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sabato 5 luglio 2025

ADDIO A PETER RUFAI IL "PRINCIPE" PORTIERE DELLE AQUILE

 



Accadde a Boston il 5 luglio 1994.
In quel giorno lì  per la sfida valida per gli ottavi di finale del Mondiale di Calcio USA 1994  l'Italia di Arrigo Sacchi affrontò la squadre delle Aquile: la Nigeria allenata dall'olandese Clemens Westerhof  che nel precedente mese di aprile si era aggiudicata la Coppa D'Africa.
Una formazione, quelle delle aquile, ricca di talenti con alle spalle un portiere, che in quell'occasione fu anche il capitano, di nome Peter Rufai, che il padre, Re di una tribù nella zona di Lagos,  aveva destinato  ad essere suo successore. 
Un portiere "regale"nel senso letterale del termine.
Tuttavia il giovane Rufai rifiutò la corona di principe della tribù e se ne partì per l'Europa ad inseguire il suo sogno di diventare un portiere professionista nel vecchio continente approdando dapprima in Belgio e poi in Portogallo e Spagna diventando titolare della maglia numero 1 della Nigeria con la quale disputerà 65 partite ufficiali. 
Quel pomeriggio del luglio 1994  Rufai mantenne inviolata la sua porta per 88  minuti prima di capitolare sotto il geniale colpo del Divin Codino, Roberto Baggio.
La Nigeria era passata in vantaggio al minuto 26 con Amunike e il pareggio di Baggio a due minuti dalla fine dei tempi regolamentari scacciò un incubo, quello dell'eliminazione, che attanagliò tutti i tifosi azzurri incollati davanti alla televisione.
Al minuto 100 ancora Roberto Baggio, questa volta su rigore,  riuscì a battere Rufai e consentì così alla nazionale italiana di passare ai quarti di finale.
Per le Aquile della Nigeria e Peter Rufai l'appuntamento "mondiale"  si sarebbe ripresentato il 13 giugno 1998 quando, per la prima gara del girone D del mondiale di Francia, a Nantes, la Nigeria sconfisse a sorpresa la Spagna per 3 reti a 2.
Il cammino delle Aquile proseguì con una vittoria contro la Bulgaria per 1 a 0 e con una sconfitta con il Paraguay per 3 a 1.
Negli ottavi di finale, il 28 giugno 1998, allo Stade de France Rufai e la Nigeria salutarono il mondiale perdendo contro la Danimarca  per 4 a 1.
Quella di quel giorno allo Stade de France fu l'ultima apparizione di Peter Rufai tra i pali della nazionale delle Aquile.
Due anni dopo, a fine giugno del  2000  Rufai, allora in forza al Gil Vicente in Portogallo, concluderà la sua carriera agonistica vissuta sempre da grande professionista, lui che era degno di essere Re.
Nato nell'agosto del 1963 Peter Rufai ha lasciato questo mondo lo scorso giovedì 3 luglio 2025 lo stesso giorno del giovane e talentuoso attaccante portoghese Diogo Jota.
Un post a lui dedicato l'avrei voluto scrivere tanto tempo fa. 
Insieme ad altri quattro o cinque nomi, il suo, faceva parte della mia lista di quegli Eroi del mio Bel Calcio che fu dei quali ancora dovevo mettere traccia in questo blog.
Il Tempo non mi ha dato Tempo.
Addio "Principe".












lunedì 21 aprile 2025

LACRIME ... DA MOLTO LONTANO




Due Grandi Uomini d'Argentina.
Due Angeli.
Ognuno a modo suo.
Se ne sono andati a poche ore di distanza l'uno dall'altro.
E' partito per primo Hugo Gatti, morto ieri, giorno di Pasqua del 2025,  di polmonite in un ospedale di Buenos Aires.
L'ha seguito, poche ore dopo,  nel giorno dell'Angelo l'argentino più famoso al Mondo, Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco.
Avevano in comune, oltre alla nazionalità,  l'essere entrambi stati portieri di calcio.
Bergoglio lo fu, per sua stessa ammissione, perché non era buono in nessun altro ruolo, mentre Hugo "El Loco" Gatti lo fu per vera vocazione.
Dicevo, in principio, che erano due "Angeli".
Nel senso letterale del termine (dal greco  antico anghelos),  due "messaggeri".
Papa Bergoglio è stato fino all'ultimo un esempio di Vita donata agli altri e, la sua vita stessa,  è stata il più  grande messaggio di Amore Cristiano.
Hugo Orlando "El Loco" Gatti è stato, invece,  il primo e originale portiere "pazzo" nella storia del Calcio, lanciando con le sue spericolate uscite con i piedi fuori dall'area di competenza, un messaggio volto a cambiare da un certo punto  e per sempre la storia di  interpretare il ruolo nell'intero continente Sudamericano.
L'Argentina  piange, in queste ore, la scomparsa di questi due suoi illustri compatrioti   e sebbene io stia mischiando tra sacro e profano, tra i miei ricordi di un Papa Umano e di un Portiere Pazzo, queste lacrime che partono da molto lontano sono quelle di tutti noi che siamo stati testimoni (privilegiati) di una parte del loro cammino in questa vita:   cammino che è  già Storia.
Per ognuno dei due.
Una Grande Storia.


