis . Lui invece difendeva la porta sul lato opposto (
che era illuminato meglio ) , quello alle cui spalle c'era la Fabbrica Mauri .
Un giorno di una trentina di anni
fa a lanciarci il cosiddetto guanto di sfida fu , per ironia della sorte ,
Gianni Cappelli . Gianni , come già detto in precedenza , era un difensore
davvero “tosto” che aveva disputato parecchie partite a fianco di Vincenzo
oltre ed aver “bazzicato” fino a poco tempo prima il nostro gruppo di amici .
La squadra avversaria poteva poi
contare su elementi di assoluto rilievo .
Gianluca Ripamonti era un
portiere esperto ed affidabile . Aurelio Monzani detto “Terry” un giocatore in
grado di fare la differenza e l'attaccante Nicola Papa era riconosciuto da
tutti come il calciatore più talentuoso della nostra ( mia e di Vincenzo ) leva
; il 1968 .
Ai tempi non esistevano le
scommesse sportive , al massimo si giocava al Totocalcio . Ma se ci fossero
stati i bookmakers una nostra eventuale vittoria sarebbe stata quotata davvero
bene . In ogni caso era palese che la nostra imbattibilità era in serio
pericolo .
Il giorno della partita il
sorteggio fece si che fu Vincenzo a disputare il primo tempo . Lui , tra i pali
, aveva evidenti limiti tecnici ma sapeva sempre mettere il cuore oltre
l'ostacolo . Fu anche grazie a lui se , ALLA FINE DEL PRIMO TEMPO, nonostante
l'evidente superiorità tecnica dei nostri avversari , la nostra squadra era
ancora in partita, anche se sotto di due goal .
Nella ripresa, dopo
l'assegnazione di un rigore alquanto dubbio trasformato da Nicola Papa ,
avvenne l'impensabile .
L'orgoglio , misto ad una lucida
follia , ci spinse a ribaltare il risultato ed a vincere la partita grazie ad
un goal nel finale siglato da Michele Delle Foglie detto “Kamy” , ( diminuitivo
di Kamykaze ) , una “meteora” venuta per un breve periodo a mettere scompiglio
all'interno della nostra compagnia ed a permetterci di mantenere inviolata
l'imbattibilità al “Sant'Angelo Bernabeu” .
Vincenzo appese i guantoni al
chiodo quando Walter Zenga terminò la propria carriera , mentre le scarpette da
calcio le abbandonò più tardi , dopo aver reso la vita dura agli attaccanti
incontrati nei tornei che successivamente la nostra squadra disputò , senza mai
troppa fortuna a dire il vero . Ma questa è un'altra storia …
Probabilmente , in cuor suo ,
sperava che suo figlio ripetesse le sua gesta sportive . Ma Luca evidentemente
la “paura del palcoscenico” non la sente , visto che calca con brillante personalità
i palcoscenici dei teatri della zona portando in scena meravigliosi musical .
Vi chiederete che fine hanno
fatto gli altri protagonisti di questa storia .
Gianni Cappelli , che vedo ancora
saltuariamente , è rimasto il pazzoide che era ai tempi , come se per lui il
tempo non fosse passato .
Michele Delle Foglie detto “Kamy”
ha vissuto la vita tutta d'un fiato , bruciandosi in fretta in un fuoco
indimenticabile . Di lui mi sono rimaste tre audiocassette da lui stesso
registrate in presa diretta , chitarra e voce , ed un bel ricordo .
Un Nicola Papa visibilmente
imbolsito si era rimesso in gioco qualche anno fa . Insieme abbiamo disputato
un campionato over 35 nel GSO Camnago .
Peccato che ci siamo imbattuti in
squadre avversarie che schieravano calciatori senza un filo di pancia , ancora
integri fisicamente e dalla tecnica sopraffina , visto che qualcuno di loro
aveva addirittura militato in serie A . Non abbiamo rimediato una bella figura
…
Il “Sant'Angelo Bernabeu” adesso
è un campo in sintetico nel quale giocano e si allenano diverse squadre
dell'OSA Lentate .
Il presidente di questa società è
l'ex portiere Gianluca Ripamonti mentre Aurelio “Terry” Monzani ne è stato
allenatore ed ora è uno dei principali dirigenti . Ed anch'io , a tutt'oggi ,
sono un'atleta tesserato per questa società .
Disputiamo il campionato “open a
7” nel distretto di Milano militando in serie C .
Tra acciacchi vari e ricorrendo
anche a qualche seduta di fisioterapia mi confronto con portieri che hanno
almeno vent'anni meno di me e che potrebbero essere miei figli .
E' impensabile per me competere
con loro per un posto da titolare .
Però mi piace fare parte di
questo gruppo . Così cerco di farmi trovare pronto nelle poche situazioni in
cui vengo chiamato in causa .
In quello che una volta avevamo
ribattezzato “Sant'Angelo Bernabeu” ci alleniamo una volta alla settimana in
vista della partita di campionato del sabato .
Niente di particolarmente
impegnativo . Un'oretta scarsa di esercizi , poi la consueta partitella .
E mentre il mister consegna le
pettorine scegliendo di fatto le due squadre , io prendo il mio posto tra i
pali della porta sul lato dell'ingresso principale dell'oratorio , quello di
Via De Amicis . La porta sul lato opposto , quello illuminato meglio alle cui
spalle c'è ancora la Fabbrica Mauri , la
lascio a Vincenzo Visentin , uno dei
migliori portieri in assoluto . Almeno per quello che mi riguarda …