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sabato 29 ottobre 2016

La leggenda del "Sant'Angelo Bernabeu"


di  Roberto  Rizzetto 


Cabiate non è soltanto la “piccola Parigi” della Brianza, è anche il paese in cui vive e lavora Vincenzo Visentin , uno dei migliori portieri in assoluto . Almeno per quello che mi riguarda …
I protagonisti della storia che sto per raccontare sembrano usciti dal testo della canzone “Gli anni” degli 883. Erano infatti gli anni d'oro del grande Real , capace di vincere due Coppe Uefa consecutive grazie ad incredibili rimonte a Madrid che ribaltavano le pesanti sconfitte rimediate durante gli incontri d'andata. Anni dopo , Jorge Valdano , il bomber argentino che insieme ad Hugo Sanchez ed Emilio “El Buitre” Butragueno formava il fenomenale trio d'attacco madridista di quel periodo rivelò che a bloccare psicologicamente le squadre avversarie era  quello che lui stesso definì “miedo escenido” , ovvero la “ paura del palcoscenico” che attanagliava i giocatori avversari quando entravano sul terreno di gioco dello stadio “Santiago Bernabeu” .
E Vincenzo , il portiere di cui voglio parlarvi , ne sa qualcosa .
Infatti lui , interista convinto , aveva visto per due anni di fila i propri beniamini uscire mestamente da quella competizione calcistica proprio per mano del Real . In entrambi i casi le vittorie a San Siro dei nerazzurri per 2-0 e per 3-1 furono poi vanificate nella bolgia del “Bernabeu” , rispettivamente per 3-0 e   5-1.
Erano gli anni delle immense compagnie. E quella di cui io e Vincenzo facevamo parte contava quasi una ventina di elementi , anche se gli avvicendamenti erano all'ordine del giorno .
Erano gli anni del motorino , in genere il Ciao , ( quasi ) sempre in due . A dispetto della pioggia , del freddo e dei vigili urbani …
Per intenderci sto parlando della metà dei famigerati anni ottanta .
A dire il vero , Vincenzo , per onor di cronaca , non era nemmeno un portiere .
In realtà lui era un difensore . Mancino , forse un po' ruvido , comunque poco propenso all'impostazione di gioco . Più portato a fermare l'attaccante avversario , con le buone o , se necessario , anche con le cattive .
Dopo tanti campionati nell'Osa ( Oratorio Sant'Angelo ) Lentate , qualche stagione a Rovellasca ed una fugace apparizione nelle giovanili del Como , sempre schierato nella parte sinistra della difesa guidata al centro dal suo compagno di mille battaglie Gianni Cappelli , aveva appeso le classiche scarpette al chiodo .
Già , perché  lui , anche senza andare tanto lontano , la paura del palcoscenico l'avvertiva davvero ...
E chi ha calcato i campi di calcio , anche quei piccoli campetti semideserti degli oratori , sa quale atmosfera carica di tensione si respira negli spogliatoi negli attimi che precedono ogni gara.
E , per chi vive le emozioni in maniera  intensa , questa tensione alla lunga può diventare logorante ...
In ogni caso , quelle scarpette appese al chiodo potevano sempre essere rispolverate per le partitelle tra gli amici della nostra compagnia che disputavamo, generalmente alla domenica sera, nel campetto dell'oratorio Sant'Angelo di Lentate sul Seveso .
Abbastanza frequenti erano anche le sfide che ci vedevano impegnati contro squadre avversarie e che si disputavano immancabilmente in questo campo .
E sarà che su quel terreno di gioco ci eravamo praticamente cresciuti , sarà che qualche elemento coi piedi buoni , nella nostra compagine , ce l'avevamo pure , fatto sta che la nostra squadra , al momento, risultava ancora  imbattuta. 
Fu così che ribattezzammo “Sant'Angelo Bernabeu” quello che era divenuto il nostro “fortino inespugnabile”.
In realtà era un campo di terra e ghiaia . D'estate ogni passaggio rasoterra provocava una scia di polvere che seguiva la palla ed ogni caduta causava inevitabili abrasioni . Ed io ne so qualcosa visto che di quella squadra ne ero il portiere titolare . Non tanto per meriti sportivi ma semplicemente perché , del gruppo di cui sto parlando , ero l'unico portiere .
Almeno fino a quando non arrivò Vincenzo ad insidiarmi il posto .
Già , perché lui , oltre alla fede nerazzurra nutriva un “amore” viscerale per l'estremo difensore nerazzurro Walter Zenga , tanto da volersi cimentare tra i pali per emularne le gesta .
Così diventammo antagonisti nelle “partitelle in famiglia” mentre nelle sfide contro le squadre avversarie, da amici fraterni quali eravamo ( e siamo da sempre ) giocavamo un tempo a testa . E , dato che a Vincenzo mancava qualche diottria , io giocavo la mia “mezza partita” tra i pali della porta sul lato dell'ingresso principale dell'oratorio , quello di Via De Amicis . Lui invece difendeva la porta sul lato opposto ( che era illuminato meglio ) , quello alle cui spalle c'era la Fabbrica Mauri .
Un giorno di una trentina di anni fa a lanciarci il cosiddetto guanto di sfida fu , per ironia della sorte , Gianni Cappelli . Gianni , come già detto in precedenza , era un difensore davvero “tosto” che aveva disputato parecchie partite a fianco di Vincenzo oltre ed aver “bazzicato” fino a poco tempo prima il nostro gruppo di amici .
La squadra avversaria poteva poi contare su elementi di assoluto rilievo .
Gianluca Ripamonti era un portiere esperto ed affidabile . Aurelio Monzani detto “Terry” un giocatore in grado di fare la differenza e l'attaccante Nicola Papa era riconosciuto da tutti come il calciatore più talentuoso della nostra ( mia e di Vincenzo ) leva ; il 1968 .
Ai tempi non esistevano le scommesse sportive , al massimo si giocava al Totocalcio . Ma se ci fossero stati i bookmakers una nostra eventuale vittoria sarebbe stata quotata davvero bene . In ogni caso era palese che la nostra imbattibilità era in serio pericolo .
Il giorno della partita il sorteggio fece si che fu Vincenzo a disputare il primo tempo . Lui , tra i pali , aveva evidenti limiti tecnici ma sapeva sempre mettere il cuore oltre l'ostacolo . Fu anche grazie a lui se , ALLA FINE DEL PRIMO TEMPO, nonostante l'evidente superiorità tecnica dei nostri avversari , la nostra squadra era ancora in partita, anche se sotto di due goal .
Nella ripresa, dopo l'assegnazione di un rigore alquanto dubbio trasformato da Nicola Papa , avvenne l'impensabile .
L'orgoglio , misto ad una lucida follia , ci spinse a ribaltare il risultato ed a vincere la partita grazie ad un goal nel finale siglato da Michele Delle Foglie detto “Kamy” , ( diminuitivo di Kamykaze ) , una “meteora” venuta per un breve periodo a mettere scompiglio all'interno della nostra compagnia ed a permetterci di mantenere inviolata l'imbattibilità al “Sant'Angelo Bernabeu” .

