di Graziano Robustelli
Sei anni fa… Una serie di appunti
personali, che narravano il mio strano, ambiguo e malsano rapporto con un
piccolo campetto di calcio oratoriale, diventarono un racconto non premeditato,
che poi sul Web spopolò. ''Su al Campo''. Fu il primo ''racconto'' che
scrissi''...Non fu distribuito nel Web Cunardese… Bisognerà aspettare il 2018 e
uno slancio di autostima dopata, per rivelarlo agli abitanti del paese in cui
si svolgono i fatti....Nessuno conosceva Cunardo su Internet, tra coloro con
cui lo condivisi, ma molti della mia generazione e anche più giovani, che lo
lessero, si immedesimarono nel mio racconto e tanti furono i plausi e i
complimenti, a tal punto che ci fu chi approfittò di viaggi di lavoro in zona,
o addirittura chi venne dal Veneto, apposta per vedere e per fotografare ''Su
al Campo''... il piccolo terreno dell'oratorio dietro la Giesa Granda di cui
raccontai l'epopea trentennale...Nonostante gli errori di battitura mai
corretti, nonostante una sintassi maccheronica e improvvisata e a volte
volutamente ridicola, il racconto suscitò emozioni e immedesimazioni
nostalgiche, in molti angolini d'Italia…Dalla Sicilia al Lazio, dal Veneto alla
Liguria e fino alla Germania. Semplicemente perché un piccolo campetto
spelacchiato fino a vent’anni fa, ovunque fosse...lo abbiamo calcato tutti.. Il
racconto emozionò tutti coloro, che vissero le stesse esperienze
preadolescenziali pedatorie di ogni doposcuola, con la stessa gioia di
ritrovarsi in battaglie su campetti improvvisati, senza orario, senza divise
firmate...anzi senza divise, senza regole e senza arbitri, spesso senza porte e
senza righe, ne spogliatoi, ne docce, ne bibite energizzanti… addirittura a
volte senza palloni veri..
Scrissi di questo campetto
bistrattato… Mai considerato veramente.... Spesso sottile mezzo di ricatto o di
baratto… Spesso abbandonato per anni, dopo una iniziale ''Golden age'' tutta
lustrini e paillettes...Abbandonato da diverse mamme, per poi risorgere come la
Fenice, ogni volta, dando parvenza rinnovata di farlocca immortalità. Mai
considerato veramente...Ho detto. Come effettivamente, non è mai stato
considerato il calcio a Cunardo. Il calcio a Cunardo è sopravvissuto finche' la
passione di pochi, dilatata nel tempo è riuscita a sopperire a mancanze
strutturali di base... a impianti, a carenze di partecipazione e di sponsor… Circa
30 anni insomma… Cunardo è Sci e basta. Cugliate e Marchirolo nostri
dirimpettai hanno sempre avuto un attaccamento più morboso al gioco del pallone.
Non si spiegherebbe altrimenti come ci siamo fatti defraudare della miglior
scuola calcio della provincia. Grazie, Gino Marchioretto. Cunardo non ha una
tradizione nel calcio. Quelli che a Cunardo si ricordano ancora negli anni,
come ''quelli bravi'' (e non sono di sicuro di pelo recente), devono la loro
fama, più che a delle qualità superiori, al lungo tempo che hanno giocato e
alle varie squadre in cui si sono esibiti....Nessuno giocava meno di 20 anni.
Il calcio a Cunardo ha vissuto un ciclo di eroi che quando si e' esaurito ha
alzato bandiera bianca. Ma sempre in totale autogestione.
Ma perché questo piccolo campetto
fu così importante per me?
Io credo che nella vita, non sia
importante che cosa...ma almeno una cosa, ''DEVI CREDERE'' di essere bravo a
farla... Qualcosa che agli occhi degli altri possa creare stima, se non
ammirazione. Il calcio mi ha salvato. Mi ha dato quella cosa per cui molti mi
consideravano con ammirazione...sebbene a livelli normalissimi...
Mi ha salvato dal bullismo, da
una scarsa autostima di me stesso...E il mio regno era quel piccolo campetto
la'...''Su al Campo''...Un piccolo quadrato recintato, con due porte da calcio,
dove ancora oggi quando attraverso il cancello, mi sento protetto,
invulnerabile, mi sento in uno scrigno prezioso, anche se ormai il pallone non
lo faccio più rotolare...L'ultima volta fu il 2016.. Quel racconto finiva in
maniera ambigua ma dolce, un lieto fine che lasciava aperte aspettative di un
rilancio per il campetto, di un futuro più continuo, più regolare... che non
quello che lo contraddistinse in 40 anni di storia. .Non fu così. Ecco… In questi giorni ho riattraversato quel
cancello... e oggi ci sono tornato per fotografarlo... Da solo… Anche per
cercare un momento di raccoglimento, circondato da un paesaggio che mi desse
serenità e pace... Cosa meglio di quel terreno che mi ha visto crescere anno
dopo anno, delle sue due porte, sempre loro, sempre quelle che nel 1975 vennero
incastonate nel terreno...Cosa meglio del Cupolone della Chiesa e il suo maestoso
Campanile… Cosa meglio della protezione vigile del San Martino che come guardiano
paziente non si è mai mosso di lì nei secoli dei secoli e ci sbirciava tra un
gol e l'altro?...
