(Sergio Goycochea)
(Da "Il Giornale di Cantù" sabato 14 febbraio 2015)
La “Rimpatriata” dei compagni delle superiori
dello scorso 6 febbraio, 25 anni dopo il
diploma di maturità conseguito nel 1990, è stato un evento.
Maledetta l’influenza che mi ha “tagliato” fuori dalla
serata … Come Maledetto fu ROSSO MALPELO venticinque anni or sono.
La “reunion” è
stata celebrata anche da un articolo
apparso sul settimanale locale “IL GIORNALE
DI CANTU’” nel numero uscito in edicola sabato 14 febbraio.
Proprio l’incipit dell’articolo, apparso a firma Marco
Colasanto, mi ha teletrasportato indietro di 25 anni.
La macchina del tempo si è fermata alla sera di martedì 3
luglio 1990.
Non una sera “qualunque”.
La mattina seguente, quella di mercoledì 4 luglio 1990,
avrei sostenuto l’esame orale della maturità: l’esame finale. Quello che, dopo
13 anni, metteva la parola fine al mio ciclo di studi iniziato nella stagione 1977/1978.
Ma quella sera lì, del 3 luglio 1990, fu anche la sera della
semifinale del mondiale di calcio che si disputò in Italia. E proprio Colasanto, nel suo articolo, cita
quelle notti magiche. Le notti di Totò Schillaci e di una nazionale di calcio
italiana bella da veder giocare come poche altre prima (e dopo).
Una nazionale che, partendo dalle mani del portiere, l’interista Walter Zenga (l’originale “Uomo
Ragno”) e passando poi per illustri piedi quali quelli di RobyBaggio e Gianluca Vialli (per citarne due) fece
sognare l’Italia intera in quell’inizio dell’estate 1990.
Quindi quella sera lì la ricordo bene. E chi se la dimentica
?
Passai quei 120 minuti più rigori - seguenti - incollato al televisore in cucina
con davanti a me il testo della mia “tesina” da mandare bene a mente per il
giorno dopo.
L’”Uomo Ragno” Zenga si presentava alla semifinale mondiale
ancora imbattuto. Ancora nessuno era riuscito a segnargli una rete durante
quella fase del campionato del mondo. E già questo era un fatto che, di per sé,
sarebbe passato alla storia.
Pronti, via, e dopo
il vantaggio iniziale degli azzurri al minuto 17 per merito del “solito” Totò
Schillaci, l’argentino Caniggia procurò il primo dispiacere del mondiale a
Zenga siglando la rete del pareggio al minuto 67.
(Claudio Caniggia vs Walter "Uomo Ragno" Zenga)
Quella rete fermò il cronometro del record di Zenga a ben
517 minuti. Un record che, tuttora, nella fase finale di un campionato del
mondo è rimasto ineguagliato: il
“nostro” portiere, quella notte lì,
entrò nella storia a prescindere dall'esito finale della gara.
Dall’altra parte, tra le fila dell’Argentina dell’immenso
Diego Armando Maradona, (detentrice della Coppa del Mondo dopo la vittoria in
Messico nel 1986) l’eroe di quella notte del 3 luglio sarebbe stato il portiere
Sergio Goycochea.
E qui ancora si mischiano i ricordi di quei tempi di scuola
…
Sì, perché, il portiere titolare dell’Argentina a Italia '90 era Nery
Alberto Pumpido. C’era lui tra i pali nella vittoriosa cavalcata di Mexico ’86.
La sera di mercoledì 13 giugno 1990 insieme con i compagni
di classe e qualche professore andammo al ristorante-pizzeria “Plinio” di Arosio per la “pizzata” di fine anno.
E fu proprio da un monitor lì nel locale che osservai le immagini della gara del mondiale in
programma quella sera: Argentina – URSS.
Nel corso della partita il portiere argentino Pumpido, dopo
uno scontro con un compagno di squadra, si fratturò una gamba ed il suo mondiale italiano
finì quella sera lì. Come sostituto entrò, con la maglia numero 12, Sergio Goycochea.
Che fosse un predestinato lo si iniziò ad intuire chiaramente quando, nel corso della gara dei
quarti di finale contro la Jugoslavia, Goycochea parò due rigori ai giocatori
slavi e traghettò la sua Argentina in
quella semifinale del 3 luglio.
Sergio Goycochea, e
la sua maglia con il numero 12 sulle spalle divennero, in quella notte del 3
luglio 1990, l’incubo dell’Italia intera.
Dal dischetto del calcio di rigore si videro respingere i
loro tiri a rete il “mio” Roberto
Donadoni e poi il bomber Aldo Serena.
Goycochea fu
l’”Hombre del Partido”. L’eroe assoluto dell’Argentina intera.
La corsa del portiere argentino per andare ad abbracciare i
compagni di squadra nel cerchio di centrocampo resterà indelebile nei ricordi “amari”
del calcio azzurro.
Ora, quando alla vigilia di un esame si incappa in una
serata negativa “storica” di questo tipo, c’è poco da fare… come non interpretarlo come un chiaro e
preveggente segnale di sventura ?
La mattina dopo, davanti alla commissione d’esame, si chiuse
la mia carriera di studente.
Come si chiuse ?
Ricapitolando il cammino, sin lì, potrei sintetizzare così:
dopo i cinque anni alle elementari e i
tre alle medie senza grossi problemi nell'anno scolastico 1985/1986 il primo all'Istituto Tecnico Monnet presi subito una bella legnata: rimandato a settembre in
tre materie (matematica, tedesco, stenografia)…
(Anno scolastico 1985/1986)
E addio estate spensierata: mica un'estate qualsiasi ... quella fu santificata dal mondiale di Mexico 1986 del Belgio miracoloso del mio Pfaff e delle magie del "Pibe de Oro" Maradona. Un'estate che
passai tra ripetizioni, libri di scuola e calcio mondiale.