(PAPA BERGOGLIO - RICORDATO DAI TIFOSI DEL "SUO" SAN LORENZO DE ALMAGRO)













 

domenica 16 marzo 2025

ODE A BRUNO PIZZUL "CANTORE" DEL MIO CALCIO MIGLIORE"

 



Devo a Bruno Pizzul la stragrande maggioranza  dei ricordi delle mie emozioni calcistiche.
Gli devo una grande fetta di quella gioia di quel Bel Tempo Che Fu.
Di quel Calcio che tutti noi, nati nei primi anni  settanta, portiamo dentro il cuore e che, sempre, mettiamo come termine di paragone quando partiamo a raccontare di quel Calcio ai più giovani.
Lego alla sua voce i ricordi di quel sole e di quel cielo azzurro del "mio" mondiale più bello, quello del 1986, il Messico, quello di Maradona e Pfaff, quello che, per l'Italia, portò alla fine dell'era Bearzot.
E di lì tutta la straordinaria epopea  del "mio" Milan, quello di Sacchi,  la mia prima Coppa Campioni, che ho ritrovato in quel filmato youtube che riporto qua sotto e del quale ringrazio l'autore Rinaldo Morelli che l'ha ideato ben prima che il nostro Pizzul se ne andasse dimostrando, con questo, di essere uno che, come me, è riconoscente a questo grande telecronista per essere stato, per davvero, il "Cantore del nostro Calcio Migliore".
E poi via ancora, col tempo, coi ricordi, col passare degli anni e delle nostre esperienze di vita, col Mondiale di Italia '90 che consacrò idoli già partiti in avanti come Totò Schillaci o Gianluca Vialli, e quel Mondiale del 1994 negli USA, quelle telecronache che si mischiarono con l'incontro in quell'estate lì, durante quelle partite lì, con la ragazza che da trentuno anni è compagna e da venticinque moglie.
La voce di Pizzul è così stata compagna del mio tempo migliore. In assoluto.
Ho scelto per aprire questa mia Ode a Pizzul un fermo immagine tratto dal programma, SportSera che, negli anni settanta seguivo spesso mentre con mia nonna Zita si mangiava la nostra cena. Sempre puntuali, alla stessa ora e Pizzul era uno dei più presentatori più spesso in onda in alternanza con Gianni Vasino e altri. Un programma di Culto. 
Della finale di Coppa Campioni del 23  maggio  1990 tra  Milan e Benfica conservo ancora una audiocassetta con la sua telecronaca integrale. A quei tempi non avevo alcun altro modo di "fermare" il tempo. Non avevo il videoregistratore e, quindi, registravo con un vecchio magianastri l'audio di quelle partite.
Era, quello, un modo di "bloccare" per l'eternità quegli attimi che già lì, vivendoli capivi, chiaramente, che ti donavano emozioni davvero forti che non sapevi se poi avresti mai ritrovato nel tempo da venire.
E ora, che il tempo da venire è fatto perlopiù di "giorni di un futuro passato",  ogni volta che scompare uno dei protagonisti di quel tempo lì,  è un po' come se una parte di noi si perdesse con lui.
Restiamo ad aspettare quelle nuove emozioni che (forse) verranno.
Ma già sappiamo che non avranno più lo stesso valore, lo stesso significato ... perché mancherà, degli Originali, il nostro più Grande Cantore.
La tua voce resterà per sempre nella mia audiocassetta registrata in una notte di maggio di 35 anni fa.
Mandi Bruno, Cantore del mio Calcio Migliore.



Tratto dal canale YOUTUBE  di  Rinaldo Morelli 




mercoledì 18 settembre 2024

PER TOTO' FOREVER AGO

 



Si allunga, con infinita malinconia,  la lista di questi tristi"coccodrilli". 
Brevi righe che nascono dalla necessità e  dall'esigenza di salutare un altro degli Eroi del  Bel Calcio Che Fu.
Un altro Eroe di quel Calcio che ha allietato la nostra gioventù e che non si ripeterà mai più per mancanza di interpreti credibili nel raggiungere quell'umanità che era propria  della maggior parte dei pedatori di quei tempi lì. 
Una umanità che si è persa per strada con lo scorrere inesorabile del tempo 
Così con Totò Schillaci, per sempre legato a doppia mandata coi ricordi "dolce-amari" di quell'Estate di Grazia, perdiamo un Calciatore che è stato amato da ogni singolo italiano che, in un modo o nell'altro, partecipò a quel Carnevale che non avrà mai fine (nella memoria) che  passa sotto il nome de "Le Notti Magiche" ... quel del Mondiale di Italia 1990.
Nessuna delle guide editoriali  per seguire il mondiale che uscirono nelle edicole prima dell'inizio della kermesse metteva il buon Totò tra i titolari della formazione italiana. Non una. 
Davanti a lui  Vialli, Baggio, Mancini, Serena e Carnevale. 
Poi andò a finire  come sapete tutti.
Come narrano i libri di storia.
Come è giusto che andasse la storia.
E gli occhi spiritati nell'esultanza dopo ogni gol  di quel calciatore siciliano entrarono nella memoria collettiva di ognuno di noi.
Per ricordarlo, per ricordarmelo, sono andato a cercare, trovandola,  la copertina dell'Intrepido Sport che posto qui sopra. Me la ricordavo esattamente com'è, ora, a distanza di 34 anni.
Per lo spazio di un'estate, davvero, l'Italia ha avuto un unico vero Re.
E' morto il Re.
Viva il Re.
Sempre. 