Vincenzo appese i guantoni al chiodo quando Walter Zenga terminò la propria carriera , mentre le scarpette da calcio le abbandonò più tardi , dopo aver reso la vita dura agli attaccanti incontrati nei tornei che successivamente la nostra squadra disputò , senza mai troppa fortuna a dire il vero . Ma questa è un'altra storia …
Probabilmente , in cuor suo , sperava che suo figlio ripetesse le sua gesta sportive . Ma Luca evidentemente la “paura del palcoscenico” non la sente , visto che calca con brillante personalità i palcoscenici dei teatri della zona portando in scena meravigliosi musical .
Vi chiederete che fine hanno fatto gli altri protagonisti di questa storia .
Gianni Cappelli , che vedo ancora saltuariamente , è rimasto il pazzoide che era ai tempi , come se per lui il tempo non fosse passato .
Michele Delle Foglie detto “Kamy” ha vissuto la vita tutta d'un fiato , bruciandosi in fretta in un fuoco indimenticabile . Di lui mi sono rimaste tre audiocassette da lui stesso registrate in presa diretta , chitarra e voce , ed un bel ricordo .
Un Nicola Papa visibilmente imbolsito si era rimesso in gioco qualche anno fa . Insieme abbiamo disputato un campionato over 35 nel GSO Camnago .
Peccato che ci siamo imbattuti in squadre avversarie che schieravano calciatori senza un filo di pancia , ancora integri fisicamente e dalla tecnica sopraffina , visto che qualcuno di loro aveva addirittura militato in serie A . Non abbiamo rimediato una bella figura …
Il “Sant'Angelo Bernabeu” adesso è un campo in sintetico nel quale giocano e si allenano diverse squadre dell'OSA Lentate .
Il presidente di questa società è l'ex portiere Gianluca Ripamonti mentre Aurelio “Terry” Monzani ne è stato allenatore ed ora è uno dei principali dirigenti . Ed anch'io , a tutt'oggi , sono un'atleta tesserato per questa società .
Disputiamo il campionato “open a 7” nel distretto di Milano militando in serie C .
Tra acciacchi vari e ricorrendo anche a qualche seduta di fisioterapia mi confronto con portieri che hanno almeno vent'anni meno di me e che potrebbero essere miei figli .
E' impensabile per me competere con loro per un posto da titolare .
Però mi piace fare parte di questo gruppo . Così cerco di farmi trovare pronto nelle poche situazioni in cui vengo chiamato in causa .
In quello che una volta avevamo ribattezzato “Sant'Angelo Bernabeu” ci alleniamo una volta alla settimana in vista della partita di campionato del sabato .
Niente di particolarmente impegnativo . Un'oretta scarsa di esercizi , poi la consueta partitella .
E mentre il mister consegna le pettorine scegliendo di fatto le due squadre , io prendo il mio posto tra i pali della porta sul lato dell'ingresso principale dell'oratorio , quello di Via De Amicis . La porta sul lato opposto , quello illuminato meglio alle cui spalle c'è ancora la Fabbrica Mauri ,  la lascio a  Vincenzo Visentin , uno dei migliori portieri in assoluto . Almeno per quello che  mi riguarda …












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