In settembre recuperai in tutte e
tre le materie e poi, dopo aver capito come funzionava lì al Tecnico Jean-Monnet
di Mariano Comense, il percorso si fece più lineare .
(Anno scolastico 1987/1988)
Tornando alla mattina del 4 luglio 1990: dopo aver raccontato per bene la mia tesina alla commissione, alla prima
domanda di letteratura italiana che mi venne rivolta incappai nell'argomento “non trattato” durante l'anno scolastico.
Ancora me lo ricordo: commento della novella di Verga
“ROSSO MALPELO”. Scena muta. Poi non ricordo nulla, se non che avevo finalmente
finito.
La valutazione finale di 46/60 la accolsi a braccia aperte esattamente come l'acrobata caduto in volo plana dolcemente nella rete di salvataggio.
La "Teoria del Circo della Vita” (mutuata in parte dallo Zio Fiesta) vede avvicendarsi come in una ruota tre personaggi fondamentali: il nano, il
pagliaccio e l’acrobata.
Per qualche tempo, all'inizio del percorso al Monnet, fui sostanzialmente il nano. Poi, anche
per evitare altre estati da passare a studiare e altri conseguenti esborsi economici per le
ripetizioni, diventai un poco acrobata... giusto quanto bastava per campare. A memoria, in quei tempi, raramente fui pagliaccio.
Evidentemente scelsi
il giorno sbagliato per ritornare nano. Ma la ruota della vita è così.
Leggendo il giornale nel pomeriggio di quel 4 luglio appresi che veniva mosso qualche appunto
al nostro “Uomo Ragno” Walter Zenga per
l’uscita in occasione del gol del pareggio argentino di Caniggia mentre
era - giustamente – osannato l’arquero argentino Goycochea.
Ovviamente passai
sopra a questi malevoli pensieri. Anche l'acrobata, talvolta, sbaglia.
A mio parere la frase migliore che la stampa italiana attribuì a quella semifinale
mondiale venne stampata nero su bianco sulle pagine de LA REPUBBLICA. Vi era
scritto, al termine della cronaca della partita:
“(…) La fortuna non spreca i suoi favori: per solito li
concede a chi li merita.”
Firmato: Gianni Brera.
E così passò anche l'estate della semifinale mondiale del 1990, passò l'estate dell’esame di maturità e passò via un pezzo di vita.
Rivedere sul giornale la foto di gruppo di quell'ultimo anno scolastico al Jean-Monnet e poco sotto la foto della "Rimpatriata 2015" (anche se io non c'ero) è stato emozionante come è sempre emozionante per l'acrobata fare un volo nel vuoto ... nell'eternità ... nel tempo.
(Anno scolastico 1989/1990 ... anno del Diploma)
P.S. 1 IL TORNEO SCOLASTICO DI CALCETTO 1989/1990
In quell'ultimo anno scolastico 1989/1990 con i compagni di avventura arrivammo in finale nel torneo di calcetto organizzato dalla scuola.
Ma quella lì è un'altra storia che prima o poi merita di essere raccontata in questo blog.
P.S. 2 NUMEROLOGIA
DELLA VICENDA.
Non posso lasciar passare le
curiose circostanze che la numerologia ha evidenziato negli accadimenti
di quei giorni dell’estate 1990.
Protagonisti in carne e ossa in ordine di apparizione sono,
oltre a chi scrive, Pumpido Nery Alberto, Zenga
Walter, Serena Aldo, Caniggia Claudio,
Donadoni Roberto, Verga Giovanni e …
quel maledetto ROSSO MALPELO.
La somma teosofica
della mia data di nascita (6+5+1+9+7+1 =2+9= 11) la
ritrovo nella somma della data della gara (3+7+1+9+9+0= 2+9=11), nella somma del giorno della data
dell’infortunio di Pumpido (1+3+6+1+9+9+0 = 2+9=11), nella data di nascita di
Serena che sbagliò il rigore (2+5+6+1+9+6+0=2+9= 11) addirittura moltiplicata
per 3 nella data di nascita di Caniggia (9+1+1+9+6+7= 33 = 11x 3 oppure 6 che, vedremo dopo è pure
numero ricorrente) e nel minuto dell’infortunio di Pumpido che accadde proprio
all’11mo minuto del primo tempo della
gara Argentina – URSS.
Ricorrente anche il 17: numero di maglia di Donadoni che
sbagliò il primo rigore per l’Italia che è anche il giorno di nascita di
Goycochea e, ancora il 17 lo ritroviamo nei 5(17) minuti di imbattibilità del
nostro Zenga.
Mentre la somma teosofica delle date di nascita di Goycochea
e Donadoni è per entrambi 10: (1+7+1+0+1+9+6+3=2+8= 10) e (9+9+1+9+6+3=3+7= 10).
Tutto “siciliano”, invece
il ricorrere del 6. Lo troviamo nella data di nascita di Giovanni Verga
(2+9+1+8+4+0=2+4= 6) nella data della sua morte (2+7+1+1+9+2+2=2+4= 6) nella
data di nascita di Totò Schillaci che segnò il vantaggio azzurro (1+1+2+1+9+6+4=2+4=
6) e, infine, nella data di prima apparizione della Novella “ROSSO MALPELO”
- che mi fu fatale all'esame – pubblicata su “Il Fanfulla” nel 1+8+7+8=2+4=
6.
Sul significato numerologico/mistico/esoterico dei singoli numeri evidenziati vi rimando ad altre occasioni qui non è il caso e nemmeno il luogo per andare oltre.