domenica 21 aprile 2024

JEAN-MARIE PFAFF E L'ADDIO AL CALCIO DI GIANCARLO ANTOGNONI

 


(Pfaff intervistato "a gara in corso" dal giornalista Marco Francioso)


Accadde allo Stadio Comunale di Firenze  nel pomeriggio di martedì 25 aprile 1989.
In quel giorno lì si disputò il match di addio al calcio del fantasista della Fiorentina e della nazionale italiana campione del Mondo nel 1982, Giancarlo Antognoni.


(Giancarlo Antognoni)

La gara amichevole, disputata al cospetto di un Comunale strapieno di gente in festa, vedeva affrontarsi la nazionale di Italia 1982, gli Eroi di Spagna,  contro una selezione di campioni del resto del Mondo denominata WORLD CUP MASTERS.
Queste le formazioni, stellari, che scesero in campo:

(Italia 1982)


(World Cup Masters)

Alla vigilia  del mio diciottesimo compleanno, che sarebbe arrivato di lì a pochi giorni, ricordo come fosse ora che guardai questa bellissima partita attraverso le immagini della diretta che mandò in onda l'emittente Italia 1.
Con telecronaca di un impareggiabile e competente  Bruno Longhi e con commento tecnico di Roberto Bettega la gara prometteva spettacolo ma, come sempre in questi casi, tutte le mie attenzioni erano concentrate sul mio idolo, il portiere belga Jean-Marie Pfaff.
Come già avvenuto in occasioni precedenti, come nella gara di addio al calcio di Michel Platini  e poi degli juventini Scirea-Tardelli-Gentile-Causio,  la presenza del portiere belga a difesa della porta del Resto del Mondo era garanzia, certificata, di spasso totale.
E così fu anche in quel  pomeriggio fiorentino.
Pfaff sciorinò il suo repertorio al completo, dai classici "Guantoni Giant-Size" della Reusch sino ai siparietti con il pubblico e i raccattapalle dietro la sua porta, le goliardate coi colleghi in campo e l'immancabile saluto ai fotografi ...  non mancò nulla del suo celeberrimo "show".
Fu uno spettacolo nello spettacolo come dimostrano le foto qui sotto, che ho tratto da frame dei filmati della gara (che mi aspetto di ritrovare in rete a breve nei più svariati siti - come peraltro avvenuto con i frame da me colti nelle gare di addio di Platini e di Torino del 1988  dei quali rivendico una sorta di "paternità"  dato che penso di essere uno dei pochi ad averne attinto, per averne avuto memoria diretta e non de relato) e che testimoniano della simpatica follia del "nostro" Jean-Marie che conquistò, partita dopo partita, la simpatia di mezzo mondo in occasione di queste gare di esibizione dopo aver dimostrato al Mondo tutto il suo valore quando si faceva "sul serio" ai tempi della sua onorata carriera.
Restano, di questi eventi, di questi momenti di "calcio"  come espressione di puro divertimento, i rimpianti e certo la nostalgia di un tempo passato, e di Eroi che, di questo tempo, sono stati protagonisti assoluti. 
Eroi che si mischiavano coi "comuni mortali". Pfaff e molti come lui, di questi Campioni del Bel Tempo Che Fu, sempre in mezzo ai ragazzi,  in mezzo ai bambini, sempre con il sorriso stampato in volto da donare ai propri fans. Robe d'altri tempi.
Arrivavo ai miei 18 anni, con l'indiscusso Eroe della mia infanzia e adolescenza che mi appariva  sempre più un  Gigante e,  nel mio "presente di allora",  una squadra del cuore, il mio Milan, che avevo visto in Serie B (a San Siro contro la Cavese) e che ora, a distanza di un niente, di lì a un mese avrei visto per la prima volta nella mia vita sul tetto d' Europa e solo qualche mese dopo addirittura sul tetto del Mondo. 
Vivevo lo Zenit assoluto della mia "esistenza calcistica". 
Ho visto la Grande Bellezza.
E ne vado Testimone.



(Pfaff & Bordon) 


(Pfaff & Bordon) 



(Pfaff in versione "quattro zampe")


















QUESTO IL LINK DEL VIDEO  DELLA  PARTITA