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domenica 19 maggio 2013

La doppia carriera di Michel Preud'homme

 
Quando nel 1982 lo scandalo del calcioscommesse sconvolse la formazione dello Standard Liegi Michel Preud'homme era un giovane portiere dal futuro luminoso. Già titolare a soli 18 anni nella formazione di Liegi Preud'homme venne squalificato e sospeso dalla federazione belga insieme con diversi compagni di squadra.
La sua carriera subì, quindi, un brusco stop.
Nel 1986 il piccolo club del Malines (o Mechelen) gli offre l'opportunità di ripartire da zero. Una nuova carriera che riparte da un piccolo centro di provincia in una squadra che, fin lì,  poteva vantare tre scudetti in bacheca l'ultimo dei quali vinto però nel lontanissimo 1948.
Nella stagione 1986-87 il Malines vinse la coppa del Belgio e da lì nel 1987-88 arrivò a vincere la Coppa delle Coppe (memorabili le sfide in semifinale con l'Atalanta di Piotti e Mondonico). Nel 1988 arrivò anche la Supercoppa d'Europa e nella stagione 1988-89 Preud'homme & soci riportarono a Malines quel titolo del Belgio che mancava dal dopoguerra.
Quella del Malines di quei tempi era una formazione straordinaria, oltre alle parate di Michel si ricordano i numeri di Erwin Koeman, Bruno Versavel, Eli Ohana per citarne alcuni.
Nel frattempo Preud'homme rilevò da Jean-Marie Pfaff il posto di titolare della nazionale belga e, nel mondiale di USA 1994 - anche se il  Belgio uscirà subito agli ottavi di finale -  gli venne assegnato il premio "Jascin" come miglior portiere della manifestazione.
Proprio nel 1994 Preud'homme si trasferì a Lisbona per giocare nel mitico Benfica. Resterà in Portogallo sino al 1999 quando si ritirerà dopo aver vinto una coppa di lega - nel 1996- e soprattutto dopo aver fatto innamorare di lui e del suo stile unico e inimitabile i tifosi lusitani.
Quando nel settembre del 2000 in visita al mitico Estadio Da Luz entrai nello shop lì presente e mi presentai alla commessa in cassa chiedendo di poter acquistare un poster di Preud'homme la signorina mi spiegò con un sorriso a tutta bocca che, purtroppo, i poster dell'eroe belga erano esauriti sin dalla primavera del 1999, data della sua ultima apparizione in quello stadio. Mi spiegò che tra i giocatori stranieri passati di lì ben pochi erano amati come il grande capellone belga.
Una leggenda  quella di Preud'homme ...  il portiere che visse due carriere.
 


Dino Zoff: DinoMito ... d'Italia

 
Dino Zoff ... o DinoMito ... il più grande portiere della storia calcistica italiana ...  almeno sinchè il nostro contemporaneo Gigi Buffon non appenderà i guanti al chiodo ... perchè poi c'è da discuterne ...
Più forte Gigi o Dino ???
Lasciamo - volentieri - ai posteri l'ardua sentenza ... perchè non è mica facile ...
Il dato certo è che entrambi hanno sollevato al cielo la Coppa del Mondo ed entrambi sono stati determinanti nel successo finale della nazionale italiana. Ma di Gigi parleremo più in là un bel dì.
Ora c'è DinoMito. Portiere dallo stile sobrio e limitato all'essenziale. Dal carattere taciturno e poco incline alle moine dello spettacolo Zoff lasciava che a parlare per lui fossero i fatti.
Epica e memorabile la sua parata sulla linea di porta nel famoso ITALIA-BRASILE 3-2 del 5 luglio 1982. A quarant'anni suonati Zoff volò come un giovincello a negare un gol già  fatto al brasiliano Leandro. Un'immagine impressa nei miei occhi di bambino e che porto sempre appresso allorchè si apre la valigia dei ricordi tra i pali e la linea dell'orizzonte di un campo di calcio.
Le 112 presenze in nazionale raccontano più di ogni altro dato così come la profonda stima che di lui avevano compagni di squadra ed avversari.
Un tipo unico DinoMito con tutti i pregi propri della sua terra, il Friuli e con quell'aria sempre tranquilla e nello stesso tempo determinata.
L'essere finito sull'effige di un francobollo commemorativo dell'impresa di Spagna 1982 disegnato dal'artista Guttuso e l'aver visto la propria foto sulla copertina di  "Newsweek"   non gli avranno certo lenito l'unica amarezza di una carriera ad ogni modo gloriosa: non essere riuscito a vincere la Coppa dei Campioni. Un traguardo che accarezzò con la sua Juve nel 1983 ma che una parabola maligna, presa dal pallone calciato dal tedesco Felix Magath dell'Amburgo, gli negò in chiusura di carriera.
La Coppa del Mondo stretta dalle sue mani ed alzata al cielo nel 1982 in un poster appeso nella mia cameretta per un decennio ...  la "mia storia dell'Italia".
 