Oggi per me è stato come attraversare il cancello del
cimitero...Un colpo al cuore...Letteralmente....Ma non per la morte di
qualcosa... Forse più per una nascita… La nascita di una triste consapevolezza…
Definitiva e Irreversibile.. La consapevolezza che vivo nel passato...Che
l'attuale è diverso e ciò che mi ricordo, appartiene ormai solo ad una visione
delle cose, che si sforza di galleggiare ma non riesce a stare al passo coi
tempi moderni, ormai consolidati, anche in un paesino come Cunardo.. Ho capito
che il campetto è parte del passato, non solo mio ma del paese ormai. Ho capito
che ormai non tornerà più a rivivere. Nessuno ci gioca, ne ci giocherà mai più...
Nessuno lo calpesterà di nuovo...o se succederà, sarà l'ennesima riesumazione
di una stagione... Ormai i ragazzini si iscrivono alle scuole calcio… Pagano
per iscriversi, per le assicurazioni, per il materiale tecnico, per avere un
posto in squadra. Giocano due giorni a settimana, poi al sabato o la domenica e
quindi il pallone non lo toccano più...Molti girano con le magliette di CR7 per
fare un piacere al papà… Ma non hanno mai calciato, ne calceranno mai un
pallone...Le immagini del campetto parlano da sole e vi risparmio descrizioni
interiori di ciò che mi ha causato, vederlo
ridotto cosi'....Il cielo è azzurro...ma il terreno del campo è arancione per
l'erba altissima bruciata dal sole...Ero in infradito e non mi importava della
gambe scoperte alla merce' di insetti che mi assalivano da ogni dove…
L'amarezza di un paesaggio così triste
così trascurato mi ha amareggiato. Scherzando, durante il periodo di Lockdown
più stretto, alla domanda da 100 milioni di dollari, ''quale sarà la cosa che farai quando si potrà di nuovo
uscire di casa?'', pensavo...''Chiamerò Pippo, il Pac, e tutta la banda e andrò
Su al Campo a fare una partita.''… Prima dovrò avvertire il 118..ma meglio
morire giocando, che di Corona... Scherzavo...ripeto, scherzavo... Però nulla mi dava più senso di liberazione e soprattutto
di libertà. Qualcuno scrisse…''Non c’è nulla
di più triste di un pallone bucato..''. Beh... Anche un campetto lasciato a se
stesso mette tristezza...
Camminavo e mentre fotografavo...
mi è venuto in mente l'inaugurazione... nel 1975...Il torneo di Inaugurazione.
Mio Dio!!!!!...45 anni fa!!!!...Alcuni che perderanno tempo a leggere questo
post non erano ancora nati e altri nemmeno 30 anni fa..
Nel 1975. Ci pensate? 45 anni
prima era il 1930..Non c'era ancora stata la Seconda guerra Mondiale ed era
appena iniziato il fascismo...Eppure a me 45 anni fa, sembra proprio ieri...45
anni di questo campetto. Vissuto con trasporto giorno per giorno, sempre
presente qualora si volesse passare qualche ora a rincorrere qualcosa che
rotolasse… E anche quando sapevo che ormai ero troppo ''vecchio'' per pensare
di giocare, sapevo che Lui era sempre la'...nel caso...E quante ne ha viste… Quanti
bambini, quanti calciatori da dopolavoro, quante squadre di CSI si sono
avvicendate, quanti ricatti, quante bestemmie, quanti infortuni, quanti palloni
persi, quanti bucati, quanti lucchetti rotti e quanti calzoni ''sgarati''
scavalcando il cancello...Guardavo l'erba alta tristemente, ma orgoglioso della
mia generazione, pensavo che ''solo'' 40 anni fa, anche con l'erba cosi'...Io e
la mia orda barbara, saremmo saliti lo stesso, col pallone sotto il braccio e
in una partita senza fine, alla sera avremmo raso al suolo tutto...Pensavo con
tenerezza, per quanti anni Nunzio ha dedicato tempo a fargli manutenzione, con
la sua carriola di attrezzi....Solo per amore di quel terreno e del calcio… Se
ne occupava anche se nessuna squadra di CSI si era iscritta quell'anno. Per Lui
è sempre stata una missione. Per Lui quel campo è sempre stato casa sua. Pensavo a tutti i Palii
dei Rioni che a cavallo degli anni 70/80 si erano disputati in quel perimetro.
Ai tornei serali. Agli allenamenti invernali con l'FC Cunardo sulla neve a fari
accesi. Alle serate primaverili estive che dopo cena ci si ritrovava fino a buio
a giocare...e si aveva già passato i 35...Alle partite a una porta sola sotto
la pioggia battente...Alle volte che tornavo a casa per i Mott a piedi nudi,
con le patate sotto i piedi… perché il
terreno duro non ti guardava in faccia...Ho sempre pensato che i luoghi
d'aggregazione di un paese che hanno fatto storia, meritino considerazione e
salvaguardia… come dei monumenti veri e propri. Vale per il Campetto della
chiesa e per il Parco delle Rimembranze… Sono un sognatore… Mi giro pensieroso
e agitato come se stessi andandomene da Chernobyl...L'altra volta alla fine del
racconto, sentivo voci confuse dal passato che ripetevano il mio nome
salutandomi......Questa volta, solo silenzio.
(Foto di Graziano Robustelli)
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