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giovedì 26 gennaio 2017

I riti scaramantici di Alan Rough, il portiere più superstizioso del mondo.






di Roberto Rizzetto


Sport e superstizione, da sempre, vanno a braccetto.
Questa regola vale per ogni disciplina sportiva di ogni categoria. Ed il calcio non fa eccezioni.
Entrando nello specifico ruolo del portiere è diventato famoso il bacio portafortuna del capitano francese Blanc sulla testa pelata del portiere Barthez prima di ogni incontro della nazionale transalpina.
Ma sicuramente la palma di portiere più superstizioso della storia del calcio spetta  allo scozzese Alan Rough.
Rough, nato a Glasgow nel 1951, legò la propria carriera a due squadre di club. Il Partick Thistle, terza squadra di Glasgow dopo le più titolate Celtic e Rangers e l'Hibernian di Edimburgo.
Con la casacca giallorossa del “Thistle” disputò ben 13 campionati ( dal 69  all'82 ) collezionando 410 presenze. Con i colori biancoverdi dell'Hibernian giocò invece 175 gare nelle successive 6 stagioni.
A fine carriera, nel 1988, si tolse anche la soddisfazione di vincere campionato e coppa di Scozia vestendo ( in verità per sole 5 partite ) la gloriosa maglia del Celtic Glasgow.
Da titolare della nazionale scozzese disputò i mondiali del 78 e dell'82, e fece parte anche della spedizione messicana dell'86.
Un curriculum di tutto rispetto quindi ma la particolarità che ha reso unico questo estremo difensore furono i riti scaramantici che accompagnarono ognuna delle sue circa 650 partite giocate da professionista.
Prima di ogni incontro infatti evitava di radersi, poi nello spogliatoio usava sempre il gancio appendiabiti numero 13. Sotto la maglia numero 1 ne indossava un'altra nr 11. Prima di entrare in campo faceva rimbalzare tre volte il pallone nel corridoio che portava al terreno di gioco. Poi, prima che la partita avesse inizio, calciava il pallone nella rete vuota.
In campo portava invece un anello portafortuna a forma di cardo, una vecchia pallina da tennis, una scarpetta da calcio in miniatura ed una maglietta a forma di stella.
Durante la partita si soffiava il naso più volte possibile.
Con sé portava sette chewin-gum. Tre per il primo tempo, tre per il secondo ed uno per il recupero.

 Visse la propria carriera sportiva nel terrore di dimenticarsi un pezzo di questo rito e così di rovinare tutto ...



(Scotland Greats - Alan Rough)