 


Walter Zenga: l'unico e vero Uomo Ragno

 
 
Eletto miglior portiere del mondo dai tedeschi dell'IFFHS per tre anni consecutivi nel 1989, 1990, 1991 Walter Zenga è da annoverare senza ombra di dubbio tra i più grandi interpreti del ruolo di ogni tempo.
Certo, da milanista, non è che era proprio semplice mandarla giù che a quei tempi i cugini avessero la porta blindata dal migliore in assoluto.
Ma è un dato di fatto che l'unico Uomo Ragno nella storia del calcio italiano - Ragno  a parte fu  il Ragno Nero Cudicini - è stato proprio l'interista Zenga.
Portiere dai riflessi felini e dotato di un'agilità al di fuori del comune il nostro è stato per anni l'indiscusso portiere della nazionale italiana.
Titolare della maglia numero 1 ai mondiali di ITALIA 1990 Zenga riuscì a mantenere inviolata la sua porta per le tre partite del girone eliminatorio, poi l'imbattibilità continuò negli ottavi contro l'Uruguay e nei quarti contro l'Irlanda per interrompersi solo al minuto 69 della sfida di semifinale contro l'Argentina di Maradona. Un traversone spiovente in aerea di rigore e la testa dell'argentino Caniggia che spizzicò la palla di quel tanto che bastò a mettere fuori causa e beffare il portiere italiano che gli si era gettato contro in uscita aerea. La sfida finì ai rigori e un po' gli errori degli italiani, un po' le parate dell'argentino Goycochea  contribuirono alla disfatta italiana.
Walter Zenga nel corso della sua carriera con l'Inter vinse uno scudetto, due coppe Uefa e una supercoppa italiana. Nel 1994 dopo 12 anni all'Inter passò alla Sampdoria, poi al Padova prima di chiudere la carriera di giocatore negli States.
Ora è un valido allenatore che presto o tardi -  ne sono certo - finirà sulla panchina della "sua" Inter.
L'Uomo Ragno esiste ... ed io ho avuto la fortuna di vederlo in azione.
 


Gary Bailey: il colosso biondo


 
 
Nei primi anni ottanta la televisione  inizia a diffondere le immagini e le sintesi delle partite dei vari campionati che si giocano nel continente europeo.
Su RETE 4 viene trasmesso il programma GOAL. Condotto da Cesare Cadeo con l'ausilio del commento tecnico dell'allenatore neo campione del mondo Enzo Bearzot questo programma porta nelle case degli italiani tutto il fascino del campionato inglese.
Sono ancora lontani i tempi delle pay per view e dei diritti televisivi astro-galattici. E' tutto più a misura d'uomo ... ed è per tutti.
Nel corso di questo programma imparai a conoscere meglio il calcio inglese e apprezzai i tanti talenti che calcavano i campi di calcio con le storiche maglie del Liverpool, del Manchester United e via dicendo.
Un ricordo particolare però mi lega al portiere del Manchester United che, a quei tempi lì, era Gary Bailey. Un colosso biondo,  che vestiva sempre una maglia verde che pareva essere troppo stretta così come i calzoncini che non erano mai quelli "tecnici" con le protezioni e la gomma ai fianchi ma erano  comuni a quelli dei compagni.
Molto amato dai tifosi dello United, che tuttora lo ricordano con affetto,   con i Red Devils Gary Bailey  ha vinto due coppe di lega a metà degli anni 80. Titolare inamovibile dal 1978 al 1987 nella stagione 1988/1989 - anche a seguito di un serio infortunio - deve lasciare spazio ad un altro leggendario interprete del ruolo come lo scozzese Jim Leighton  ma questa è un'altra storia.
Bailey vanta diverse presenze anche con le rappresentative giovanili della nazionale inglese. Nella nazionale maggiore trovò la porta sbarrata da un signore di nome Peter Shilton.
La maglia verde di quel colosso biondo è un ricordo lontano, certo, ma preciso ... perchè si impara ad amare il calcio e quel ruolo, del portiere, un po' alla volta scoprendo sempre nuovi personaggi, nuovi eroi. 
 


sabato 18 maggio 2013

Josef "Sepp" Maier: Der Torwart



Josef  Dieter Maier, per tutti "Sepp", è stato uno dei più grandi interpreti della scuola di portieri tedesca. "DER TORWART"  ... il portiere ... e una scuola, quella tedesca, che ha sfornato talenti assoluti come Anton Turek, Hans Tilkowski,  Harald "Toni" Schumacher, Bodo Illgner, Andreas Kopke, Oliver Kahn e, ultimo gioiellino della serie, il giovanissimo portiere del Bayer Monaco Manuel Neuer.
A cavallo tra  i quattro mondiali che ha disputato partendo dal 1966 (dove era riserva di Tilkowki) fino al 1978  c'è tutta la sua grande storia.
Per molti italiani la sua immagine è impressa a caldo nella mente fusa nel ricordo di quel mitico ITALIA - GERMANIA 4 - 3  del mondiale di MEXICO 1970. 
E se nel 1970 Sepp Maier dovette capitolare di fronte ai nostri  azzurri la rivincita se la prese tutta, e con gli interessi, nel mondiale disputato proprio in Germania nel 1974.
Il sette luglio 1974 sarà lui il secondo portiere tedesco (dopo Turek nel 1954)  ad alzare la coppa del mondo al cielo e tra l'altro lo farà nel suo stadio, cioè quel Olympiastadion di Monaco di Baviera che lo vedeva prostagonista con il suo club, il Bayern Monaco.
Tra i pali della squadra bavarese vincerà 4 scudetti e 4 coppe nazionali, ben 3 coppe dei campioni, 1 coppa intercontinentale, 1 coppa delle coppe mentre sempre con la nazionale tedesca vinse i campionati europei nel 1972.
Insomma, per un decennio buono, Josef Maier parò in giro per tutto il mondo con il suo stile sobrio ed essenziale e quella grinta che è impressa nell'immagine che lo vede prendere a brutto muso l'olandese Johan Neeskens nella finale mondiale del 1974.
Uno spaventoso  incidente d'auto nel 1979 pose fine alla sua carriera. Tuttavia Sepp Maier, che da giocatore non si dava mai per vinto,  riuscì a ristabilirsi ed a rientrare alla grande nel mondo del calcio.
Come allenatore dei portieri sia della nazionale che del suo amato Bayern Monaco ha trasferito a molti giovani colleghi la sua visione di come deve essere un buon portiere ... DER TORWART.